L'affaire Moro
di Leonardo Sciascia
Nota dell'editore
Sellerio Editore
Collana La rosa dei venti
Saggistica politica
Pagg. 208
ISBN: 9788838924002
Prezzo:
€ 8,00
Fra il 12 dicembre 1969 (strage di piazza Fontana a Milano) e il 2
agosto 1980 (strage della Stazione di Bologna) si sono consumati in Italia i
cosiddetti anni di piombo, secondo una strategia della tensione che vedeva da
un lato movimenti extraparlamentari di destra e dall'altro
analoghi di sinistra.
Fu un periodo tragico, purtroppo indimenticabile e di cui ancora
si ignorano, più che le origini degli eversori, le menti segrete che li
manovravano.
In un contesto di stragi senza vittime predestinate, di
gambizzazioni, di rapimenti,
di omicidi mirati, si inserisce anche la famosa vicenda di Aldo Moro,
presidente della Democrazia Cristiana. La mattina del 16 marzo 1978, lo stesso
giorno il cui il nuovo governo guidato da Giulio Andreotti e costituito con
l'appoggio del Partito Comunista Italiano si apprestava a presentarsi al
Parlamento per il voto di fiducia, l'automobile che trasportava Aldo Moro dalla
sua residenza alla Camera dei Deputati fu intercettata da un gruppo di fuoco
delle Brigate Rosse. Gli uomini della scorta, 5, furono tutti uccisi, mentre il
presidente della Democrazia Cristiana venne sequestrato. Tenuto in prigionia
per 55 giorni, processato e condannato a morte, il suo corpo fu fatto ritrovare
il 9 maggio nel baule di una Renault 4 parcheggiata a Roma in via Caetani, ubicazione non scelta a caso perché a poca
distanza da Piazza del Gesù, dove c'era la sede nazionale della Democrazia
Cristiana, e da via
delle Botteghe Oscure, dove invece si trovava la sede nazionale del Partito
Comunista.
Leonardo Sciascia, all'epoca parlamentare del Partito Radicale e
poi membro della commissione d'inchiesta sul delitto Moro, ha scritto un libro
che ripercorre con spirito critico quei quasi due mesi
di prigionia dell'uomo politico democristiano.
Sulla base dei comportamenti dei politici, soprattutto dello scudo
crociato, e delle lettere che Moro faceva pervenire ai compagni di partito e ad
altri, assistiamo al tentativo di dare una risposta ai tanti interrogativi
della vicenda.
Scritto a caldo, in quell'anno rovente, pubblicato prima in
Francia e solo successivamente in Italia, L'affaire Moro suscitò, come del
resto aveva già previsto Sciascia, un'ondata di incomprensioni e di polemiche,
e questo costituì anche la riprova che il lucido percorso intellettuale seguito
dall'autore per arrivare ad avere un po' di chiarezza in
effetti aveva raggiunto il suo scopo.
Uno scrittore attento a svelare ciò che si cela sempre sotto
l'evidenza non poteva, sulla base dei pochi elementi certi, non praticare
un'analisi fredda, razionale, che lo portasse a formare un'idea sì personale, ma suffragata dalla bontà del metodo, consistente
nell'interpretazione delle lettere inviate dal politico rapito dal suo luogo di
prigionia. Moro, che era stato un maestro nel dire in un modo per far intendere
in un altro, viene così svelato grazie a quelle frasi, a quei periodi mai
sicuramente dettati dai suoi carcerieri, come invece molti dei
suo colleghi di partito sostenevano.
L'analisi logica di un testo di un letterato della qualità di
Sciascia, capace di discernere fra apparente inutile forma e reale velata
sostanza, finisce con il coinvolgere il lettore che cerca di pervenire a una
sua personale interpretazione, tuttavia quasi sempre coincidente con quella
dell'autore siciliano.
Emerge così la certezza che un partito che non aveva mai avuto il
concetto di stato improvvisamente trovò nei suoi massimi esponenti uomini ampiamente
permeati da questo principio e così, opponendosi a uno scambio di prigionieri,
come richiesto dalle Brigate Rosse, Andreotti, Cossiga, Piccoli, insomma gli
alti nomi della Democrazia Cristina, di fatto consentirono l'esecuzione di Aldo
Moro, un atto crudele tuttavia all'apparenza inutile.
Sciascia accenna appena – e del resto costituisce solo un'ipotesi
non suffragata da riscontri certi - che certamente l'aver Moro favorito un
governo con l'appoggio del Partito Comunista non risultò cosa gradita agli
Stati Uniti, e nemmeno all'ala marxista estrema, più propensa alla lotta di
classe che agli accordi politici.
L'impressione che si ricava è che la morte del presidente della
Democrazia Cristiana fosse stata decisa a priori, indipendentemente dall'esito
di un processo politico in cui Moro non disse nulla di più di quel che già non
si sapesse.
L'affaire Moro, che riporta alla fine la cronaca storica di quei 55 giorni,
nonché la relazione di minoranza presentata dallo stesso Sciascia al termine
dei lavori della Commissione Parlamentare d'inchiesta costituita per far luce
sull'intera vicenda (e la relazione di maggioranza più che far luce amplia le
zone d'ombra), è un libro assolutamente da leggere, per il suo elevato valore
storico e politico, unito all'elevata qualità letteraria che ha sempre
contraddistinto le opere del grande scrittore siciliano.
Leonardo
Sciascia (Racalmuto,
8 gennaio 1921 – Palermo, 20 novembre 1989). E' stato autore di saggi e
romanzi, fra cui: Il giorno della civetta
(Einaudi, 1961), A ciascuno il suo
(Einaudi, 1966), Il contesto
(Einaudi, 1971), Todo modo (Einaudi, 1974), La scomparsa di Majorana (Einaudi, 1975), I pugnalatori (Einaudi, 1976), Candido,
ovvero Un sogno fatto in Sicilia (Einaudi, 1977), L'affaire Moro (Sellerio, 1978),
Il cavaliere e la morte
(Adelphi, 1988), Una
storia semplice (Adelphi, 1989).
Renzo
Montagnoli