Scrivere
è più di vivere
di
Ferdinando Camon
Guanda
Editore
Saggistica
politica e attualità
Pagg.
290
ISBN
9788823523302
Prezzo
Euro 17,00
Uno
sguardo sul mondo
Nel
2006 Ferdinando
Camon ha riunito in un volume (Tenebre
su tenebre)
una serie di pensieri, ragionamenti, meditazioni, ricordi, scritti
nel corso di circa tre lustri in concomitanza con i fatti più
eclatanti della storia e della cronaca, come guerre, encicliche,
omicidi, suicidi, fenomeni sociali di vario genere, tutti eventi che,
senza che magari ce ne accorgiamo, incidono in modo determinante
sulla nostra vita.
Poi è passato del tempo, ma l’abitudine di osservare,
di riflettere su certi comportamenti, su ciò che un occhio
attento può cogliere anche nel quotidiano della vita non è
cessata ed ecco allora che il risultato di quel lavorio della mente,
a volte apparso già su quotidiani e periodici, è stato
riunito in unico volume, appunto questo Scrivere
è più di vivere.
Tengo a precisare, a beneficio di chi per la prima volta si accosta
alla scrittura di questo grande artista, che Camon è una
persona un po’ fuori dei canoni, certamente non allineata e
pertanto anche scomoda, politicamente scorretta insomma, pur tuttavia
senza essere anarchica, ed è forse quest’ultima
caratteristica che rende più interessanti i suoi articoli, che
non ribaltano, non capovolgono giudizi, ma che richiamano
l’attenzione su fatti che, sovente partendo dal particolare,
possono pervenire a una generalizzazione sicuramente di maggior
rilievo. Il suo, poi, è uno stile che non appesantisce la
lettura e che si presenta semplice, ma contemporaneamente efficace;
come prima ho scritto, alcuni di questi articoli, editoriali,
elzeviri mi erano già noti perché apparsi nel tempo
sulla stampa, mentre altri invece sono nuovi e in genere si tratta di
brevi riflessioni e anche di aforisma. In ogni caso, sono in grado
di interessare ampiamente, come il caso dell’esame
universitario superato, con l’esito trascritto sul libretto
personale, ma non sul registro. Qualcuno potrà pensare che in
fondo si tratta di un banale errore e in effetti in una società
non a compartimenti stagni sarebbe stato risolto, subito e senza
difficoltà, a tutto vantaggio dello studente Camon vittima
dell’incidente. Purtroppo non fu così, perché i
professori universitari, non sempre, ma spesso, si credono
infallibili, ma quel che è peggio è un’altra
cosa, vale a dire la consorteria mafiosa che all’epoca e credo
anche adesso esiste negli atenei. Quante a volte avete sentito
parlare dei cosiddetti baroni? Ecco, questo è stato un caso
che ha confermato la loro esistenza e che la mafia non è
prerogativa solo di certi ambienti siciliani. In ogni caso Camon non
attinge solo da esperienze personali, purché abbiano una
valenza di essere generalizzate, ma cerca anche di smontare i falsi
miti di un passato che sono sempre presenti nel nostro paese, come
nel caso di Cadorna, il generalissimo che con la sua insensata
strategia e la sua indifferenza mandò a morire, per niente,
centinaia di migliaia di soldati italiani. Destituito dopo Caporetto,
l’indagine su di lui, come spesso accade nel nostro paese, si
concluse con un nulla di fatto, tanto da restare celebre e da
meritare il suo cognome nelle toponomastiche di diverse città.
Camon ne avrebbe voluto la cancellazione dal piazzale che sta davanti
alla ex caserma dei Vigili del Fuoco a Udine, prima di una lunga
serie di cancellazioni che avrebbe ridato una giustizia postuma ai
nostri soldati caduti nella Grande Guerra. Mi risulta che sia stato
accontentato, ma la ricaduta a valanga non c’è stata e
ancora adesso, quando vado in giro, non è infrequente che mi
imbatta in piazze e strade intestate a quest’uomo che
soprattutto difettava di umanità. Poi ci sono semplici
osservazioni con opportune conclusioni, come quella che riporto di
seguito intitolata Contro
di noi:
Ci
sono immigranti che vengono per vivere in mezzo a noi, e possono
restare; altri che vengono per vivere accanto a noi, e possono
restare; altri che vengono per vivere contro di noi, e non possono
restare.
Una conclusione che è ineccepibile e che non può
portare a considerare razzista l’estensore, perché il
suo è un ragionamento del tutto logico, indipendente pertanto
da qualsiasi ideologia. Non posso andar oltre per ragioni anche di
spazio, ma credo che per chiudere questa recensione non ci sia nulla
di meglio di questo aforisma, che condivido totalmente: Per
invecchiare felici non occorre essere felici, basta vedere felici
coloro tra i quali s’invecchia. A un certo punto della vita, la
felicità è la visione della felicità altrui.
Da
leggere, centellinando, nei momenti di relax, in quelli di sconforto,
in quelli assai più rari di felicità, in poche parole,
anzi in una sola, sempre.
Ferdinando
Camon
è
nato in provincia di Padova. In una dozzina di romanzi (tutti
pubblicati con Garzanti) ha raccontato la morte della civiltà
contadina (Il
quinto stato, La
vita eterna, Un
altare per la madre –
Premio
Strega 1978), il terrorismo (Occidente, Storia
di Sirio),
la psicoanalisi (La
malattia chiamata uomo, La
donna dei fili),
e lo scontro di civiltà, con l’arrivo degli
extracomunitari (La
Terra è di tutti).
È tradotto in 22 paesi. Il suo ultimo romanzo è La
cavallina, la ragazza e il diavolo (2004).
Nel 2016 ha vinto il premio Campiello alla Carriera.
Renzo
Montagnoli
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