L’Agnese
va a morire
di
Renata Viganò
Edizioni
Einaudi
Narrativa
romanzo storico
Pagg.
250
ISBN
9788806222178
Prezzo
Euro 12,00
Che
cosa è stata la Resistenza
Nella
sua introduzione Sebastiano Vassalli scrive fra l’altro:
“L'Agnese
va a morire è una delle opere letterarie più limpide e
convincenti che siano uscite dall'esperienza storica e umana della
Resistenza. Un documento prezioso per far capire che cosa è
stata la Resistenza [...]”.
Sono d’accordo, tanto più che in copertina, se pur a
caratteri ridotti, c’è una frase che ritengo
determinante per comprendere la portata di questo libro: “Per
non dimenticare che cosa è stata la Resistenza”.
Sì, perché al di là della purtroppo ricorrente
retorica con cui ai giorni nostri viene commemorato questo vasto
movimento di popolo i giovani non sanno che cosa sia stata la
Resistenza e, francamente occorre ammetterlo, questa lacuna è
spesso presente non solo nella precedente generazione, peraltro nata
nell’immediato dopo guerra, ma anche chi per età
anagrafica è stato testimone della stessa. E così libri
come “La
messa dell’uomo disarmato”
di Luisito Bianchi e questo L’Agnese
va a morire
di Renata Viganò, rappresentano due scrigni preziosi il cui
contenuto è da assaporare con lentezza, quasi centellinandolo,
ma alla fine le idee saranno più chiare e sarà
possibile comprendere veramente ciò che è stata e ciò
che ha rappresentato la Resistenza. Agnese, un’umile lavandaia,
che lavora anche per il marito Palita, impossibilitato a sostenere il
lavoro dei campi in quanto di salute cagionevole, è un essere
umano, anche poco istruito, ma che è in grado di comprendere
ciò che è giusto e ciò che è sbagliato,
ciò che è bene e ciò che è male, per puro
istinto. Indifferente alla guerra, all’occupazione tedesca,
quando i nazisti le strapperanno il marito, comunista, per avviarlo
al lager (morirà nel corso del viaggio) si trasforma e adesso
che sa da che parte sta il bene e da che parte sta il male inizierà
a sconvolgere la sua esistenza nella consapevolezza di essere nel
giusto. Non è un’idea politica che la guida, è
molto di più, è la ribellione della sua coscienza che
le impone di dedicarsi anima e corpo alla lotta partigiana, che la
porta a considerare quei ragazzi che così tanto rischiano come
i figli che non ha mai avuto; il suo istinto, al riguardo, è
come quello del contadino che sa quando è l’ora di
procedere all’aratura o di seminare. Massiccia, con il cuore
affaticato, Agnese è uno di quei personaggi che incontrati per
strada paiono insignificanti, ma che conosciuti bene si rivelano
straordinari, gente che non esita a sacrificarsi per qualcosa che
sentono molto al di sopra di loro. La sua morte non ha nulla di
eroico (di lei rimane solo un mucchio di stracci neri sulla neve),
non si è immolata in un’azione disperata, non ci saranno
medaglie alla memoria, eppure quella morte vale più di una
battaglia vinta, perché in quella conclusione a cui eravamo
preparati c’è tutto lo spirito di sacrificio di una
donna che ha anteposto la libertà alla sua vita.
L’Agnese
va a morire
è semplicemente un romanzo stupendo che resta nel cuore.
Renata
Viganò
(Bologna,
17 giugno 1900 – Bologna, 23 aprile 1976), non potendo
terminare gli studi di medicina per difficoltà economiche,
lavorò a lungo come infermiera, dedicando il tempo libero alla
stesura di poesie e racconti. L'esperienza partigiana, vissuta in
prima linea assieme al marito, le ispirò il romanzo per cui è
divenuta celebre nel mondo: L'Agnese
va a morire.
Renzo
Montagnoli
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