La
Resistenza perfetta
di
Giovanni De Luna
Feltrinelli
Editore
Saggistica
storica
Pagg.
254
ISBN
9788807888519
Prezzo
Euro 9,50
Un
sogno fatto insieme
Il
rischio che prima o poi si presenta nel caso di un mito - e la
Resistenza può essere considerata un mito - è che nel
trascorrere nel tempo ci sia chi vuole sgretolarne le immagine, per
non parlare di molti più altri che, senza arrivare a ciò,
pur tuttavia nutrono dubbi su ciò che è accaduto e che
viene tramandato. Senza tenere conto dell’atteggiamento
negazionista dei seguaci dei vinti di quell’epoca il problema
reale è che i più quasi sempre ignorano che cosa sia
stata la resistenza, oppure ne hanno una visione ristretta di
carattere politico. Credo che se uno vuole comprendere il significato
di quel grande movimento che interessò l’Italia più
o meno dal settembre del 1943 all’aprile del 1945 dovrebbe
leggersi questo interessante saggio di Giovanni De Luna, noto storico
salernitano. L’autore parte da un diario, quello di Leletta
d’Isola (1926 – 1993), figlia del barone Vittorio Oreglia
d’Isola e della contessa Caterina Malingri; la ragazza, con i
genitori, altri, parenti, amici e domestici viveva nel Palas avito a
Vilar, una frazione di Bagnolo Piemonte. Acuta osservatrice riportava
su questo testimone giornaliero le impressioni e le riflessioni che
nascevano in un periodo particolarmente travagliato per l’Italia,
nato col l’armistizio dell’8 settembre 1943, periodo
complesso e confuso tanto che la pagina del 30 settembre riporta
questa dicitura: “Il nucleo del chaos è l’Italia”.
Nelle valli piemontesi la resistenza sorse per prima per diversi
motivi, ma soprattutto perché lì era confluita dalla
Francia un’intera armata e anche perché meno difficile
che in pianura si presentava una difesa dalle incursioni delle truppe
nazifasciste. Al Palas arrivarono così gli embrioni di quello
che diventerà la Resistenza e in particolare una figura che
poco a poco diventerà leggendaria, il comandante delle Brigate
Garibaldi Nicola Barbato, nome di battaglia, giacché in
effetti si chiamava Pompeo Colajanni. In quella dimora vennero a
trovarsi contemporaneamente monarchici, repubblicani del Partito
d’Azione, comunisti, cattolici, correnti che, pur ovviamente
con proprie idee, riuscirono a cementare un’unione volta al
supremo sforzo non solo di liberare l’Italia dal giogo nazista
e dalla dittatura fascista, ma vennero anche a gettare le basi ideali
per un Italia nuova, un accordo che sarebbe parso in altri momenti
impossibile. Come poté avvenire un tale miracolo? Accadde
perché quei combattenti per la libertà riuscirono a
mettere da parte in quei giorni gli anacronistici confini ideologici
e di classe che li dividevano, e ciò per un comune scopo;
avevano capito che il male era il passato, gli anni bui della
dittatura e delle guerre, e il male veniva perpetuato dai nazisti e
dai fascisti, mentre il bene si sarebbe trovato nel futuro da
costruire insieme. Fu un sogno, quindi, perché già dopo
il 25 aprile, senza più il male in contrapposizione venne a
perdere evidenza e forza anche il bene.
La
Resistenza quindi fu per la prima e forse unica volta un sogno fatto
insieme, per cui si combatté e si morì anche, una magia
oserei dire di cui nel tempo si è perso il significato,
lasciando anzi spazio a pericolose e becere tendenze revisioniste.
Certo, non furono tutte rose e fiori, ci furono anche atti
esecrabili, ma nel suo insieme la Resistenza è quanto di
meglio si sia fatto dopo l’Unità d’Italia. Lo
stile di De Luna è gradevole, senza inutili appesantimenti, e
la narrazione procede con linearità, poi però, verso la
fine, l’autore si lascia prendere dall’entusiasmo e
s’incrina un po’ l’obiettività ammirata in
precedenza; niente di grave, anche se si avverte chiaramente che lo
storico, pur basandosi su fatti e dati concreti, si lascia prendere
volentieri la mano.
Giovanni
De Luna
è
docente di Storia contemporanea all'Università di Torino. Ha
collaborato alla «Stampa» e a «Tuttolibri» ed
è autore di varie trasmissioni radiofoniche e televisive.
Tra i suoi titoli ricordiamo: Donne
in oggetto. L'antifascismo nella società italiana (1995), La
passione e la ragione. Il mestiere dello storico
contemporaneo (2004), Storia
del Partito d'Azione (2006), Il
corpo del nemico ucciso (2006), Le
ragioni di un decennio (1969-1979)
(2009), La
repubblica del dolore (2011),
Una politica
senza religione (2013), La
Resistenza perfetta (2015).
Per Einaudi ha inoltre curato L'Italia
del Novecento. Le fotografie e la storia (2005-2006).
Renzo
Montagnoli
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