La
bambola cieca.
Un’indagine
di Arthur Jelling
di
Giorgio Scerbanenco
Edizioni
La nave di Teseo
Narrativa
Pagg.
256
ISBN
9788834604045
Prezzo
Euro 17,00
Un
incastro perfetto
Perché
qualcuno minaccia di uccidere il chirurgo Augusto Linden se questi
opererà il ricco Alberto Déravans facendogli
riacquistare la vista perduta in un incidente automobilistico due
anni prima? E quando effettivamente il luminare della medicina verrà
ucciso, perché si vuole impedire chiunque di effettuare questo
intervento chirurgico? Si tratta delle domande logiche che si pone
l’investigatore della polizia Arthur Jelling, ma che frullano
anche nella mente di chi legge questo riuscitissimo thriller.
Scerbanenco,
al suo secondo romanzo dopo Sei ore di preavviso, dimostra il
suo innato talento, quella capacità di coinvolgere il lettore,
rendendolo partecipe delle indagini di un poliziotto del tutto
particolare che opera esclusivamente secondo logica, partendo
tuttavia dal suo non comune intuito. Non è un uomo d’azione,
anzi ha paura della violenza e prova orrore nel vedere le vittime, ma
segue un filo razionale ben preciso, come per esempio quello che lo
porta a cercare oggetti che nulla hanno comunemente a che fare con il
luogo in cui sono reperiti, cioè cerca quelle che possono
sembrare stranezze per i più, ma che hanno una loro ragion
d’essere, come per esempio una scatola di fiammiferi tutti
senza capocchia in cucina, oppure una bambola priva degli occhi nella
sala operatoria della clinica in cui è ricoverato Alberto
Déravans per essere sottoposto all’intervento chirurgico
agli occhi. Nelle sue indagini si fa spesso accompagnare dal sergente
Matchy, il classico uomo d’azione, così che entrambi
danno vita a una coppia perfetta, uno la mente e l’altro il
braccio; c’è poi il capitano Sunder, diretto superiore
di Jelling, burbero e brontolone, un poliziotto vecchia maniera con
metodi di investigazione spesso obsoleti, ma intelligente tanto da
affidare a Jelling i casi più difficili. E poi c’è
qualcuno che interviene ogni tanto e parla in prima persona, l’amico
e consulente dottor Berra, professore in psicopatologia, insomma
personaggi tutti già presenti nel primo romanzo e quindi
protagonisti fissi, ognuno con delle sue caratteristiche proprie e
comunque tali da renderli interessanti a chi legge. E’ quasi
superfluo che dica che ancora una volta Jelling riuscirà ad
assicurare alla giustizia chi ha posto in essere le minacce e ha poi
ucciso. Ci arriverà, come al solito, secondo un percorso
logico in una trama che sembra fatta apposta, e lo è, per le
caratteristiche dell’investigatore, con una serie di pietruzze
che, come in un mosaico, vengo a incastrarsi perfettamente, rivelando
il nome del colpevole.
La
bambola cieca è senz’altro meritevole di
lettura.
Giorgio
Scerbanenco
(Kiev,
28 luglio 1911 – Milano, 27 ottobre 1969),
scrittore
italiano di origine russa. Di madre italiana e padre ucraino, a
sedici anni si stabilì a Milano. Fu collaboratore, redattore e
direttore di periodici femminili ad alta tiratura, per i quali
scrisse racconti e romanzi «rosa», per lo più
ambientati nell’America degli anni Quaranta. Più tardi
approdò al genere poliziesco e fu il successo, prima
con Venere
privata (1966),
poi con Traditori
di tutti (1966).
Altrettanto fortunate le opere successive, da I
ragazzi del massacro (1968)
a I
milanesi ammazzano al sabato (1969),
ai racconti postumi di Milano
calibro 9 (1969)
e Il
centodelitti (1970).
Protagonista di quasi tutta la serie è Duca Lamberti, accorto
investigatore della Milano «nera». Prodigioso narratore
di storie e maestro nel catturare l’attenzione del lettore,
Scerbanenco fu uno dei primi, in Italia, a confrontarsi con i gusti
di un pubblico di massa. La sua scrittura, insieme ingenua e
ricercata, antiletteraria, piena di sprezzature, veloce, è
singolarmente efficace. Nel 2018 esce Luna
di miele per
La Nave di Teseo.
Renzo
Montagnoli
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