I
fuochi del Basento
di
Raffaele Nigro
BUR
Biblioteca Universale Rizzoli
Narrativa
romanzo storico
Pagg.
362
ISBN
9788817027427
Prezzo
Euro 9,50
Un
grandioso affresco
Scrivere
un romanzo storico riguardante l’ultimo travagliato periodo del
regno borbonico, mostrando attraverso le vicende di una famiglia, i
Nigro, le lotte aspre e sanguinose volte al riscatto dei cafoni, in
un contesto di profonda miseria per la stragrande maggioranza della
popolazione del Regno di Napoli e delle Due Sicilie, non deve essere
stato facile, perché si apprezzano la minuziosa ricerca delle
fonti e le descrizioni dei personaggi, pressoché tutti
realmente esistiti. Grosso modo il periodo in questione va
dall’imminenza della rivoluzione francese alla spedizione dei
Mille, un lasso di tempo non breve, caratterizzato da turbolenze, da
confusi moti popolari in cui era difficile distinguere i rivoltosi
dai briganti e dove sovente le parti finivano per invertirsi,
generando un caos in cui era difficile comprendere i ruoli dei
protagonisti. Furono le idee liberali che accesero la miccia e che
fecero pressioni affinché il Borbone concedesse almeno una
costituzione e brigasse per non far morir di fame i suoi sudditi,
ponendo fine a contrasti, a epidemie, a un banditismo che nasceva e
si sviluppava in un tessuto di particolare miseria, in cui era più
facile morire che vivere. Non si trattava quindi del Regno ricco
tanto osannato dai neo borbonici, era un regime assolutista che assai
probabilmente, anche senza la spedizione di Garibaldi e il soccorso
dei piemontesi, avrebbe finito per dissolversi.
Raffaele
Nigro narra le vicende dei suoi avi, le racconta come fosse una saga
nordica, in cui tuttavia la predominante epica viene smussata da un
verismo simile, anche se non uguale, a quello di Giovanni Verga. Ne
nasce un’opera che affascina e stupisce, un grande affresco di
un Meridione che ancor oggi è in attesa del suo riscatto, un
romanzo corale con tanti protagonisti, ognuno ben inserito nel
contesto, e di questi vorrei ricordarne qualcuno, perché si
tratta di individui dotati di forte personalità, che si
affacciano prepotenti sulla scena e che se ne vanno, mestamente, in
punta di piedi.
Francesco
Nigro, un povero bracciante analfabeta, ma con un naturale talento
per la poesia, costretto dalle circostanze a diventare brigante,
abbraccia la causa della povera gente, dei contadini, diventando
generale e morendo per sostenere quell’idea di riscatto che
accompagna la ribellione dei cafoni; Concetta Libera Palombo, moglie
di Francesco, donna devota e fedele alle tradizioni, sarà un
giunco nella tempesta, con i figli che le daranno non pochi
grattacapi, tranne uno, Raffaele Arcangelo Nigro che, avviato alla
vita monacale, combatterà una sua personale guerra, del tutto
pacifica, per soccorrere i miseri e i deboli, forte delle sue
convinzioni e toccato dalla grazia divina, da cui tuttavia riuscirà
a non essere schiacciato, a non vivere dell’aureola di santo
che tanti gli vogliono porre sul capo; Padre Ferdinando Paolino
Tortorelli, un sacerdote che non si chiude nelle mura della chiesa,
ma che è sempre in giro, a proprio agio fra i contadini, uomo
saggio e studioso, uno scienziato con la tonaca; Don Tommaso Maria
Bindi, un liberale, un avvocato, che sostiene la causa dei contadini,
pagandone le conseguenze, un puro e disinteressato, pacifico e
tuttavia coinvolto in una guerra di cui non riuscirà a vedere
la fine. Ambientato tra Puglia e Lucania, in terre per lo più
aride, ma in cui sono presenti due fiumi ricorrenti nella narrazione,
il Basento e l’Ofanto, è un romanzo in cui cruda realtà
e utopia, speranze spezzate, solitudini e rassegnazioni si alternano
in una narrazione che avvince, che rende partecipi delle tragedie e
delle poche effimere gioie, un quadro che la mano dell’autore
ha saputo dipingere con rara abilità, tanto che, giunti alla
fine, è impossibile non essere travolti dalla commozione.
Raffaele
Nigro
(Melfi, Potenza, 1947) scrittore e saggista italiano. La ricca
produzione saggistica riguarda soprattutto la storia e la cultura di
Basilicata e Puglia (Basilicata tra Umanesimo e Barocco, 1981). I
toni dell’epopea popolare si affermano nel romanzo storico I
fuochi del Basento (1987, premio Campiello); mafia e corruzione sono
invece i temi di Ombre sull’Ofanto (1992, premio Grinzane);
corposo romanzo che rivisita i «cunti» fantastici
seicenteschi è Dio di Levante (1994); Diario mediterraneo
(2000) affronta il tema dell’incontro-scontro tra le culture
che si affacciano sul «mare nostrum»; Malvarosa (2005)
dipinge un meridione nel difficile passaggio alla modernità. È
autore anche della raccolta di racconti I piantatori di Lune (1991).
Renzo
Montagnoli
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