Papà
Goriot
di
Honoré de Balzac
BUR
Biblioteca Universale Rizzoli
Narrativa
romanzo
Pagg.
318
ISBN
9788817000475
Prezzo
Euro 10,00
Una
società malata
Se
per esprimere un giudizio ci dovessimo basare sollo sulla trama, Papà
Goriot sarebbe un romanzo anonimo che tratteggia la fine di un padre
che ha un amore patologico per le due figlie al punto di cadere in
miseria per alimentare la loro sete di ricchezza. L’uomo,
anziano, vive in una pensione in cui dapprima lo credono un riccone
(e in effetto lo è), avaro e solitario, a cui di tanto in
tanto fanno visita due belle signore che lui dice essere le figlie,
ma che gli altri, malignamente, definiscono come donne prezzolate da
quello che ritengono erroneamente un gran porcone. Insomma, non viene
creduto e l’uomo trascina la sua esistenza in una progressiva
condizione di indigenza fino al momento del trapasso, dopo che
morente nel letto ha atteso invano una visita delle figlie. Una trama
quindi modesta, senza particolari colpi di scena, per un’opera
che, se ci si basasse solo sullo sviluppo della vicenda, potrebbe
apparire modesta, ma che invece è un capolavoro; sono altri
infatti gli elementi di giudizio e tutti soggetti a valutazioni
ampiamente positive. Balzac già solo nel descrivere la
pensione dove alloggia Papà Goriot offre un esempio della sua
elevata capacità di proporre al lettore un ambiente, tanto che
pagina dopo pagina si ha netta l’impressione di essere lì
presenti. Ciò, se pur valido, sarebbe tuttavia poco se non
considerassimo anche i vari piani di lettura, che vanno dalle
relazioni familiari alla bramosia dell’ascesa sociale, grazie
a un’irrefrenabile ambizione; e non poteva mancare il male
endemico presente in ogni epoca, in misura maggiore o minore, e al
tempo della vicenda maggiore, vale a dire la corruzione. Quello che
però stupisce maggiormente è l’approfondita
analisi psicologica dei personaggi, perché Papà Goriot,
il cui affetto smisurato per le figlie non è adeguatamente
corrisposto, anzi è vittima delle stesse, è il ritratto
di un uomo fondamentalmente buono e onesto, la cui esistenza viene
stravolta dalla sete di denaro di una società in cui le sue
discendenti bramano di figurare sempre al massimo livello; la signora
Vauquer, che è la proprietaria della pensione, vedova e che
aveva messo gli occhi su Papà Goriot agli inizi del suo
soggiorno è una persona che vive per il denaro, un tipo
dozzinale nonostante professi una incerta patente di nobiltà;
Eugene de Rastignac è un giovane universitario, che studia da
avvocato, dalle modeste risorse finanziarie, ma che ambisce
primeggiare nella bella società parigina, ricorrendo anche a
una relazione con una donna più vecchia di lui; Vautrin è
il male in persona, un criminale che per raggiungere i suoi scopi
ricorre anche al delitto, un uomo inattaccabile dalla corruzione,
perché lui è corrotto dalla nascita; e poi ci sono le
due figlie di Papà Goriot, la maggiore Anastasie de Restaud,
che ha un’amante, accanito giocatore e perennemente indebitato,
soccorso di continuo con il denaro del sempre più povero Papà
Goriot, e la minore Delphine de Nucingen, che sembrerebbe la
migliore, ma che anche lei ha un amante che lascia per il più
giovane Eugene de Rastignac.
Papà
Goriot insomma è un ritratto crudele, indubbiamente realistico
della società francese dell’epoca, ma presenta dei
personaggi che è possibile trovare in ogni società,
spesso individui dal latente carattere che nelle occasioni offerte da
un modo vita nazionale finiscono per rivelarsi.
Direi
che parlare di stile è superfluo, l’opera si presenta da
sé per quel che è, vale a dire un capolavoro, un
classico, un romanzo sempre e ovunque valido.
Honoré
de Balzac
nacque
a Tours il 20 maggio 1799 in una famiglia della media borghesia e
solo dal 1830 aggiunse il «de» al suo cognome; suo padre,
che era stato segretario del consiglio del re durante l’Ancien
Régime, fu poi capo della sussistenza della 22a divisione
militare di Tours; la madre proveniva da una famiglia di
commercianti. Dal 1807 al 1813 studiò come interno nel Collège
de Vendôme. Quando la famiglia si trasferì a Parigi,
iniziò gli studi di giurisprudenza e seguì alla Sorbona
i corsi di Cousin, Guizot, Villemain.
Nel
1819 i genitori gli concessero un periodo di prova per saggiare la
sua vocazione letteraria. In una mansarda del quartiere della
Bastiglia, in rue Lesdiguières, scrisse le sue prime opere,
una tragedia in versi, Cromwell,
e un romanzo filosofico, Sténie.
L’insuccesso lo spinse a cercare nel giornalismo e nella
letteratura spicciola un mezzo per assicurarsi l’indipendenza.
Dal
1821 al 1829, pubblicò, da solo o in collaborazione e sotto
vari pseudonimi, opere narrative spesso ispirate al «romanzo
nero» inglese, e un gran numero di saggi e articoli. Oltre che
giornalista, fu anche editore e tipografo, ma senza successo e si
ritrovò, a trent’anni coperto di debiti.
Fu
allora che pubblicò un romanzo storico sulla ribellione della
Vandea, Gli
Sciuani (Les Chouans, 1829),
che ottenne un discreto successo; a esso seguì quasi subito il
saggio La
fisiologia del matrimonio (La physiologie du mariage,
1830), che fece scandalo e rese noto lo scrittore presso il grande
pubblico. Pubblicò le novelle che compongono le Scene
della vita privata (Scènes de la vie privée, 1830),
poi La
pelle di zigrino (La peau de chagrin,
1831), Il
colonnello Chabert (Le colonel Chabert,
1832), Il
curato di Tours (Le curé de Tours, 1832), Louis
Lambert (L’histoire intellectuelle de Louis Lambert,
1832), Il
medico di campagna (Le médecin de campagne, 1833), La
ricerca dell’assoluto (La recherche de l’absolu, 1834), Le
sollazzevoli istorie (Contes drolatiques,
1832-37).
Degli
stessi anni sono Eugénie
Grandet (1833)
e Papà
Goriot (Le père Goriot,
1834), le sue due opere più famose e forse più
perfette.
Fu
allora che Balzac concepì l’idea, destinata a sfociare
nella Commedia
umana (La Comédie Humaine),
di fondere tutti i suoi romanzi in un’opera unica, facendo
riapparire in nuove vicende gli stessi personaggi delle opere
precedenti e organizzando i vari romanzi e racconti in modo da
presentarli come parti autonome, ma complementari, di un quadro
d’insieme.
Nel
1833 ebbe inizio, con uno scambio di lettere, la sua relazione con
una ricchissima nobildonna polacca Eve (Eveline) Háska, che lo
scrittore sposò solo dopo molti anni. Le lettere che egli le
scrisse sono il documento più completo sulla sua vita,
descrivendo le rovinose imprese economiche dello scrittore e la sua
straordinaria volontà.
Nel
1841 firmò il contratto per la grande edizione delle sue opere
narrative, illustrata da pittori come Gavarni, Meissonnier, Daumier,
per la quale ben quattro editori si erano consorziati e alla quale
egli premise il famoso Avant-propos del
1842.
Dopo
questa data, continuò a produrre (ricordiamo fra l’altro I
contadini, Les paysans,
del 1844, e il ciclo I
parenti poveri, Les parents pauvres,
del 1846-47), ma il fisico dello scrittore era logorato, il suo
morale era minato dai continui rifiuti dell’Académie
française e dall’ostilità di critici e
giornalisti invidiosi del suo successo. Nel 1850 sposò la
Háska, ma lo scrittore non sopravvisse che qualche mese alle
nozze. Morì a Parigi, nella casa lussuosamente arredata di rue
Fortunée (ora rue Balzac), la sera del 18 agosto.
Renzo
Montagnoli
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