Tracce d'infinito
di Beatrice Zanini
Prefazione di Renzo Montagnoli
Postfazione di Cristina Bove
In copertina immagine di Elia Belculfiné
Edizioni Il Foglio Letterario
www.ilfoglioletterario.it
ilfoglio@infol.it
Collana Promo Poesia
Pagg. 117
ISBN: 9788876062490
Prezzo: € 10,00
Siamo tutti viandanti lungo un percorso dall'alba al tramonto,
siamo di passaggio e quasi sempre procediamo soli. Sono rari gli incontri e
spesso casuali, ma quando si tratta di un contatto poetico si scopre l'immensa
bellezza di trovarci insieme.
Bea è apparsa come una cometa, un lampo di luce che ha illuminato
noi viandanti, un attimo solo, ma ha lasciato dentro di noi il palpitante
calore dei suoi versi, ha riflesso in noi la sua anima e questa prefazione a un
libro - che
avrebbe meritato in ogni caso di essere pubblicato - altri non è che la
riconoscenza di un poeta a un altro poeta.
Questa è una raccolta abbastanza consistente di liriche, di quella
traslazione in parole dei suoi sentimenti e delle sue emozioni, dalle prime
ancora incerte, ma già avviate con sicurezza verso uno stile compiuto, alle
ultime, in cui ha messo tutta se stessa, il suo saluto al mondo terreno e agli
amici poeti.
Se piace leggere questi versi, che profumano d'amore (Sapesse parlare il mio cuscino / -ti stupiresti-
dei tanti abbracci / lievitati tra le radure / o dietro gli scogli / che non hanno
occhi e bocca / da sfamare- /…), esposti in una linearità
che sembra frutto di un accostamento semplice, immediato alla tematica, ma che
se ben analizzati, con quegli incisi così puntuali, denotano una ricerca
formale in corso di evoluzione, non si può non restare indifferenti, anzi ci si
lascia trascinare e coinvolgere dalla forza ferma e inflessibile utilizzata per
ricordare l'olocausto (…/Di carne e di
sangue / la mano di colui / annientava l'estremo respiro, / e l'attimo
attraversava spietato / l'ultimo Shabbat e l'amen mai detto./…).
Chi mai direbbe che è la
stessa mano che ha vergato i versi d'amore e che ora sembra brandire una spada,
anziché una penna? Eppure è così, perché il poeta rispecchia le sensazioni che
prova e chi ama nel senso più ampio del termine non può che reagire in modo
veemente quando si uccide l'amore.
Già, l'amore, che corre con
noi o che noi cerchiamo, e in Bea è un tema ricorrente. Si avverte nei suoi
versi un forte desiderio di amare, ma anche di essere compresa, di trovare chi
sia disposto a donare se stesso come lei avrebbe fatto con lui (…Viaggerò con te / una notte almeno / nella
tua ventiquattrore, / mi stringerò il profilo / per starti più vicina... amore
/ e non sarà la solita mia notte / maledetta, / chè d'amore si può morire / senza farsi male.)
Sono tante le poesie di
questa raccolta e se ho anche la tentazione di accennare a ognuna per il suo
contenuto, lo spazio, ma soprattutto il rispetto per i lettori, che non è mia
intenzione né tediare né influenzare, mi costringe a fare delle scelte, a
riferirmi solo a quelle che a mio giudizio sono più significative - e non dico belle, perché belle lo sono tutte
- e con il termine significative intendo quelle che meglio servono a
identificare la personalità artistica dell'autrice.
Così, nel tempo che
trascorre, Bea avverte che la vita sta per sfuggirle e reagisce con questi
versi: Sto qui / con la sola tristezza /
di sempre. / Il battere della pioggia / annulla ogni sentire / e i miei silenzi
dissolti / sui muri / colano speranze. /…
Poche parole per esprimere,
benissimo, quella sensazione di consapevole rassegnazione, ma senza indulgere
alla facile commozione, senza strepiti, bensì sommessamente, un flash che fissa
indelebilmente la fotografia di un essere che si appresta al commiato. In
questi versi, scarni ma bene amalgamati ritroviamo
tuttavia la forza che è presente nello svolgimento del tema dell'olocausto, una
forza non più esteriorizzata, ma interna e che appena trapela.
Ed è proprio questa
saldezza che emerge nelle ultime poesie, quando ormai Bea è conscia
dell'ineluttabilità del suo destino; non c'è disperazione, ma solo dolorosa
consapevolezza e allora trae da sé il meglio della sua arte, un'ultima sfida
alla morte che s'appresta a coglierla. Bea è sconfitta, ma non vinta, perché sa
che nessuno può uscire vittorioso da una battaglia con il destino, e allora
intona il suo canto alla vita nei versi di commiato, struggenti nella loro
umana intensità.
Ancora_ta
mi coglie
il soffio caldo della vita
dentro un pugno di vetro
che guardo e attraverso
mentre il risucchio dell'agguato
mi zoppica addosso.
È tempo di azzerare il timer
e ripartire
è tempo di conciliazione
e di respiri.
Non abbandonare il figlio, Padre
ora che ha conosciuto
il tepore della buona stagione
e il frinire delle cicale.
Non avrei mai potuto
immaginare la difficoltà che poi ho incontrato nello scrivere queste righe.
Ho cercato di essere
asettico, di non lasciarmi prendere dalla commozione e ci sono riuscito quasi
fino in fondo, ma poi sono un essere umano anch'io e parlare del lavoro di
un'amica che troppo presto mi ha lasciato è diventato un percorso del ricordo,
una memoria di emozioni e di sentimenti che ha finito per travolgermi.
Però, di una cosa sono
certo: della qualità delle poesie di Bea, il suo lascito perché abbia a goderne
anche chi non l'ha conosciuta.
Se n'è andata, ma in
qualsiasi momento possiamo ritrovarla in questi versi che ci parlano di lei.
Grazie Bea per quanto sei
riuscita a darci.
Beatrice Zanini
(30 settembre 1964 – 2
ottobre 2009)
“Sono tutto e sono niente…
E sono in quanto esisto.
Per alcuni sono semplicemente Marbe.”
Blog: http://beamarbe.splinder.com/
Renzo Montagnoli