Il
lupo
di
David King
Edizioni
Piemme
Narrativa
romanzo storico
Pagg.
457
ISBN
9788856623000
Prezzo
Euro 9,90
Il
medico criminale
La
Francia vanta un buon numero di assassini seriali e se Martin
Dumollard e Joseph Vacher sono certamente meno noti, assai più
conosciuti sono Henri Landru e Marcel Petiot. A quest’ultimo
David King ha dedicato un’opera monumentale (454 pagine) con
cui, mescolando la creatività propria del romanzo e la
puntigliosità del ricercatore storico, ci fornisce il
ritratto di un personaggio di particolare interesse, in cui il male
sembra innato e prevale comunque sempre sul bene. Petiot, che a
seguito dello stress patito durante la Grande Guerra fu riconosciuto
totalmente insano di mente e che ciò nonostante riuscì
a laurearsi in medicina con ottime votazioni, successivamente, in
occasione del processo contro di lui tenutosi nel 1946, fu invece
definito da un collegio di psichiatri perfettamente in grado di
intendere e di volere, e proprio per questo motivo fu riconosciuto
colpevole di 27 omicidi e condannato a morte, sentenza eseguita il 25
maggio 1946 ricorrendo alla ghigliottina. Il personaggio, che cercò
di difendersi attribuendosi molti più delitti, ma perpetrati
nei confronti di nazisti e di loro collaboratori, e non di innocenti
ebrei come invece asserito dall’autorità inquirente e
appurato, pur con non pochi punti oscuri, nel corso del processo, è
indubbiamente uno di quelli in grado di calamitare l’attenzione
della folla, per una innata capacità di apparire tutt’altro
che sanguinario, insomma un vero e proprio mostro dalla doppia
personalità. L’autore, secondo me, avrebbe dovuto
approfondire maggiormente questa caratteristica, invece di dedicare
troppe pagine alla ricerca, in corso di guerra, di quello che ormai
era considerato dalla polizia un nemico pubblico di notevole
giustificata pericolosità. Fra false segnalazioni, non poche
illazioni e anche alcune tracce possibili si sprecano non poche
pagine che appesantiscono inutilmente l’opera, come anche
alcune digressioni dedicate a uomini della cultura dell’epoca
(Sartre, Camus, Picasso e altri) che non trovano una ragione logica
per il loro inserimento. Dato che ritengo che l’intenzione di
King fosse quella di scrivere un thriller ad alta tensione tutti
questi elementi dispersivi finiscono invece per afflosciare il ritmo,
per trasformare l’iniziale attrazione in un sempre più
accentuato senso di noia. Ed è un peccato, perché
Marcel Petiot ha tutte le caratteristiche del delinquente in grado di
polarizzare su di lui l’attenzione del lettore, meravigliato
per la sua non comune intelligenza e inorridito per l’efferatezza
dei suoi delitti.
Resta
comunque un romanzo leggibile, anche se si è persa l’occasione
per lasciare un segno, ovviamente positivo, nel vasto panorama
letterario.
David
King
si
è laureato a Cambridge e ha a lungo insegnato all’università
del Kentucky. Vive a Lexington con sua moglie e i suoi figli.
Segnalato con il massimo riconoscimento dalle più importanti
riviste letterarie, che lo hanno salutato come un capolavoro capace
di fondere brillantemente accurate ricerche, storia popolare e
la tensione del thriller, Il
Lupo (Piemme,
2012) è stato accolto con straordinarie recensioni dalla
stampa americana ed è in corso di traduzione in dodici paesi.
Renzo
Montagnoli
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