Rue
Pigalle
e
altri racconti
di
Georges Simenon
Edizioni
Adelphi
Narrativa
racconti
Collana
gli Adelphi – Le inchieste di Maigret
Pagg.
142
ISBN
9788845927409
Prezzo
Euro 10,00
Deludente
Quello
che più mi stupiva, fino a non molto tempo fa, era che, a
fronte della corposa produzione di Simenon, le opere di qualità
fossero tante, come se il narratore belga fosse un’azienda in
grado di sfornare con continuità prodotti di caratteristiche
uniformi secondo le normative UNI. Poi, da quando Adelphi ha iniziato
a pubblicare lavori meno noti, grattando come si suol dire il fondo
del barile, la qualità è andata scemando, scendendo a
livelli insospettabilmente bassi. E’ anche questo il caso di
Rue Pigalle e altri
racconti, nove prose con
protagonista un commissario Maigret che stento a riconoscere, se non
a sprazzi e quasi sempre perché sono andato a cercare con
impazienza - e anche irrequietezza - caratteristiche che mi erano ben
note e che qui latitano. Arrivo al punto di dire che se un lettore si
accosta a Simenon leggendo un libro come questo non può che
concludere di trovarsi di fronte a un mediocre autore, e non certo al
grande narratore, stimato e apprezzato in tutto il mondo. C’è
Maigret in questi racconti, ma un Maigret anonimo, un personaggio in
cui non si riescono a trovare quelle doti di umanità che
paiono contrastare con la sua straordinaria abilità nel
risolvere i casi più difficili. Non solo, ma manca anche
l’atmosfera che l’accompagna, così come ben poco
riconoscibili sono i luoghi in cui si muove; Simenon intende
privilegiare la vicenda puramente poliziesca, ma non ha la capacità
di costruire una trama dagli intarsi perfetti e poi soprattutto quel
che manca è il palcoscenico su cui si muovono i protagonisti,
il tutto in una freddezza e anche una certa fretta mai riscontrata
nel narratore, quasi che avesse inteso svolgere un lavoro a cottimo.
Sono nove, appunto i racconti, e quello in cui per un attimo mi è
sembrato di ritrovare il solito Maigret è stato l’ultimo,
ma è stato solo un attimo, perché mai e poi mai mi
sarei aspettato il commissario che sferra un pugno a un personaggio
che è viscido e francamente antipatico, ma che non è un
omicida, un’azione che non è certamente da lui. Negli
altri la soluzione dei casi, di non particolare interesse, sembra
opera di un miracolo, tanto appare poco logica, così che
mancando un intreccio valido, con soluzioni campate in aria e in
assenza di tutte quelle caratteristiche che ci hanno deliziato
leggendo i romanzi gialli con protagonista il celebre commissario
resta ben poco, anzi nulla per poter giudicare, anche con un occhio
di riguardo, questo libro, che in tutta sincerità mi ha
notevolmente deluso.
Georges
Simenon,
nato a Liegi nel 1903, morto a Losanna nel 1989,
ha lasciato
centonovantatre romanzi
pubblicati sotto il suo nome e un numero imprecisato di romanzi e
racconti pubblicati sotto pseudonimi, oltre a volumi di «dettature»
e memorie. Il commissario Maigret è protagonista di 75 romanzi
e 28 racconti, tutti pubblicati fra il 1931 e il 1972. Celebre in
tutto il mondo, innanzitutto per le storie di Maigret, Simenon è
anche, paradossalmente, un caso di «scrittore per scrittori».
Da Henry Miller a
Jean Pauhlan,
da Faulkner a Cocteau, molti e disparati sono infatti gli
autori che hanno riconosciuto in lui un maestro. Tra questi, André
Gide: «Considero Simenon un grande romanziere, forse il più
grande e il più autentico che
la letteratura
francese abbia oggi»; Walter Benjamin: «… leggo
ogni nuovo romanzo di Simenon»; Louis-Ferdinand Céline:
«Ci sono scrittori che ammiro moltissimo: il Simenon
dei Pitard,
per esempio, bisognerebbe parlarne tutti i giorni».
Renzo
Montagnoli
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