Maigret
e il libanese
di
Georges Simenon
Arnoldo
Mondadori Editore S.p.A.
Narrativa
romanzo giallo
Pagg.
155
ISBN
9788804375814
Prezzo
Euro 9,99
Conclusione
poco convincente
Parte
bene, con Maigret che in piena notte viene svegliato da una
telefonata del suo amico dottor Pardon e che prega il commissario di
correre da lui, nonostante ci sia una vera e propria tempesta di
neve. Arrivato al suo ambulatorio, si sente raccontare una strana
storia, di una giovane donna e di un suo accompagnatore che hanno
richiesto il suo aiuto in quanto lei è stata ferita da un
colpo d’arma da fuoco sparato da un auto in corsa. Il buon
medico presta le cure del caso e, mentre si lava le mani, si accorge
che i due si sono eclissati. Comincia così Maigret e il
libanese, un romanzo in cui non mancano i personaggi che
sembrano mentire con un’innocenza da bambini, che sono tutti
ugualmente sospettabili al punto che i loro alibi si sostengono l’un
con l’altro. In questo frangente, ormai perso un po’ il
filo del racconto, quando è il momento di individuare il
colpevole ne viene scelto uno a caso, sulla base di illazioni ben
poco plausibili, ma che consentono di chiudere un romanzo in cui
sembra che Simenon, nel fervore della scrittura, si sia un po’
perso per strada. E’ un peccato, perché è come se
avesse costruito una struttura importante e poi l’avesse fatta
rovinare togliendole un puntello.
Quindi,
non è il miglior Simenon quello che ha scritto questo romanzo
che, a parte la delusione finale, si lascia tuttavia leggere.
Georges
Simenon,
nato a Liegi nel 1903, morto a Losanna nel 1989,
ha lasciato centonovantatre romanzi pubblicati sotto
il suo nome e un numero imprecisato di romanzi e racconti pubblicati
sotto pseudonimi, oltre a volumi di «dettature» e
memorie. Il commissario Maigret è protagonista di 75 romanzi
e 28 racconti, tutti pubblicati fra il 1931 e il 1972. Celebre in
tutto il mondo, innanzitutto per le storie di Maigret, Simenon è
anche, paradossalmente, un caso di «scrittore per scrittori».
Da Henry Miller a Jean Pauhlan, da Faulkner a Cocteau, molti e
disparati sono infatti gli autori che hanno riconosciuto in
lui un maestro. Tra questi, André Gide: «Considero
Simenon un grande romanziere, forse il più grande e il più
autentico che la letteratura francese abbia oggi»;
Walter Benjamin: «… leggo ogni nuovo romanzo di
Simenon»; Louis-Ferdinand Céline: «Ci
sono scrittori che ammiro moltissimo: il Simenon dei Pitard,
per esempio, bisognerebbe parlarne tutti i giorni».
Renzo
Montagnoli
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