Banda
randagia
di
Vincenzo Pardini
Fandango
Libri
www.fandangoeditore.it
Narrativa
racconti noir
Pagg.
209
ISBN
9788860441409
Prezzo
Euro 15,00
Bestie,
e non animali
Pardini
ci ha abituato, con i suoi romanzi e con i suoi racconti, a
descrivere un tempo in cui uomini e natura, ma soprattutto uomini e
animali erano capaci di interagire, di convivere in una posizione
sostanzialmente paritaria; non è un’Arcadia di cui ci
parla, ma è una realtà che attualmente, presi da
interessi secondari che riteniamo invece primari, ci sfugge e non
vedendola ci priviamo della facoltà di essere liberi in un
mondo di liberi. E’ stato quindi con un certo stupore che,
leggendo i racconti di questa raccolta intitolata Banda
randagia, ho trovato
argomenti ben diversi e soprattutto svolgimenti di temi che non
ricordano lo stile di scrittura tipica dell’autore lucchese. Si
è infatti in presenza di noir, che non di rado sfiorano
l’horror, ma soprattutto c’è una violenza sotto
tutti gli aspetti che mi ha invero sconcertato. Il Pardini misurato
di Il postale,
tanto per citare una sua opera, lascia spazio qui a una inusuale
tensione emotiva che esplode in una aggressività rabbiosa, in
un eccesso che probabilmente si ritrova nei delinquenti psicopatici o
paranoici, quali sono quasi tutti i protagonisti dei racconti. E
questo eccesso è presente pure sotto l’aspetto sessuale,
in cui i rapporti non sono per niente sfumati, ma sbattuti sotto gli
occhi di tutti con descrizioni che non sono proprie della scrittura
erotica, ma vanno oltre, sfiorando la pornografia. Mi riferisco in
tal caso a due racconti, La
moglie del serpente, con
rapporti saffici, e Lo
chiamavano orso, intriso di
passioni omosessuali. Questione di gusti, ma questi due non mi sono
piaciuti, a differenza di altri due che da soli valgono la pena di
acquistare questo libro. Mi riferisco a Banda
randagia, che dà il
titolo all’opera, e che è tutto sommato un normale noir
con la figura di uno psicopatico che diventa un serial killer,
uccidendo a destra e a manca, ma il crescente disagio psichico è
descritto felicemente, tanto che l’attesa nel lettore di
arrivare alla fine cresce di pari passo con il delirio di onnipotenza
tipico di questi soggetti; ed è l’unico racconto in cui
ritrovo il Pardini capace di far parlare gli animali, di dare loro
una personalità quasi da homo sapiens che così tanto ho
apprezzato in altri suoi lavori; è un racconto bellissimo,
quasi un piccolo romanzo breve, da cui ho ritratto impressioni
positive su un senso di giustizia universale che non è
dell’uomo, ma della natura. L’altra prosa che ha
incontrato i miei favori è Ferrovia
parallela, un viaggio da
incubo in un incubo, la parabola di un uomo che si accorge di non
poter definire la propria esistenza, perché altri, dal volto
ignoto, decidono per lui senza che possa interloquire; in questo
treno che viaggia senza mai fermarsi c’è tutta la vita
di ognuno di noi, c’è il nostro destino che non possiamo
cambiare. Mi è piaciuto, ma in misura minore, anche Il
Roero, con un altro viaggio in
treno, dove un uomo che rincorre il suo psicanalista si trova in una
situazione di pericolo allucinante, partecipe di un giallo breve di
cui non intendo dire altro per non anticipare troppo.
Mi
sono chiesto il perché di questi racconti così diversi
dalla consueta produzione dell’autore e non ho trovata altra
risposta se non nell’attività svolta in precedenza;
forse l’essere stato guardia giurata e magari qualche
esperienza legata a questa professione hanno fatto scattare la molla
della creatività, anche se credo – la mia però è
un’ipotesi – che Pardini, uso a parlare di rapporti fra
uomini e animali, abbia inteso questa volta narrare di bestie, cioè
di quel che diventa l’uomo quando delinque.
Sono
dell’opinione che, per quanto Banda
randagia mi sia sembrata
un’opera minore nella eccellente produzione di Pardini, sia
comunque meritevole di lettura per le motivazioni che ho sopra
esposto, nonché per la capacità di sondare l’animo
umano, scoprendo il suo lato più oscuro.
Vincenzo
Pardini è
nato a Fabbriche di Vallico (Lucca) nel 1950. Collabora al Quotidiano
Nazionale e
alle riviste Nuovi
Argomenti e Paragone.
Tra le sue opere ricordiamo Jodo
Cartamigli (Mondadori,
1989), Giovale(Bompiani,
1993), Rasoio
di guerra (Giunti,
1995), Tra
uomini e lupi (peQuod,
2005, premio Viareggio-Rèpaci), Il
postale (Fandango,
2012) e Grande
secolo d’oro e di dolore
(Il Saggiatore, 2017)
Renzo
Montagnoli
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