Sangue
di Giuda
di
Milvia Comastri
Giraldi
Editore
www.giraldieditore.it
Narrativa
romanzo
Pagg.
258
ISBN
978-88-6155-767-3
Prezzo
Euro 13,50
Quattro
donne alla deriva
Mio
nonno, che forse era un po’ maschilista, diceva che una casa
con due donne e senza un uomo su cui potessero sfogare le loro
frustrazioni era un posto infernale; non riesco a immaginare,
pertanto, come potrebbe essere una dimora in cui vivono quattro
donne, peraltro di tre generazioni. E questo libro parla appunto di
quattro persone di sesso femminile, strettamente imparentate, che
risiedono nella stessa abitazione, ma quasi come estranee, perché
nel tempo si è accumulata una indifferenza che a poco a poco è
diventata rancore e che ha fatto sì che pur così vicine
diventassero così lontane. Abbiamo così modo di
conoscere Celeste, la più anziana, che da da anni non esce e
sta rintanata in casa e la cui vita sembra imperniata su quei tre
pacchetti giornalieri di sigarette di cui non riesce a farne a meno e
la cui unica preoccupazione è la nipotina Mira, a parte la
litania di una continua imprecazione, quel Sangue di Giuda che dà
il titolo all’opera; poi c’è una donna a cui la
vita sembra aver negato tutto o quasi e che risponde al nome di
Assunta, figlia di Celeste; indi è presente, quando non in
giro in cerca di una velleitaria scrittura, Nadia, la bella Nadia,
altra figlia di Celeste e madre di Mira, una donna che senza sosta
spera di sfondare nel mondo del cinema e che ha numerosi rapporti
sessuali con uomini diversi, relazioni fugaci che illusoriamente
scambia per amore, e infine l’adolescente Mira, che detesta il
comportamento della madre, tutta tesa a prendere sul serio quello che
serio non è e viceversa. Insomma direi che è un bel
campionario di donne deluse, senza un futuro, fatta eccezione per la
giovane Mira che comprende che l’unico modo per fuggire da
quella ragnatela domestica è di andarsene, di fuggire.
C’è
un’atmosfera opprimente in questo romanzo, quasi un senso di
soffocamento tombale e il lettore arriverà a conoscere con
gradualità il carattere delle quattro protagoniste e a
comprendere cosa si celi in realtà dietro un palpabile alone
di mistero. Ma non ci sono solo donne, c’è pure qualche
uomo, e direi che i protagonisti maschili non ci fanno una gran bella
figura, ma del resto questo è in tutto e per tutto un libro al
femminile, in un mondo di sentimenti tipici di questo sesso e con dei
risvolti, sul finale, un po’ melodrammatici che personalmente
avrei stemperato, ma io sono un uomo e non una donna.
Una
cosa è certa, il romanzo di esordio di Milvia Comastri, che
fino a ora aveva pubblicato solo prose più brevi, è una
rappresentazione intimistica di quella che dovrebbe essere una
normale famiglia e non lo è, perché è evidente
che non è il vivere sotto lo stesso tetto che fa un’autentica
famiglia, e in questo senso sembra quasi rappresentare un’istituzione
passata, con la sua storia particolare propria di certe saghe del
secolo scorso. Non è facile, in questi casi, esporre ciò
che si sente, si corre anche il rischio di infarcire il tutto con dei
flash back, che per fortuna l’autrice è riuscita a
limitare. Eventualmente ciò che può frenare il lettore
è costituito dalle prime pagine, che appaiono abbastanza
nebulose e che potrebbero anche distogliere l’attenzione, o
addirittura far cessare la lettura. Però, basta superare
questo scoglietto, e le cose diventano più semplici, la nebbia
si schiarisce e il romanzo fluisce senza inciampi. L’argomento
non è di quelli che rientra propriamente nei miei gusti e pur
tuttavia devo dire che è riuscito a interessarmi e che quindi
questo esordio in una prosa lunga può essere considerato
complessivamente positivo e soddisfacente.
Milvia
Comastri ha
pubblicato tre raccolte di racconti: Donne,
ricette, ritorni e abbandoni (Pendragon
2005), Colazione
con i Modena City Ramblers (Historica
2012), Squilibri (Antonio
Tombolini Editore 2014) e suoi contributi sono presenti in molte
antologie. Questo è il suo primo romanzo.
Renzo
Montagnoli
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