Robin
Hood
Il
principe dei ladri
di
Alexandre Dumas
Edizioni
Einaudi
Narrativa
Pagg.
304
ISBN
9788806230036
Prezzo
Euro 11,00
Il
grande valore dell’amicizia
Questa
volta la fertile penna di Alexandre Dumas e la sua indubbia
creatività non hanno inventato una vicenda originale e
nemmeno un nuovo personaggio, perché Robin Hood è un
eroe popolare della Gran Bretagna e non è improbabile che
questo paladino della povera gente e degli oppressi sia esistito
veramente; poi, come accade sempre in questi casi, la sua figura è
stata ingigantita dalla naturale tendenza degli uomini a cucire
intorno a un protagonista epico un alone di leggenda. Quindi la
foresta di Sherwood e la contea di Nottingham non sono frutto di una
pura invenzione ed esistono ancor oggi. Quanto al fatto che Robin
Hood ci sia stato realmente le probabilità sono confortanti,
anche se uomini diventati banditi a causa di torti subiti non
mancarono nell’Inghilterra dell’epoca, ma sarebbe più
opportuno dire delle epoche, giacché i personaggi
identificabili con la figura del leggendario
bandito sono vissuti nel XIV e e nel XV secolo.
Ciò
premesso, dove la fantasia di Dumas si sbizzarrisce è
nell’invenzione dei compagni del famoso arciere, dal
gigantessco, ma riflessivo e intelligente Litte John all’ilare
frate Tuck, un religioso con caratteristiche del tutto proprie,
sempre pronto a menar le mani e a partecipare a colossali bevute di
sidro o di birra. Ovviamente la descrizione di Robin è pur
essa frutto di creatività, così come le vicende che lo
vedono protagonista; non poteva mancare una dolce donzella ed ecco
allora la bella e determinata Lady Marian, mentre con tutta questa
brave gente era necessaria la figura del cattivo di turno,
perfettamente delineato nel perfido barone Alwine, che sarà
più conosciuto come sceriffo di Nottingham.
Robin
Hood
è il classico romanzo di cappa e spada, genere in cui Dumas
eccelle, e anche questo appare particolarmente riuscito, benchè
opere cinematografiche successive, liberamente tratte dallo stesso,
disorientino un po’, vista la non identità della trama;
comunque come lettura d’evasione è veramente
consigliabile, non dimenticando come ricorra un fil rouge proprio
dell’autore, e che troviamo anche nei Tre
moschettieri,
e cioè il grande valore dell’amicizia.
Alexandre
Dumas
scrittore
e drammaturgo francese.
Riconosciuto
maestro del romanzo storico e del teatro romantico, fu uno dei più
prolifici e popolari scrittori francesi del diciannovesimo
secolo.
Figlio
di Thomas-Alexandre Davy de La Pailleterie, soldato semplice figlio
di un marchese, e di una schiava nera di Santo Domingo, Marie
Cessette Dumas, dalla quale eredita il cognome.
Alcuni
anni dopo la morte del padre, nel 1823 il giovane Alexandre fu
inviato a Parigi per intraprendere gli studi di legge.
Nella
capitale riuscì a ottenere, grazie alla sua buona calligrafia,
diversi incarichi presso il Duca d'Orléans, il futuro re Luigi
Filippo.
Ebbe
un figlio da una vicina di pianerottolo. Il figlio, anch'egli
chiamato Alexandre Dumas, seguì le orme paterne e fu anch'egli
scrittore di fama.
Dumas
padre è famoso soprattutto per Il
conte di Montecristo e
per la trilogia dei moschettieri formata da I
tre moschettieri,
da Vent'anni
dopo e
da Il
visconte di Bragelonne.
Con
l'arrivo del successo, Dumas iniziò a condurre una vita al di
sopra delle proprie possibilità economiche. Nel 1844, a
seguito dell'acquisto di un terreno nei pressi di Parigi, a
Port-Marly, fece costruire il "Castello di Montecristo", un
edificio frutto di una miscellanea di diversi stili, dal
rinascimento, al gotico, al barocco. Nel 1847 inaugurò un
proprio teatro, il "Théâtre-Historique"
(Teatro Storico), dove vengivano rappresentate le opere dei maggiori
autori del passato, da Shakespeare a Goethe, da Calderon de la Barca
a Schiller.
Dopo
solo tre anni di attività però il teatro
fallì.
Rovinato
dai debiti Dumas mise all'asta il suo castello e nel 1851, cercato da
più di 150 creditori, dovette riparare in Belgio.
Nel
1854, risolti i suoi problemi finanziari, tornò infine a
Parigi.
Le
sue ceneri furono trasferite al Panthéon di Parigi il 30
novembre 2002.
Renzo
Montagnoli
|