Il
nome del padre
di
Flavio Villani
Neri
Pozza Editore
Narrativa
romanzo giallo
Pagg.
315
ISBN
9788854514294
Prezzo
Euro 17,00
Avvincente
e di grande qualità
Fa
caldo, quel caldo umido opprimente della pianura padana quando mi
accingo a iniziare a leggere questo romanzo e subito, già
dalle prime pagine, mi trovo in un caldo analogo, asfissiante come
può essere quello di un Ferragosto a Milano, quando il cemento
dei palazzi e l’asfalto delle strade amplifica la sensazione di
mancanza d’aria, quando i miasmi delle fognature si riversano
sui marciapiedi, risalgono i muri e penetrano nelle indifese finestre
spalancate. Corre l’anno 1972 e nel deposito bagagli della
stazione Centrale aleggia un crescente tanfo di putrefazione, tanto
che l’impiegato va alla disperata ricerca di quello che
ipotizza essere un topo da chiavica morto, ma quella puzza nauseante
proviene da una valigia che, una volta aperta, rivela un cadavere a
pezzi. Chi sarà mai la vittima, chi sarà l’assassino?
Il caso viene affidato al giovane vice ispettore Cavallo, con poca
esperienza, ma tanta buona volontà e soprattutto un gran
desiderio di giustizia. Nonostante tutto resterà un delitto
insoluto fino a quando, una trentina di anni dopo, il vice ispettore,
diventato nel frattempo commissario, un uomo disilluso dalla vita,
coglie nella vice ispettrice Valeria Salemi, da poco arrivata, quella
determinazione e quella volontà di sapere che lo avevano
animato quando lui era alle prime armi. Con il suo aiuto verrà
a capo di quell’omicidio irrisolto, il cui colpevole non finirà
dietro le sbarre perché morirà per un attacco cardiaco.
Si conclude così uno dei più bei gialli che mi sia
capitato di leggere e se giungere alla soluzione ha costituito per me
una vera e propria attrazione pur tuttavia ha comportato anche un
certo dispiacere, perché quando un libro è scritto
bene, quando è ricco di contenuti e riesce a far immedesimare
il lettore in qualcuno dei suoi protagonisti non può essere
che un’opera di notevole pregio. Arrivati all’ultima
pagina e chiudere il libro se da un lato è motivo di
soddisfazione per la certezza di aver letto qualcosa di valore,
dall’altro è causa di un certo dispiacere, perché
allontanarsi da una certa atmosfera, non essere più accanto a
protagonisti come Cavallo, ci rende inevitabilmente esangui, come se
fossimo privati di colpo di uno dei non certo molti piaceri della
nostra vita. Per quanto concerne la trama che si sviluppa in un arco
di tempo che addirittura va dagli ultimi anni di guerra all’inizio
del secolo corrente non intendo aggiungere altro, sia perché
fitta come è di eventi correrei il rischio di disorientare il
lettore, sia soprattutto perché non intendo togliere il
piacere della scoperta. Fra l’altro questo è uno dei
rari libri in cui è difficile trovare un difetto, tanti sono i
pregi, a cominciare dallo stile, dall’impostazione della
struttura, alla capacità di ricreare con poche misurate parole
ambiente e atmosfera, nonché all’indubbia abilità
nel sondare l’animo umano, nello scavare nei personaggi,
rivoltandoli come un guanto. Il nome del padre,
pertanto, non è solo un romanzo riuscito, ma è in grado
di andare oltre la tipicità del genere, in perfetto equilibrio
fra suspense e indagine intimistica, tanto da poterlo considerare,
almeno da parte mia, un vero e proprio capolavoro.
Flavio
Villani
è nato a Milano nel 1962. Neurologo, ha lavorato negli Stati
Uniti come ricercatore nel settore della neurofisiologia. Come
scrittore ha esordito con L’ordine
di Babele (2013,
Laurana). Il
nome del padre è
il suo primo romanzo poliziesco.
Renzo
Montagnoli
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