Potenza
e Bellezza
Cronache
da Roma e da Parigi (1796-1819)
di
Elido Fazi
Fazi
Editore
Narrativa
Pagg.
432
ISBN 9788893255349
Prezzo
Euro 20,00 (eBook Euro 9,99)
...il
naufragar m'è dolce in questo mare.
“Ahi
serva Italia, di dolore ostello”, inizia con questa invettiva
un verso del VI canto del Purgatorio nella Divina Commedia; quando
Dante Alighieri scrisse la sua famosa opera era a cavallo fra il XIII
e il XIV secolo e la decadenza dell’Italia, divisa in tanti
staterelli, era sotto gli occhi di tutti. Anche sul finire del XVIII
secolo la situazione non era cambiata, tanto che di queste divisioni
approfittò Napoleone Bonaparte per mettere i suoi artigli sul
Bel Paese, promettendo agli italiani una libertà e fraternità
che erano intrise dei colori della bandiera francese. Il romanzo
storico di Elido Fazi da un lato si occupa dell’ascesa e poi
della caduta dell’astro napoleonico, divorato dalla sua stessa
sete di potenza, e dall’altro, in parallelo, delle arti, del
vivere civile in pace in sintonia e in armonia con se stessi e con la
natura, attraverso le storie di Costantino che non ci sta a essere
soffocato dal potere francese e del conte Monaldo, pavido, e dedito
soprattutto alle letture. Entrambi hanno due figli con lo stesso
nome, cioè Giacomo, ma solo uno, l’erede di Monaldo,
diventerà famoso non solo in Italia e anche nei secoli a
venire. La violenza arrembante del corso che crede in una sua
inarrestabile ascesa, che crea il suo stesso mito e poi lo distrugge,
aspetti entrambi di una potenza fine a se stessa, e l’intelligenza
che cerca di penetrare i misteri del mondo, conoscendo anche meglio
se stessi, propri di Giacomo Leopardi, si confrontano a distanza,
senza mai incontrarsi, troppo diverse nelle loro caratteristiche la
potenza e la bellezza, quest’ultima non dell’aspetto
fisico, ma della natura e delle arti. In 432 pagine Fazi riesce a
parlarci della parabola del giovane generale corso che, in preda a
una sete inestinguibile, sale sempre più in alto alla ricerca
del potere per il potere, arrivando a distruggere se stesso, e in
contrapposizione della serena e profonda visione della vita del
giovane Leopardi. C’è un punto dell’opera in cui
il narratore riporta l’orazione per la liberazione del Piceno
tenuta appunto dal nostro Giacomo e la riporta perché nessun
altro pensiero, nessun altro sunto potrebbe spiegare meglio l’alto
concetto nella stessa contenuto e da cui si evince che a soli 17
anni avesse già capito tutto. Il passo che ci interessa è
eloquente e lo riporto perché non saprei dire di meglio:”
Ma
supponiamo che questa supposizione – e cioè che un Paese
potente è anche il più felice – non sia vera, e
che la vera felicità dei popoli fosse riposta non nella
Potenza ma nella pace necessaria alla creazione di cose belle, alle
arti più utili, alle lettere, alle scienze, nella prosperità
del commercio e dell’agricoltura, fonti della ricchezza delle
nazioni. Se questo fosse vero, e cioè che il paradigma
per valutare la felicità degli Stati è la Bellezza e
non la Potenza, probabilmente non esisterebbe al mondo un popolo più
felice di quello degli Italiani”.
Il
romanzo scorre fluido come un fiume pacioso che s’avvia alla
foce; la penna di Fazi sa regalare momenti di ironia non disgiunti da
una malinconia di fondo per quello che il nostro paese era ed è,
e non per quello che potrebbe essere. Se le figure di Napoleone
Bonaparte e di Gioacchino Murat appaiono come meteore che velocemente
solcano il cielo, per poi svanire, il personaggio di Giacomo
Leoprardi è quello di un’astro che brilla in eterno, e
non a caso il romanzo termina riportando per intero l’Infinito.
“Sempre caro mi fu quest’ermo colle...”, una lirica
di una forza sovrumana, che parla persuasiva di un processo
interiore, di una simbiosi fra uomo e natura, un discorso rivolto a
ogni uomo e in ogni epoca, un’opera immortale.
Elido
Fazi si
laurea in Economia e Commercio presso l'Università La Sapienza
di Roma e nel 1977 consegue un Master in Economia presso l'Università
di Manchester. Nel 1979, dopo due anni presso la Ford of Europe di
Londra, entra alla Business International Corporation, per la quale
dall'86 dirige la sede italiana. Nel 1989 viene nominato Vice
Presidente di Business International/The Economist Intelligence Unit,
con responsabilità per i paesi mediterranei. Nel 1993 fonda
Business International, società a capitale italiano che
gestisce il marchio Business International di proprietà
dell'Economist Group con un accordo di licensing. Nel 1994 fonda la
casa editrice, Fazi Editore. Ha tradotto e pubblicato il poema in
versi La
caduta di Iperione (1995),
e ha scritto due romanzi ispirati alla vita di John Keats, L'amore
della luna (2005)
e Bright
Star (2010).
Con Paolo C. Conti, ha pubblicato il pamphlet Euroil.
La borsa iraniana del petrolio e il declino dell'impero
americano (2007).
Di grande successo fu la collana One Euro, in cui pubblicò La
terza guerra mondiale? La verità sulle banche, Monti e
l'Euro (2012)
e La
terza guerra mondiale? libro secondo - Chi comanda, Obama o Wall
Street? (2012).
Con Gianni Pittella (vice presidente del Parlamento Europeo) ha
pubblicato Breve
storia del futuro degli Stati Uniti d'Europa (2013).
Renzo
Montagnoli
|