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  Recensioni  »  Scrivere č pių di vivere, di Ferdinando Camon, edito da Guanda 18/04/2019
 
Scrivere è più di vivere

di Ferdinando Camon

Guanda Editore

Saggistica politica e attualità

Pagg. 290

ISBN 9788823523302

Prezzo Euro 17,00



Uno sguardo sul mondo




Nel 2006  Ferdinando Camon ha riunito in un volume (Tenebre su tenebre) una serie di pensieri, ragionamenti, meditazioni, ricordi, scritti nel corso di circa tre lustri in concomitanza con i fatti più eclatanti della storia e della cronaca, come guerre, encicliche, omicidi, suicidi, fenomeni sociali di vario genere, tutti eventi che, senza che magari ce ne accorgiamo, incidono in modo determinante sulla nostra vita. Poi è passato del tempo, ma l’abitudine di osservare, di riflettere su certi comportamenti, su ciò che un occhio attento può cogliere anche nel quotidiano della vita non è cessata ed ecco allora che il risultato di quel lavorio della mente, a volte apparso già su quotidiani e periodici, è stato riunito in unico volume, appunto questo Scrivere è più di vivere. Tengo a precisare, a beneficio di chi per la prima volta si accosta alla scrittura di questo grande artista, che Camon è una persona un po’ fuori dei canoni, certamente non allineata e pertanto anche scomoda, politicamente scorretta insomma, pur tuttavia senza essere anarchica, ed è forse quest’ultima caratteristica che rende più interessanti i suoi articoli, che non ribaltano, non capovolgono giudizi, ma che richiamano l’attenzione su fatti che, sovente partendo dal particolare, possono pervenire a una generalizzazione sicuramente di maggior rilievo. Il suo, poi, è uno stile che non appesantisce la lettura e che si presenta semplice, ma contemporaneamente efficace; come prima ho scritto, alcuni di questi articoli, editoriali, elzeviri mi erano già noti perché apparsi nel tempo sulla stampa, mentre altri invece sono nuovi e in genere si tratta di brevi riflessioni e anche di aforisma. In ogni caso, sono in grado di interessare ampiamente, come il caso dell’esame universitario superato, con l’esito trascritto sul libretto personale, ma non sul registro. Qualcuno potrà pensare che in fondo si tratta di un banale errore e in effetti in una società non a compartimenti stagni sarebbe stato risolto, subito e senza difficoltà, a tutto vantaggio dello studente Camon vittima dell’incidente. Purtroppo non fu così, perché i professori universitari, non sempre, ma spesso, si credono infallibili, ma quel che è peggio è un’altra cosa, vale a dire la consorteria mafiosa che all’epoca e credo anche adesso esiste negli atenei. Quante a volte avete sentito parlare dei cosiddetti baroni? Ecco, questo è stato un caso che ha confermato la loro esistenza e che la mafia non è prerogativa solo di certi ambienti siciliani. In ogni caso Camon non attinge solo da esperienze personali, purché abbiano una valenza di essere generalizzate, ma cerca anche di smontare i falsi miti di un passato che sono sempre presenti nel nostro paese, come nel caso di Cadorna, il generalissimo che con la sua insensata strategia e la sua indifferenza mandò a morire, per niente, centinaia di migliaia di soldati italiani. Destituito dopo Caporetto, l’indagine su di lui, come spesso accade nel nostro paese, si concluse con un nulla di fatto, tanto da restare celebre e da meritare il suo cognome nelle toponomastiche di diverse città. Camon ne avrebbe voluto la cancellazione dal piazzale che sta davanti alla ex caserma dei Vigili del Fuoco a Udine, prima di una lunga serie di cancellazioni che avrebbe ridato una giustizia postuma ai nostri soldati caduti nella Grande Guerra. Mi risulta che sia stato accontentato, ma la ricaduta a valanga non c’è stata e ancora adesso, quando vado in giro, non è infrequente che mi imbatta in piazze e strade intestate a quest’uomo che soprattutto difettava di umanità. Poi ci sono semplici osservazioni con opportune conclusioni, come quella che riporto di seguito intitolata Contro di noi: Ci sono immigranti che vengono per vivere in mezzo a noi, e possono restare; altri che vengono per vivere accanto a noi, e possono restare; altri che vengono per vivere contro di noi, e non possono restare. Una conclusione che è ineccepibile e che non può portare a considerare razzista l’estensore, perché il suo è un ragionamento del tutto logico, indipendente pertanto da qualsiasi ideologia. Non posso andar oltre per ragioni anche di spazio, ma credo che per chiudere questa recensione non ci sia nulla di meglio di questo aforisma, che condivido totalmente: Per invecchiare felici non occorre essere felici, basta vedere felici coloro tra i quali s’invecchia. A un certo punto della vita, la felicità è la visione della felicità altrui.

Da leggere, centellinando, nei momenti di relax, in quelli di sconforto, in quelli assai più rari di felicità, in poche parole, anzi in una sola, sempre.




Ferdinando Camon è nato in provincia di Padova. In una dozzina di romanzi (tutti pubblicati con Garzanti) ha raccontato la morte della civiltà contadina (Il quinto statoLa vita eternaUn altare per la madre – Premio Strega 1978), il terrorismo (OccidenteStoria di Sirio), la psicoanalisi (La malattia chiamata uomoLa donna dei fili), e lo scontro di civiltà, con l’arrivo degli extracomunitari (La Terra è di tutti). È tradotto in 22 paesi. Il suo ultimo romanzo è La cavallina, la ragazza e il diavolo (2004). Nel 2016 ha vinto il premio Campiello alla Carriera.


Renzo Montagnoli

 
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