Ezio
di
Giorgio Ravegnani
Salerno
Editrice
Storia
biografia
Pagg.
232
ISBN
9788869733024
Prezzo
Euro 18,00
L’ultimo
grande generale romano
Verso
la fine del IV secolo l’impero romano è ancora molto
grande, si estende su un territorio enorme, ma, se può
sembrare forte e potente, cela invece
una fragilità pronta ad
apparire al momento più propizio, insomma è quello che
si potrebbe definire un colosso dai piedi di argilla. Sono ormai
diversi secoli che i barbari premono alle frontiere, un po’
desiderosi di mettere le mani sulle ricchezze del grande stato, un
po’ per fuggire altri popoli predatori che, nella loro
espansione, seminano solo morte e distruzione. Un tempo l’esercito
romano era forte e pressochè invincibile, ma ora, ridotto nei
ranghi, composto in larga parte da quegli stessi barbari, non è
monolitico come potrebbe apparire, ha perso molto della sua razionale
ed efficiente organizzazione dopo le riforme mitari avviate da
Diocleziano e perfezionate da Costantino. Piano piano l’impero
viene eroso, ma è con la grande battaglia di Adrianopoli del 9
agosto 378 in cui i Romani, sconfitti dai Visigoti, con l’uccisione
anche dell’imperatore d’oriente Valente, che le sorti di
quello che è stata la più grande e duratura potenza
nella storia dell’umanità cominciano a evolvere in senso
negativo. Si potrebbe dire che questa battaglia segna l’inizio
della fine, anche se seguirono altre battaglie con esiti più
favorevoli per i romani, soprattutto grazie a un loro grande
generale, di cui poco sappiamo e che è stato oggetto di uno
studio da parte dello storico Giorgio Ravegnani. Ezio, anzi per la
precisione Flavio Ezio, vissuto dal 390 circa al 454, è il suo
nome, un uomo che aveva lo stampo dell’antico romano,
impregnato di un alto senso dello stato e dalle indubbie capacità
di stratega, dapprima alleato con gli Unni e poi loro acerrimo nemico
al punto che li sconfisse, sbaragliandoli, nella famosa battaglia dei
Campi Catalaunici, nella regione dello Champagne, avvenuta il 20
settembre 451, ma secondo altri studiosi esattamente tre mesi prima.
Trascorsero tre anni ed Ezio moriva, assassinato dall’imperatore
Valentiniano III, timoroso per l’ascendente del suo generale.
Quella dei Campi Catalaunici fu probabilmente l’ultima grande
battaglia vinta dai romani, un vero e proprio canto del cigno. L’aver
tolto di mezzo l’unico uomo che per le sue capacità
avrebbe potuto difendere l’impero fu un errore madornale, come
se Valentiniano si fosse tagliato la mano destra con quella sinistra,
e, secondo la tesi dell’autore, consentì di fatto i
successivi colpi deleteri sferrati dai nemici di Roma, nemici che
avrebbero potuto essere facilmente ostacolati se Ezio fosse rimasto
in vita. Di certo la sorte dell’impero era segnata, perché
la genesi di uno stato contempla che quando questo si è
avviato lungo la parabola discendente questa caduta non può
essere fermata, ma al massimo solo rallentata. E appunto Ezio avrebbe
spostato in là, di quanti anni non è possibile sapere,
la fine di Roma.
Ezio
è un interessante saggio storico su un personaggio meno
conosciuto di altri grandi condottieri romani, ma non non meno valido
e pertanto degno della massima considerazione.
Giorgio
Ravegnani
è
un professore di Storia Bizantina all’Università di
Venezia.
Renzo
Montagnoli
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