Il teatro della memoria
La sentenza memorabile
di Leonardo Sciascia
Edizioni Adelphi
Collana Piccola Biblioteca
Pagg. 142
ISBN 9788845918971
Prezzo € 8,00
Le identità usurpate, uomini che si sostituiscono ad altri,
prendendone in pratica il nome e il ruolo, abbandonando quella che era la
personalità innata, è questo il tema di questi due saggi storici che Leonardo
Sciascia ha affrontato con la sottile capacità di analisi che gli è propria.
Non so quanti siano a conoscenza dell'incredibile vicenda Bruneri o Canella che appassionò,
meglio ancora infiammò l'Italia sul finire degli anni venti del XX Secolo. Non
sto a raccontarla perché sarebbe inutile per chi non la ignora e costituirebbe
invece un'indebita ingerenza nella curiosità dei futuri lettori che, cono
certo, saranno avvinti da una trama che sembra quasi inventata.
Ma da un fatto certo, oggetto di numerosi dibattiti giudiziari,
che cosa avrebbe potuto dire di nuovo Leonardo Sciascia?
Ecco che qui si mostra, nel pieno del suo vigore, quella capacità
di andare a fondo nei fatti, di porsi domande, di cercare risposte, più che per
arrivare a una verità - che una volta tanto non è di comodo, ma corrisponde
alla realtà – per pervenire a una spiegazione del perché dilemmi di così facile
soluzione finirono invece per dare luogo a vere e proprie battaglie contro ogni
logica.
C'è così chi riconosce il Bruneri nel
prof. Canella senza la benché minima razionalità, per
non parlare della moglie, che più di altri dovrebbe essere in grado di
smascherare l'usurpatore e invece se lo tiene stretto solo perché vuole credere
che quell'individuo sia il marito disperso in guerra.
Eppure la soluzione è facilissima, perché basta confrontare le
impronte digitali e allora senza ombra di dubbio quello che si fa passare per Canella è il tipografo e pregiudicato Bruneri.
Ma anche quando viene portata dall'accusa la prova dattiloscopica
e la sentenza smentisce “i canelliani” non è finita,
perché ormai turbina nel paese una tifoseria quasi calcistica fra i fautori
dell'usurpatore e invece quelli che non gli credono.
E' una pantomima che dissacra perfino le aule giudiziarie e questo
con il tacito assenso del regime fascista, che approfitta del clamore
dell'evento per imporre in sordina la sua dittatura. Quindi matura ed evolve
un'altra usurpazione, ben più pericolosa, poiché le basi democratiche piano piano vengono sostituite da un unico partito che continua a
professarsi liberale, ma che da lì a poco potrà in tutta tranquillità
inneggiare alla dittatura del fascio.
Se con Il teatro della memoria Sciascia ha analizzato la vicenda Bruneri e Canella, con La
sentenza memorabile si occupa di un caso analogo avvenuto molto prima
in Francia nella seconda metà del XVI secolo: l'affaire Martin Guerre.
Analogo non vuol dire uguale e anche se la comunanza è per
l'usurpazione di un'identità la vicenda, pur presentando alcuni aspetti simili,
è completamente diversa.
Certo, si tratta di un'altra epoca, forse altrettanto se non
maggiormente oscura, però resta il fatto che l'usurpatore, che finirà
condannato a morte, desta una naturale simpatia, in quanto assume sì l'identità
di un altro, ma non cela la propria naturale personalità e anche perché il
reato non è commesso per lucro, bensì per amore, un amore così forte al punto
che, nonostante la donna che ha voluto riconoscerlo come legittimo marito poi
lo disconosca in corso d'udienza nel timore di fare una brutta fine, lui si
precipita a salvarla, confessando e così determinando la sua infausta sorte.
Nel lavoro Sciascia si avvale delle memorie del caso lasciateci da
Montaigne, altra mente raffinata che non prendeva mai
nulla per certo e al riguardo l'autore siciliano
accompagna questi due saggi da alcune note che finiscono con l'introdurre
all'appendice finale, una riflessione di grande valore dello stesso Montaigne intitolata “Degli zoppi”, assolutamente da non
perdere e che conclude il tutto nel migliore dei modi.
La lettura è senza dubbio caldamente raccomandata.
Leonardo
Sciascia (Racalmuto, 8 gennaio 1921 –
Palermo, 20 novembre 1989). E' stato autore di saggi e romanzi, fra cui: Il giorno della civetta (Einaudi, 1961),
A ciascuno il suo (Einaudi, 1966), Il contesto (Einaudi, 1971), Todo
modo (Einaudi, 1974), La scomparsa di
Majorana
(Einaudi, 1975), I pugnalatori
(Einaudi, 1976), Candido, ovvero Un sogno
fatto in Sicilia (Einaudi, 1977),
L'affaire Moro (Sellerio, 1978), Il cavaliere e la morte (Adelphi, 1988),
Una storia semplice (Adelphi, 1989).
Renzo Montagnoli