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  Recensioni  »  Storia di Mantova, di Guido Vigna, edito da Marsilio 04/05/2019
 
Storia di Mantova

Da Manto a capitale della cultura

di Guido Vigna

Marsilio Editori

www.marsilioeditori.it

Storia

Pagg. 288

ISBN  9788831724371

Prezzo Euro 18,00


Dalle origini ai nostri giorni


Parlare di più di duemila anni di storia in 288 pagine può sembrare di primo acchito una missione impossibile, ma se, senza trascurare nulla, si espongono cronologicamente le vicende di una città senza approfondire la cosa diventa possibile ed è quello che ha fatto Guido Vigna, giornalista mantovano che con questo libro, di agevole lettura, ha inteso evidentemente fornire un testo affinché i mantovani, ma anche i tanti turisti possano avere almeno un’idea di cosa sia questa entità urbana, talmente bella da diventare patrimonio mondiale dell’umanità. Il periodo storico affrontato è indubbiamente assai lungo e aggiungo che addirittura non si è in grado di sapere con certezza quando Mantova è stata fondata; si parte ovviamente dal mito che Virgilio riporta nell’Eneide, di quella profetessa Manto, figlia di Tiresia, che avrebbe dato il nome alla città. Se però ritorniamo con i piedi sulla terra, c’è una buona probabilità che sia stata fondata dagli Etruschi nel VI secolo a.C. e poiché fra le divinità di quel popolo c’era quella dell’oltretomba chiamata Manth si può anche logicamente ipotizzare che il nome del dio sia stato esteso all’abitato. Poi seguono i periodi delle dominazioni celtiche, romane, delle calate dei barbari, dei Longobardi, dei Franchi, del libero comune per arrivare alla Signoria dei Gonzaga, ricchi agricoltori che in verità si chiamavano Corradi, ma che per la nobiltà acquisita assunsero come cognome quello del luogo di provenienza. E’ fuor di dubbio che il rinascimento è stato il periodo più bello, di autentico splendore di questa città a vocazione prettamente agricola, poi c’è stata la decadenza, l’estinzione della dinastia, l’avvento degli austriaci, indi quello dei francesi, di nuovo degli austriaci e infine, dal 1866, del Regno d’Italia. La storia, però, anche quella raccontata da Vigna non si ferma qui, perché arriva fino ai nostri giorni, con il dopo guerra che vede il sorgere di tante realtà industriali, che a partire dalla fine dello scorso secolo si ridimensionano alquanto, con diverse cessazioni di attività. Se non fosse per le ciminiere, alcune ormai da tempo spente, che costellano la periferia, si potrebbe quasi dire che il tempo si è fermato e in effetti nel bel centro storico e nelle vie adiacenti, con le antiche dimore, si può ancora respirare l’atmosfera di un tempo andato, così che, grazie a quei campagnoli venuti da Gonzaga, Mantova è andata riscoprendo la sua vera vocazione, cioè di essere meta del turismo che accorre a frotte a estasiarsi di fronte alla più bella camera del mondo, la camera picta realizzata da Andrea Mantegna, o a meravigliarsi per le sale affrescate dello splendido palazzo Te che porta la firma di Giulio Romano, e per tante altre bellezze che meriterebbero di essere almeno citate, ma che per ragioni di spazio sono costretto a omettere. Oggi come oggi la città vive del

riflesso di quel periodo aureo in cui si affollavano a Mantova pittori, scultori, architetti, poeti e musicisti, un trionfo di opere d’arte in parte emigrate verso altri lidi o andate disperse, ma quel che resta basta a testimoniare una grandezza culturale di cui non solo i mantovani, ma tutti gli italiani devono essere orgogliosi.

Da leggere.



Guido Vigna (Mantova, 1942) ha scritto per molte grandi testate: dal «Corriere della Sera» a «Repubblica», dal «Giorno» all’«Avvenire», dalla «Domenica del Corriere» al «Mondo». Ha lavorato in Rai, a Prima Pagina, con la rubrica Vocabolariando, e pubblicato, per Rusconi, le biografi e di Ezio Vanoni e Pasquale Saraceno. Dissacratore per vocazione, a cominciare da se stesso, colleziona necrologi sognando di scrivere con essi una Spoon River italiana. Ha creato iniziative diventate famose: Un Natale di Libri a Bolzano e Titolo e Copertina dell’anno, premio giornalistico ideato per la Ferrari di Trento.


Renzo Montagnoli

 
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