Gli
ultimi testimoni
di
Svetlana Aleksievič
Bompiani
Editore
Narrativa
Pagg.
368
ISBN
9788845293917
Prezzo
Euro 12,00
L’infanzia
rubata
Chi
può ricordare oggi i giorni della seconda guerra mondiale se
non quelli che allora erano bambini e se un conflitto è sempre
una tragedia lo è ancora di più per l’infanzia,
in tempi normali un periodo della vita spensierato e gioioso, ma che
di fronte alla violenza, alle bombe e al sangue era allora un incubo.
E’
a questi piccoli uomini che è dedicato questo libro di
Svetlana Aleksievic, scrittrice bielorussa insignita nel 2015 del
premio Nobel per la letteratura.
In
giorni come questi, in cui fra le tante infuria una guerra in un
paese che ci è vicino, leggere questo libro è quasi
doveroso, perché l’autore, persona sensibile e contro le
follie perpetrate invocando soventi scopi fasulli, si è posta
tante domande, ma è arrivata a un’unica risposta,
conclusiva e non contestabile: nulla
può giustificare anche una sola lacrima di bambino.
I
piccoli uomini, ormai ampiamente adulti, stimolati dalla scrittrice,
rievocano, raccontano di un dolore sopito che ritorna con le parole,
di una parentesi che sembrava chiusa, ma non lo era, e così
ascoltiamo tante storie, commoventi, struggenti, che non possono non
stringere il cuore.
E’
un’infanzia rubata, piccole vite sballottate nel vento
impetuoso della storia, private di ogni cosa, ma quel che è
più grave spesso rese orfane dei genitori, soprattutto della
mamma, il rifugio sicuro a cui ogni bambino tende nel momento del
pericolo. E spesso non si tratta solo di mamma o papà morti
nel corso di un bombardamento, perché c’è ancor
di peggio: la follia cieca dei tedeschi che, per imporre il loro
volere, uccide spesso innocenti che non hanno compiuto atti ostili,
solo per dare una dimostrazione della loro ferocia. Non sono solo i
genitori fucilati davanti ai figli, perché non di rado anche i
bimbi cadono sotto le raffiche di mitra, colpevoli solo di esistere.
Ci
sono pagine e narrazioni capaci di smuovere anche il cuore più
indurito, bimbi rimasti senza i genitori che fuggono disperati in
cerca di qualcuno che li soccorra e questo capita quasi sempre. Come
ci sono gli uomini che uccidono ci sono per fortuna quelli che
aiutano, che comprendono e vedono il terrore negli occhi del bambino
e allora, nonostante le difficoltà e i pericoli, vengono in
soccorso, diventano nuovi padri e nuove madri, ridanno una speranza
nel futuro a chi credeva di averla irrimediabilmente persa. Questi
buoni samaritani oggi non ci sono più, sono mancati secondo il
corso naturale della vita, ma sono sicuro che sarebbero felici se
sapessero quanto sono ricordati, con quanto amore si parla di loro.
Quello che però è più importante in questo libro
è ciò che meno ci si aspetta: questi bambini a cui
hanno ucciso i genitori, che hanno avuto paura per la loro stessa
vita, che hanno spesso vissuto quasi solo d’aria, come quelli
di Leningrado durante il famoso assedio, non odiano chi ha così
infierito sulla loro infanzia. Era tanto il bisogno d’amore
quando ne sono stati privati che non c’è stato posto per
l’odio e così queste creature, a volte quasi in fasce,
alle cui lacrime si possono unire anche le nostre, insegnano il modo
per non avere più guerre. Già lo sapevamo che l’amore
può tutto, ma spesso ce ne dimentichiamo, eppure il rimedio
c’è ed è in noi, basta metterlo in cima alle
priorità, sommerso spesso da un egoismo che non soddisfa mai.
Da
leggere, è un capolavoro.
Svetlana
Aleksievič
è
nata in Ucraina nel 1948 da padre bielorusso e madre ucraina.
Giornalista e scrittrice, è nota soprattutto per essere stata
cronista per i connazionali dei principali eventi dell’Unione
Sovietica nella seconda metà del XX secolo. Fortemente critica
nei confronti del regime dittatoriale in Bielorussia, è stata
perseguitata dal presidente Aleksandr Lukašenko e la sua opera
è stata bandita dal paese. Dopo dodici anni all’estero è
tornata a Minsk, ma nel settembre del 2020 è stata costretta a
fuggire in Germania. Per i suoi libri, tradotti in più di
quaranta lingue, ha ricevuto il Premio Nobel per la Letteratura nel
2015.
Renzo
Montagnoli
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