Occidente
di
Ferdinando Camon
Apogeo
Editore
Narrativa
Pagg.
132
ISBN
9788899479909
Prezzo
Euro 15,00
Perché
gli attentati?
Credevo
di aver finito anni fa con la lettura di opere di Ferdinando Camon,
anche se in tempi più recenti qualcosa ha pubblicato, romanzi
che a definirli minori può essere eccessivo, ma che se
rapportati a La vita eterna e a Un altare per la
madre appaiono quantomeno di minor impegno. Non ho mancato
tuttavia di tributare a essi gli onori che si meritano, perché
in quelle pagine mai viene meno l’impronta dell’autore
che sa quel che vuole e che è capace di renderlo interessante
per il lettore. Cosa dicevo? Ah, sì, che credevo di aver
finito di arrovellarmi su nuovi libri di un uomo che, superati gli
ottanta, non dovrebbe avere ancora voglia e spirito per buttarsi a
capofitto in una nuova avventura letteraria, e invece ecco che mi
arriva fra capo e collo Occidente. Il titolo non mi è
nuovo – ho pensato, aggiungendo che probabilmente era una nuova
edizione di Occidente. Il diritto di strage che mi
aveva impegnato un po’ prima del Natale del 2009 e per il
quale, riflessione dopo riflessione, avevo scritto una recensione,
manco a dirlo, ampiamente positiva. No, mi ha detto Ferdinando, è
lo stesso libro e non lo è, un gioco di parole da mago Zurlì
per farmi capire che non era uguale, soprattutto perché
riscritto a mente fredda, non con i patemi d’animo che avevano
accompagnato la stesura dell’altro nei lontani anni ‘70,
anni di piombo, quando, per rendersi complicata vita, lo scrittore
padovano aveva iniziato a interessarsi dell’eversione nera,
ricavandone minacce, danneggiamenti, insomma quella che si può
definire una vita non proprio tranquilla. Allora fu un parto
indubbiamente sofferto, oggi invece, in confronto, è stata una
passeggiata. Devo dire che la nuova edizione evidenzia una minor
partecipazione emotiva dell’autore, guadagnandone sia in
leggibilità che in comprensione dei propositi alla base del
lavoro. Capire la psicologia di un terrorista non ha solo scopi di
curiosità, ma significa conoscere con chi si ha a che fare, e
quindi poter più facilmente arrivare a un’azione di
contrasto. Sono sicuro che se il libro fosse uscito negli Stati Uniti
avrebbe ottenuto il riconoscimento del Premio Pulitzer, e non solo
quello pur importante, ma indubbiamente minore, di giornalista
dell’anno. Dopo questa chiacchierata, che ritengo utile per
focalizzare i motivi per i quali Camon ha deciso di porre mano a
un’opera di per sé validissima, penso che forse non
sarebbe sbagliato se ne parlassi ed è quello che adesso farò.
Premetto che, leggendo, si ha l’impressione di entrare in una
sorta di limbo, un mondo a sé stante in cui il terrorista ha
una visione dell’esistenza che è completamente diversa
da quella della quasi totalità degli esseri umani, con una
ricerca del razionale per dare inutilmente un senso logico
all’irrazionalità; infatti occorre quasi fare un passo
oltre un invisibile ostacolo per cercare di penetrare nell’assurdità
di idee aberranti. In quest’ottica la strage non è solo
una necessità, ma è un diritto ed è grazie a
essa che si può pervenire alla disgregazione del sistema; ne
consegue che non può che esistere una situazione continua e
crescente di terrore.
Come
è noto il
nostro paese anni
fa
è stato travagliato da un lungo periodo di attentati, di
matrice di estrema destra e di estrema sinistra, che necessita di una
comprensione, per capire il perché, per trovare una
giustificazione logica a un qualche cosa di illogico, per
sapere, onde evitare che questi anni di piombo si possano ancora
ripresentare. In questo il libro di Camon è essenziale, oserei
dire indispensabile, anche se è una discesa all'inferno per
cercare di comprendere i motivi di questo orrore e in pratica diventa
un viaggio nell'incubo, nella follia di menti che, prive di senno,
hanno con le loro azioni sconvolto un paese e la vita dei suoi
abitanti. Non c'è nulla di più drammaticamente
conclusivo dei concetti espressi da Franco, il capo dei neri, un
individuo che teme la morte, anzi il solo pensiero che un giorno
tutto dovrà finire gli rende impossibile la vita; e allora si
fa lui portatore di morte, indiscriminatamente la esporta verso
ignari cittadini, ritraendo il sottile piacere di liberarsi
momentaneamente del suo incubo per trasferirlo ad altri.
Per
far questo si costruisce anche un'idea che sia lo specchio della
coscienza, così da giustificare il suo odio e il suo crimine.
In questo mondo ci sono gli eletti e lui è uno di questi,
mentre tutti gli altri sono comparse inutili, o meglio sono utili
quali vittime sacrificali per la purificazione di un sistema in cui
l'apoteosi è solo il senso di onnipotenza del carnefice, in
una convulsione di egocentrismo che prevede solo la sua esistenza.
E'
inutile dire che in simili individui non esistono né la pietà,
né la consapevolezza dei propri limiti; per loro uccidere
diventa così una necessità quale respirare per vivere e
le stragi che pongono in essere non vengono considerate atti
criminosi, trovando giustificazione in una contorta e aberrante
filosofia che non è alla base del loro comportamento, ma è
stata adattata appositamente per fornire una motivazione dello
stesso.
In
realtà gente come Franco è il ritratto
dell'insoddisfazione per ciò che realmente si è,
rispetto a ciò che si vorrebbe essere, è la figura di
frustrati, pavidi e in rotta con se stessi, ma che trovano sfogo al
rancore che li pervade scaricandolo su altri, del tutto inermi ed
incolpevoli, e proprio per questo idonei capri espiatori.
Camon ci
ha fornito un quadro, un'analisi attenta e apolitica di un movimento,
sondando gli aspetti psicologici dei componenti e mettendo a nudo
l'altra verità che è in noi, quella paura ancestrale
che a volte, come nel caso specifico, può portare a uno stato
di follia individuale e collettiva. L'onnipotenza bramata dall'uomo è
quindi il segno manifesto della sua debolezza, l'uccisione di altri,
del tutto innocenti, è rivelatrice di una sete di vendetta per
la propria condizione di immaturità.
Ma
il terrorismo è anche rosso ed ecco allora il narratore che ci
parla di Miro che, a differenza di Franco, non sogna di distruggere
una società, ma brama cambiare un sistema, un fine da
raggiungere con qualsiasi mezzo, anche con l'omicidio di coloro che
rappresentano la struttura portante dello stato.
E'
una figura in apparenza solo migliore di quella di Franco, se non
altro perché non c'è una vocazione nichilista, ma anche
qui esiste quel diabolico potere - che si autoalimenta - di poter
disporre della vita d'altri, una frenesia che sconvolge e travolge.
Nel
caso di Franco è la visione dell'individuo che prevale, in
quella di Miro invece è quella della massa, un fiume che
avanza e che spezza tutto.
Nel
primo si potrebbe dire che i mezzi sono il fine, nel secondo i
mezzi servono a raggiungere il fine, ma in entrambi è
presente un egocentrismo che li porta a considerarsi superiori a
tutti e quindi a decidere anche per gli altri.
Occidente è
un romanzo complesso, ma anche rivelatore, in grado ri rispondere
logicamente al perché di tante illogicità, e proprio
per questo assume una valenza notevole, tale da classificarlo fra le
più riuscite opere di Ferdinando Camon.
Ferdinando
Camon é
nato
nel 1935 in un piccolo paese della campagna veneta. Il suo primo
romanzo, uscito con una prefazione di Pier Paolo Pasolini, è
stato subito tradotto in Francia per interessamento di Jean-Paul
Sartre. Nei suoi libri Camon ha raccontato la crisi e la morte della
civiltà contadina (nei romanzi "Il quinto stato",
"La vita eterna", "Un altare per la madre",
Premio Strega, "Mai visti sole e luna", Premio Stazzema, e
nelle poesie "Liberare l’animale", Premio Viareggio,
e "Dal silenzio delle campagne"), la crisi che si è
nominata terrorismo ("Occidente"), la crisi che porta in
analisi ("La malattia chiamata uomo", "La donna dei
fili", "Il canto delle balene") e lo scontro di
civiltà, con l’arrivo degli extracomunitari ("La
Terra è di tutti"). I suoi romanzi più recenti
sono "La cavallina, la ragazza e il diavolo" (2004, Premio
Giovanni Verga) e "La mia stirpe" (2011, Premio
Vigevano-Mastronardi). Nel 2019 è uscito da Ediesse "Tentativo
di dialogo sul comunismo", con Pietro Ingrao. Nello stesso anno
Guanda ha pubblicato "Scrivere è più di vivere".
Nel 2020 con Apogeo Editore è uscito "A ottant'anni se
non muori t'ammazzano". È tradotto in venticinque paesi.
Le sue opere sono pubblicate anche in edizioni per ciechi, in Italia
e in Francia. Nel 2016 gli è stato assegnato il premio
Campiello alla Carriera.
http://www.ferdinandocamon.it/
Renzo
Montagnoli
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