La corsa
selvatica
di Riccardo Coltri
Copertina di Diramazioni
Appendice Caccia
Selvaggia
di Dario Spada
Edizioni XII
www.xii-online.com
Narrativa romanzo
Pagg. 188
ISBN 978-88-95733-15-9
Prezzo € 13,00
“La corsa selvatica, la
chiamavano. E a poco servivano le barricate, i fucili, le trappole segnalate da
rami incrociati o il riunirsi tutti nello stesso luogo, attendendo che finisse.
Erano grossi cani neri, forse tanti quanti poteva contenerne la contrada stessa.”
Nei primi anni del Regno d'Italia, ai confini con il Tirolo,
accadono fatti strani, inspiegabili, oltre ogni umana comprensione. Qualche
cosa di indefinibile è arrivato, o forse solo ritornato, mobilitando un vero e
proprio esercito di soldati, di stregoni e di medium.
In un paesaggio incantevole, ma anche incantato, nel silenzio
della neve che copiosa lo ricopre, sembrano materializzarsi certe storie di
lontane leggende, in un'atmosfera cupa, di tensione, nella quale orrore,
disperazione e brama
di conoscenza riescono a convivere perfettamente.
La corsa selvatica è un romanzo dalla trama continuamente in
bilico fra realtà e mondo oscuro, fra le fatiche del giorno e gli ancestrali
timori notturni. E' ambientato alla fine del 1800, ma sembra di tornare molto
più indietro nel tempo, come se all'improvviso l'illuminismo dovesse ancora
arrivare a far prevalere la razionalità. Sono bestie infernali quelle che
avviano la corsa selvatica, ma anche gli uomini, quelli in carne e ossa, le
vittime per intenderci, sono figure emblematiche dei turbamenti dell'inconscio,
e non di rado prede e cacciatori.
In questo romanzo, che riesce ad avvincere il lettore nonostante ci
sia un po' troppa carne al fuoco, si ritrovano così le atmosfere di certe
narrazioni dei vecchi nonni ai nipotini, frutto anche esse di una tradizione
orale che caratterizza ogni comunità e in cui ogni invenzione ha un qualche
fondo di verità. Ricordo io stesso di storie di lupi mannari, di streghe e di
bestie diaboliche, tutti specchi delle nostre paure, di quei timori latenti che
il buio fa risvegliare.
E' l'incapacità di comprendere che fa nascere gli spettri, è
l'umana debolezza che scaramanticamente li evoca, è
l'ignoto di noi stessi che cerchiamo di rappresentare.
Eppure, la Katertempora, la caccia selvaggia così
come tramandata nel Tirolo, nelle sue lontane origini non può essere solo un
fenomeno di credenza collettiva; alla base ci deve pur essere qualche cosa di concreto, ma cosa? Notti di neve e latrati di cani? Ombre
che circondano il viandante?
La corsa selvatica ha inizio; fortunato è solo chi non è la preda,
ma soprattutto il
lettore.
Riccardo
Coltri è interprete di
un genere a cavallo tra fantastico e horror, che attinge nel profondo del folclore e delle leggende alpine e mediterranee in una
miscela personalissima e affascinante, portandoci verso un tempo e un mondo che
potrebbero esistere (e forse sono esistiti) giusto fuori dalla porta di casa
nostra; scrittura elegante, cattiveria, e una reale capacità di inquietare il
lettore completano il quadro di uno degli autori nostrani più interessanti.
Oltre a molti racconti su diverse riviste e antologie, suoi sono il romanzo
horror Non c'è mondo (2001,
basato sulla leggenda di Giulietta e Romeo) e Zeferina (2007, fantasy
ambientato nel Regno d'Italia, riedito in versione ampliata nel 2009).
Renzo
Montagnoli