La
via del ritorno
di
Erich Maria Remarque
Neri
Pozza Editore
Narrativa
romanzo storico
Pagg.
287
ISBN
9788854507043
Prezzo
Euro 15,00
Così
in pace come in guerra
Nel
1931, due anni dopo la pubblicazione di Niente
di nuovo sul fronte occidentale,
appare in libreria La via
del ritorno, il secondo
romanzo della trilogia sulla Grande Guerra con cui Erich Maria
Remarque si propose di evidenziare l’insensatezza della guerra.
Se nel primo, che resta giustamente il più famoso, il teatro
sono le trincee sconvolte e insanguinate del fronte occidentale, in
questo, dopo un primo piccolo capitolo dedicato agli ultimi giorni
del conflitto, si parla invece del dopo, cioè di quanto
avviene a ciò che resta di una compagnia (trentadue uomini su
un totale originario di cinquecento) nei giorni successivi a quello
dell’armistizio, al periodo di pace che li attende. Ma sarà
vera pace? Sarà possibile praticare subito una netta cesura
fra le ore di tormento del fronte e quelle anonime del proprio paese?
Purtroppo questi giovani sono segnati indelebilmente dall’atroce
esperienza che ha sconvolto la loro gioventù e avrebbero
bisogno di trovare persone comprensive, riconoscenti per quanto da
loro fatto, disposte ad aiutarli, e invece percorrono le strade di un
paese distrutto, affamato, in preda a un’anarchia perniciosa,
con la gente che nel migliore dei casi si palesa indifferente, quando
invece per lo più è tesa a incolpare questi soldatini
per tutte le nefaste conseguenze della sconfitta. E la loro verde età
non è motivo per una possibile rinascita, perché le
tragiche esperienze li hanno invecchiati, la guerra è entrata
in loro come un male subdolo dal quale è assai difficile
liberarsi e inevitabilmente, abituati ad anni di cameratismo di
trincea, finiscono con l’essere incapaci di ritornare alla
situazione ante guerra, rifugiandosi nel conforto - cercato, ma
impossibile da trovare - dell’uno con l’altro. La vita
così sembrerà sempre di più senza senso,
brancoleranno nel buio incapaci di abituarsi a una realtà che
li respinge, così che chi è sopravvissuto alla guerra
non sopravviverà alla pace. Piano piano i rapporti
camerateschi si sfaldano e restano gli uomini, con le loro paure e le
loro tragedie personali; c’è chi con difficoltà
riuscirà a emergere dalla melma, ma c’è anche chi
non vedrà soluzioni, se non quella di lasciare anzi tempo una
vita diventata insopportabile. Remarque, più che in Niente
di nuovo sul fronte occidentale,
si cimenta in una complessa e approfondita analisi psicologica,
denotando un talento non comune, e porta agli occhi del lettore una
tragedia non dissimile da quella della guerra vera e propria. Per
certi aspetti quest’opera è addirittura migliore della
precedente perché l’autore, incidendo con precisione
l’animo umano, ci pone di fronte alla chiara insensatezza di
ogni conflitto, in cui il perdente è sempre colui che vi
partecipa direttamente, mentre nulla hanno da temere i politici
superbi, i finanzieri avidi e i generali impazienti di arrivare al
successo che sono sempre alla base di ogni guerra, che la cercano,
che la provocano, che la pongono in atto. Insomma, ci sono uomini e
uomini, uomini già sfruttati in tempo di pace e bestie, tali
sempre e che nella guerra trovano la loro più ampia e agognata
realizzazione.
“Capisci?
Nella parola patriottismo hanno pigiato tutte le loro frasi, la loro
ambizione, la loro avidità di potenza, il loro romanticismo
bugiardo, la loro stupidità, il loro affarismo e ce l’anno
poi presentato come un ideale radioso. E noi abbiamo creduto che
fosse la fanfara trionfale di un’esistenza nuova, forte,
possente.”.
Le
pagine di Remarque sono malinconiche, sono quelle di un uomo che ha
compreso quanto sia ineluttabile opporsi alla violenza e come la
carne da cannone sia sempre tale, in guerra, ma anche in pace.
La
via del ritorno è
semplicemente un capolavoro.
Erich
Maria Remarque,
combattente
nella prima guerra mondiale, fu più volte ferito. Giornalista
a Berlino, lasciò la Germania all’avvento del nazismo e
nel 1939 si stabilì a New York, dove prese la cittadinanza
americana. Raggiunse un vasto successo con il romanzo Niente
di nuovo sul fronte occidentale (Im
Westen nichts Neues,
1929), radicale condanna della guerra e amara analisi delle sue
spaventose distruzioni materiali e spirituali. Seguirono, sempre
ispirati a ideali pacifisti e di solidarietà umana, Tre
camerati (Drei
Kameraden,
1938), Ama
il prossimo tuo (Liebe
deinen Nächsten,
1941), Arco
di trionfo (Arc
de Triomphe,
1947), Tempo
di vivere, tempo di morire (Zeit
zu leben und Zeit zu sterben,
1954), La
notte di Lisbona (Die
Nacht von Lissabon,
1963) e Ombre
in paradiso (Schatten
im Paradies,
postumo, 1971). Numerosi romanzi di R. sono stati ridotti per il
cinema.
Renzo
Montagnoli
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