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  Recensioni  »  I giovedì della signora Giulia, di Piero Chiara - Arnoldo Mondadori Editore 10/05/2007
 

I giovedì della signora Giulia

di Piero Chiara

Arnoldo Mondadori Editore

Narrativa – romanzo

Pagg. 134

ISBN: 978-88-04-45509-7

Prezzo: € 7,80

 

Esiste il delitto perfetto? Non pochi autori del genere “giallo” hanno affrontato questa ardua prova, con risultati più o meno soddisfacenti, o credibili.

Piero Chiara, che non è possibile definire un autore di genere, ha voluto provarci, mettendo anche a frutto la lunga frequentazione degli ambienti giudiziari derivante dal suo lavoro e ne é uscita così, più che un romanzo, una presceneggiatura, perché lo scopo originale era di realizzare un adattamento televisivo, che poi si concretizzò nell'opera con lo stesso titolo trasmessa in cinque puntate nel 1970 dalla radio-televisione italiana e che ebbe grande successo.

Indubbiamente il fatto che sia stato scritto in funzione di uno spettacolo televisivo fa sì che in questo lavoro si avverta meno la mano felice dell'autore, così bravo a descrivere con sottile finezza gli ambienti di una certa provincia italiana negli anni del dopoguerra.

E in effetti la narrazione si presenta necessariamente schematica, pur non mancando la consueta abilità nel figurare i personaggi, ma con un tono più distaccato, quasi di cronaca giornalistica.

Come in tutti i gialli che si rispettano c'è il commissario di polizia, uomo accorto e capace, ma veritiero, e non un mostro di bravura. Proprio per questo appare più funzionale alla trama e finisce con il dare risalto all'abile piano architettato da un omicida di notevole intelligenza. Sì, perché l'enigma non viene sciolto neppure alla fine, tanto che il processo penale si concluderà con un'assoluzione per insufficienza di prove.

La lettura è veramente appassionante, perché poco a poco ci si lascia coinvolgere dallo stimolo pressante della ricerca della verità, a cui si viene indirizzati in modo mirabile. Tuttavia, quando si crede di aver fatta piena luce sulla vicenda, altrettanto razionalmente ci viene proposta una soluzione di uguale validità, a cui possiamo prestare anche fede, ma che viene a complicare terribilmente le cose, tanto che alla fine il verdetto assolutorio ci sembra la più logica delle conclusioni.

Ci si chiede: chi sarà il colpevole,  o saranno entrambi colpevoli?

Non c'è risposta,  e in questa sospensione, in questa tipica incertezza ritroviamo il Chiara autore di quei romanzi di provincia che terminano in modo non definitivo, come, per esempio, in “Vedrò Singapore?”.

Dimenticavo: è un opera che si legge in un fiato e che poi invece fa arrovellare il cervello,  in un'impossibile ricerca della verità che, forse, nemmeno l'autore conosceva.

 

Piero Chiara nasce a Luino il 23 marzo 1913, in una famiglia di origini siciliane.

Studia in vari collegi religiosi, ma poi abbandona la scuola, completando da autodidatta la propria formazione culturale.

Dipendente di un'amministrazione statale, vive, durante gli anni del fascismo, la più chiusa e al tempo stesso più eccitante vita di provincia: lunghe letture, il gioco e gli intrighi d'amore.

Data la sua naturale indole al dissenso, diviene inviso al fascismo, al punto che il Tribunale Speciale emette una severa condanna nei suoi confronti e che evita unicamente con la fuga in Svizzera.

Terminata la guerra, ritorna in Italia con un'aureola di antifascista, che gli sarà di aiuto nel reinserimento nell'Italia repubblicana.

Inizia un periodo di fervida creatività che lo porta ad abbandonare il lavoro nell'amministrazione statale per dedicarsi unicamente alla scrittura.

Nascono così i romanzi Il piatto piange, La spartizione, 1964; Il balordo, 1967, con cui vinse Il Bagutta; Il Pretore di Cuvio, 1973; La stanza del vescovo, 1976; Il cappotto di astrakan, 1978; Vedrò Singapore?, 1981, oltre a molti altri, una produzione tutta di notevole livello, dove la capacità dell'autore di scrivere con equilibrio, di non indulgere mai alla volgarità anche nelle storie più scabrose, non viene mai meno.

Piero Chiara muore a Varese il 31 dicembre 1986.     

 

    

 

 

 

 

 

 

 
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