Nero, l'inchiostro
che tu chiami parole
di Fabio Barcellandi
Prefazione di Beppe Costa
Edizioni Montag
www.edizionimontag.com
Collana Solaris
Poesia silloge
Pagg. 66
ISBN: 978-88-95478-36-4
Prezzo: € 10,00
Penso che l'evento più
saliente della vita, quello che volutamente ci scordiamo, sia la sua
fine, cioè la morte.
Ora parlare di un tema così delicato,
al punto che la mente umana lo accantona per poi riprenderlo in occasione di
decessi altrui o in prossimità del proprio, non è certo cosa
facile, quasi da scongiuri verrebbe da dire se si volesse ironizzare
volando bassi.
Invece l'argomento ha la sua dignità
e la sua logica, tanto che in altri autori, scrittori o poeti, assurge a
protagonista.
Fabio Barcellandi,
in questa sua seconda silloge, si propone come antagonista in un dialogo con la
signora dal nero mantello, a diversi livelli di discussione, ma penso con
un'unica finalità, quella di esorcizzarla.
Il tema ricorre anche quando
apparentemente il percorso è
diverso (io sono/un fiore/d'esser
colto/in attesa di/ morir/fra le tue mani); si potrebbe pensare a versi
rivolti a un'amata fanciulla, ma non è così, perché invece è un abbandono
totale all'ultimo passo, quasi un invito alla dolcezza dell'atto stesso con cui
finisce la vita terrena.
A scanso d'equivoci, c'è addirittura
una lirica dedicata alla morte (Morte), curiosamente contraddistinta da versi
costituiti da una sola parola, quasi un sillabare devoto a chi è più forte di
noi.
Per non parlare poi di La Morte, assai riuscita nella
sua completa essenzialità (canto/d'amore/per
la vita/ché tutta per sé la vuole). L'antitesi è fra il positivo (la vita)
e il polo opposto che è la morte, una belva sempre vincente nella tenzone.
Ma poi ricompare il pessimismo che
comporta inevitabilmente
il parlare di qualcosa di certo e definitivo come una dipartita e
allora i versi si tingono di malinconia, di una rassegnazione pacata propria di
chi sa che a nulla serve opporsi (Ho
paura / So già che morirò / il giorno in cui accetterò di voler vivere /…per
sempre! / E ciononostante ho paura.)
Si scopre, però, l'arcano di questa
consapevolezza meditata nei versi che si susseguono, volti a lenire il fato, e
nella speranza che esista un dopo. Del resto, in tutte le religioni la finalità
è di provvedere a una vita, se pur diversa, dopo che quella che ci siamo
portati appresso per tanti anni se n'è andata (da Resurrezione - …./ non la fine dunque ma l'inizio / sì).
Eppure, il tema della rassegnazione è
come un refrain, e lo troviamo anche nella bella I vecchi.
Forse di fronte all'unica certezza che a un certo punto la vita finisce, il
timore che poi ci sia solo il vuoto si riflette nella consapevolezza della
nostra caducità, in questa impossibile lotta da cui già sappiamo che usciremo
sconfitti. La malinconia non è tristezza, non è dolore, ma è il trovarsi
bambini separati dalla mamma senza possibilità di ritrovarla, è il riconoscersi deboli quando spesso ci siamo atteggiati a
forti senza esserlo.
E la conclusione, l'ultima poesia è
dedicata all'antitesi, alla vita (un
grido / fino a perder / la voce / a diventare assordante / …così / assoluto
silenzio), ma finisce con l'essere l'ennesimo tributo alla morte, in questa
esistenza che per sempre si spegne.
Da leggere, senza lasciarsi impressionare,
ma riflettendo affinché ci si renda conto di quanto ogni vita meriti, sempre,
di essere vissuta.
Fabio Barcellandi (Brescia, 1968) non è un nome nuovo nel
panorama editoriale e poetico italiano. Ha già pubblicato un corpus di nove
poesie nell'antologia “Il Mercante d'Inchiostro” edita da Farnedi Edizioni; un ulteriore corpus di sette
poesie nell'antologia “Florilegio” edita da Lisi Editore e la silloge “Parole Alate”,
poesie ispirate dall'omonima canzone di Meg, edita da Cicorivolta Edizioni. Attivo anche nella narrativa,
suoi racconti sono stati pubblicati sulle riviste Macworld e Writers
Magazine Italia, con la quale collabora. Coopera con il sito di scrittura
creativa Opposto.net, che si occupa di
creatività, narrativa, racconti e poesia, e con http://www.tellusfolio.it/, il giornale telematico dedicato ad argomenti di attualità e
cultura. Vincitore del premio Solaris
edizione 2008 delle Edizioni Montag,
presenta ora la silloge Nero, l'inchiostro
- che tu chiami parole.