Congo
di
David Van Reybrouck
Feltrinelli
Editore
Storia
Pagg.
669
ISBN
9788807888731
Prezzo
Euro 15,00
Un
paese grande, non un grande paese
“Un
brodo giallastro, ocra, ruggine. Ti trovi ancora a centinaia di
miglia dalla costa, ma già lo sai: qui comincia la terra. Il
fiume Congo si getta nell’Oceano Atlantico con una forza tale
da cambiare il colore dell’acqua per centinaia di chilometri.”
Già
l’incipit di questo libro riesce a dare un’idea delle
dimensioni di questo grande stato, vale a dire l’ex Congo
belga, che ora si chiama Repubblica Democratica del Congo esteso
per 2.344.858 km quadrati (all’incirca otto volte l’Italia)
e con una popolazione di circa 17 milioni di abitanti. Del resto il
fiume stesso, cioè il Congo, ha una lunghezza di ben 4.300
km., con un bacino idrografico che è superato solo da quello
del Rio delle Amazzoni. Quindi si tratta di un paese molto grande,
con una bassa densità di popolazione, immense foreste, miniere
di diamanti, rame, uranio e cobalto, per lo più concentrate
nella provincia
del Katanga, il che dovrebbe far pensare a uno stato ricco, con un
Pil pro capite particolarmente elevato, e invece non è così.
Anzi, vi regna la miseria, vi dilaga la corruzione, la mortalità
infantile è particolarmente elevata. Perchè? Il perché
ce lo spiega David Van Reybrouck con questo libro corposo (sono più
di 600 pagine), ma ben strutturato e completo quanto ad analisi della
storia di questo stato e della della sua evoluzione dopo aver
raggiunto l’indipendenza il 30 giugno 1960, troppo presto
perchè potesse reggersi in modo equilbrato da sé, con
una classe dirigente impreparata sotto l’aspetto politico e
quello amministrativo. Quindi, l’iter di decolonizzazione non
si può dire certamente ben riuscito, con questa fretta di
rendersi autonomi, anche perché il Belgio temeva che potesse
nascere una guerra di indipendenza come quella che incendiava
l’Algeria; un po’ questa decisione affrettata, un po’
la frenesia degli emergenti capi congolesi, sta di fatto che il
lavoro di emancipazione non fu completato, determinando tutta una
serie di conseguenze, quali colpi di stato, guerre, purghe etniche,
dittature mascherate da democrazie, pessima o addirittura inesistente
amministrazione che hanno portato un paese potenzialmente ricco a
essere invece misero. Le Nazioni Unite dovettero intervenire più
volte, ma non risolsero il problema di fondo dell’impreparazione
culturale al concetto di libertà e democrazia di chi aspira ai
posti di comando.
L’autore
ha la straordinaria capacità di narrarci la storia del Congo
dalle sue origini, quando era un Regno che poi divenne proprietà
del re del Belgio Leopoldo II, che non esitò a sfruttare in
modo impietoso la popolazione, come se anche questa fosse una sua
proprietà personale; decise poi di conferire questo suo
territorio privato nelle colonie belghe nel 1908 quando si accorse
delle notevoli difficoltà di gestire questa entità
troppo grande. Il libro è in grado di farci conoscere passo
dopo passo la storia del paese, e lo fa in un modo che posso definire
avvicente, del tutto inusuale cioè per un saggio storico,
notoriamente greve. Quindi, ne consiglio la lettura perché è
più che mai utile capire come un paese che avrebbe tutte le
carte per essero ricco sia invece povero e come il rimedio sia ben
lungi dal venire, perché uno spirito libero e democratico non
si crea mai di colpo, ma ha bisogno di tempi che possono essere più
o meno lunghi.
David
Van Reybrouck
é uno
dei più importanti intellettuali in Belgio, è
ricercatore, giornalista, poeta. Ha scritto numerosi libri, ma è
con Congo (Feltrinelli,
2014) che ha ottenuto rinomanza internazionale. È presidente
del Pen Club belga. Nel 2011 ha lanciato in Belgio il progetto G1000,
una piattaforma di innovazione democratica per aumentare la
partecipazione dei cittadini al processo politico. A questi temi ha
dedicato il saggio Contro
le elezioni. Perché
votare non è più democratico (Feltrinelli
2015).
Renzo
Montagnoli
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