La guerra
gallica
(De bello Gallico)
di Gaio Giulio Cesare
Traduzione e note di
Lorenzo Montanari
Prefazione di Anna
Giordano Rampioni
Introduzione di Giovanni Cipriani e Grazia Maria Masselli
Barbera Editore
www.barberaeditore.it
Collana Classici Greci e
Latini diretta
da Anna Giordano Rampioni
Pagine: CXI496
ISBN: 9788878990715
Prezzo: € 10,00
Gaius Iulius Caesar (Gaio Giulio Cesare) è probabilmente il personaggio
romano più conosciuto e non solo per le sue indubbie qualità militari, ma anche
come scrittore.
Ci ha lasciato due opere, fondamentali per comprendere una certa
epoca: La guerra gallica e La guerra civile.
Il primo è senz'altro il testo più conosciuto, anche per motivi
scolastici. Ricordo, anche se è passato molto tempo, che non era infrequente
nei compiti in classe di latino la traduzione di brani del De bello gallico,
circostanza del resto preferita dagli studenti, sia per la tematica che in un
giovane appare più interessante, sia per l'essenzialità della scrittura di
Cesare, meno complessa, per esempio, di quella di Cicerone.
Resta il fatto che essendo ormai un'opera classica, oggetto di
studi scolastici, si tende a identificarla più come un libro di testo che non
per quello che effettivamente è, e cioè la storia di un lungo e sanguinoso
conflitto grazie al quale Roma, non ancora imperiale, sottomise definitivamente
la Gallia.
Dalla lettura si può comprendere l'elevata cultura di Cesare che
riesce a descrivere con minuziosità, ma senza essere greve, un'importante
evento non solo bellico, ma anche politico.
Certo che la storia di un fatto narrata dallo stesso che ne è
stato partecipe può sollevare più di un dubbio sull'attendibilità delle notizie
fornite, ma non è questo il caso, perché il grande condottiero romano si
dimostra per niente incline alla retorica, tracciando in modo semplice e scarno
la cronologia degli eventi, tanto quasi da apparire un diario di bordo, ad uso
e consumo del senato romano.
E' un lavoro piuttosto lungo, diviso in 8 libri, scritto
presumibilmente fra il 58 e il 50
a.C., corrispondente proprio al periodo in cui si
svolsero i fatti. Nei primi sette libri, dettati ai suoi luogotenenti, Cesare
ci fornisce un'attenta descrizione etnica e geografica non solo della Gallia,
ma anche dei territori germanici prossimi al Reno e di quelli britannici. Si
scopre così in lui un'attenzione e anche un rispetto per zone non propriamente
romane e per le popolazioni che le abitano, circostanza che mi induce a pensare
che l'uomo, e quindi non il console e generale, nutrisse anche ammirazione per
questi nemici, il che però non gli impedì di farne strage. Questa lunga parte
si conclude con la descrizione della battaglia di Alesia,
in cui emerse fulgido il suo genio militare, e grazie alla
quale, sconfitto Vercingetorige, re degli Averni e grande stratega, la campagna poté definirsi
conclusa.
L'ottavo libro, che risulterebbe scritto dal fido Aulo Irzio, invece parla di fatti
successivi alla guerra, come le spedizioni inviate a spegnere gli ultimi focolai
di resistenza.
Il De bello gallico, scritto in terza persona, ebbe una funzione
non solo diaristica, cioè di memoria, ma fu anche lo
strumento con cui, in un equilibrio sostanziale fra fatti e descrizione degli
stessi da chi vi fu coinvolto, Cesare difese la sua politica militare
dall'avversione di larga parte del Senato che, non a torto, paventava un
concreto pericolo per la sua autorità di fronte a questo generale di comprovate
elevate capacità, riottoso ad obbedire alle direttive e animato da una grande
ambizione.
La guerra gallica, in questa edizione dell'Editore Barbera
comprensiva del testo latino a fronte, si avvale della eccellente
traduzione di Lorenzo Montanari, che ha curato anche le indispensabili numerose
note riportate alla fine dell'intera opera.
Se la prefazione di Anna Giordano Rampioni
è breve, quasi essenziale, l'introduzione di Giovanni Cipriani
e di Grazia Maria Masselli è assai più lunga, ma indispensabile per la
comprensione dell'intero testo.
Sono in tutto tante pagine (oltre 600), ma si leggono quasi d'un
fiato, a testimonianza delle qualità letterarie di Gaio Giulio Cesare,
rivelatosi così, oltre che uomo di spada, uomo di penna.
Gaio
Giulio Cesare ( 100 – 44 a.C.), grande condottiero
romano, nonché uomo politico illustre.
I suoi libri (La guerra gallica e La guerra civile) sono scritti
storiografici, considerati unanimemente dalla critica fra i più originali
dell'antichità.
Attraverso gli stessi realizzò un'apologia di se stesso e delle proprie
scelte politiche e militari, fornendo ai posteri l'immagine di un condottiero
coraggioso, fine stratega e fondamentalmente fedele ai valori repubblicani.
Renzo Montagnoli