Piazza
d’Italia.
Favola
popolare in tre tempi, un epilogo e un’appendice
di
Antonio Tabucchi
Feltrinelli
Editore
Narrativa
romanzo
Pagg.
150
ISBN
9788807880506
Prezzo
Euro 7,50
Non
arrendersi mai
Scritto
nel 1973, ma pubblicato due anni dopo, Piazza
d’Italia è
un romanzo storico che ripercorre le vicende della nostra patria
dalla proclamazione dell’unità d’Italia fino al
sorgere della Repubblica, e lo fa narrando le altrimenti oscure vite
di alcune generazioni di una famiglia proletaria, dapprima anarchica
e poi comunista, con i protagonisti dai nomi alquanto evocativi
(Quarto, Volturno, Asmara, Garibaldo, solo per citarne alcuni).
Questa gente è radicata in un paese immaginario, Borgo, che
tuttavia ben rappresenta un’entità rurale toscana, con
il suo carico di fame, di miseria e di sfruttamento. L’Italia
descritta da Tabucchi in questa sua opera prima non può
piacere, perché, al di là delle epoche trattate, è
quanto mai attuale, caratterizzata da ingiustizie, da diffusa
corruzione, da continui soprusi dei più forti economicamente
sui deboli, emblemi di un proletariato sempre alla ricerca di un
riscatto che assume poco a poco le caratteristiche di una chimera. E’
il paese del trionfo della retorica, delle parole urlate e delle
promesse mai mantenute, dove tutto sembrerebbe cambiare per poi
restare sempre uguale, come saggiamente Tomasi di Lampedusa riporta
nel suo Gattopardo.
In questa effettiva calma piatta guai a chi osa non dico ribellarsi,
ma solo protestare, perché la sua emarginazione è
immediata, quando anche non si provvede, in un modo o nell’altro,
a eliminarlo.
E’
del resto il paese in cui gli immeritevoli vengono messi sugli altari
e gli eroi, coloro che hanno fatto tanto per la patria sono
denigrati; in una nazione dove si riconoscono meriti inesistenti
agli incapaci e ai disonesti e in cui vengono isolati gli elementi
migliori e più sani il desiderio di giustizia dei personaggi
di questo libro sono destinati a essere vanificati, eppure loro non
demordono, perché arrendersi equivarrebbe a perdere l’unico
bene che il potere insano non può distruggere, la dignità.
Il
romanzo mi è piaciuto, anche se mi lascia perplesso per alcune
scelte stilistiche e strutturali che dovrebbero farlo apparire come
il racconto di un cantastorie, ma che mi sono sembrate, in quei
capitoli brevi, non sempre collegati armoniosamente, caratterizzate
da una certa forzatura e da una ricerca di un linguaggio particolare
non del tutto riuscita. Occorre, però, anche tener conto che
si è trattato del primo romanzo dell’autore, che in
seguito a dato vita a opere ben più compiute e di elevato
valore, quali, soprattutto, Sostiene
Pereira.
Da
leggere, ne vale la pena.
Antonio
Tabucchi
(Pisa,
1943 - Lisbona, 2012) ha pubblicato Piazza d’Italia (Milano,
1975), Il piccolo naviglio (Milano, 1978), Il gioco del rovescio
(Milano, 1981), Donna di Porto Pim (Palermo, 1983), Notturno indiano
(Palermo, 1984), I volatili del Beato Angelico (Palermo, 1987), Sogni
di sogni (Palermo, 1992), Gli ultimi tre giorni di Fernando Pessoa
(Palermo, 1994), Marconi, se ben mi ricordo (Roma, 1997), La gastrite
di Platone (Palermo, 1998), Racconti con figure (Palermo, 2011) e,
con Feltrinelli, Piccoli equivoci senza importanza (1985), Il filo
dell’orizzonte (1986), I dialoghi mancati (1988), la nuova
edizione de Il gioco del rovescio (1988), Un baule pieno di gente
(1990), L’angelo nero (1991), Requiem (1992), la riedizione di
Piazza d’Italia (1993), Sostiene Pereira (1994, premio
Viareggio-Rèpaci, premio Campiello, premio Scanno, premio dei
Lettori e Prix Européen Jean Monnet), La testa perduta di
Damasceno Monteiro (1997), Gli Zingari e il Rinascimento. Vivere da
Rom a Firenze (1999), Si sta facendo sempre più tardi (2001,
Prix France Culture 2002), Autobiografie altrui (2003), Tristano
muore (2004, miglior libro dell’anno secondo la rivista
francese “Lire”), Racconti (2005), L’oca al passo
(2006), Il tempo invecchia in fretta (2009), Viaggi e altri viaggi
(2010), la riedizione de Il piccolo naviglio (2011), Romanzi (2012),
Di tutto resta un poco (2013), Per Isabel (2013). Ha curato
l’edizione italiana dell’opera di Fernando Pessoa e ha
tradotto le poesie di Carlos Drummond De Andrade (Sentimento del
mondo, Torino, 1987). Ha ricevuto il Prix Médicis Etranger e
il Prix Européen de la Littérature in Francia;
l’Aristeion in Grecia; il Nossack dell’Accademia Leibniz
in Germania; l’Europäischer Staatspreis in Austria e i
premi Hidalgo e Cerecedo in Spagna. Ha vinto il premio Salento nel
2003 e il Frontiere-Biamonti nel 2010. I suoi libri sono tradotti in
tutto il mondo.
Renzo
Montagnoli
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