Giolina
di Valentino Rocchi
In copertina Maternità di Bruno Baratti
Edizioni Agemina
www.edizioniagemina.it
Narrativa romanzo
Pagg. 341
ISBN 9788895555263
Prezzo € 18,00
E' fuor di dubbio che l'ultimo romanzo di Valentino Rocchi,
pubblicato alcuni giorni prima della sua scomparsa, segni, dopo la parentesi
giallistica di Confrontarsi con Karolina, un ritorno a un mondo e a temi a lui
particolarmente cari, già oggetto di precedenti
narrazioni. La civiltà contadina, che fa da sfondo alla Magia del fuoco e che è invece teatro, palcoscenico di La saggezza di Toni, L'eredità di Venanzio,
Gli uomini di Bluma, La Padrona di Santa Maria,
sembra quasi riemergere dai ricordi per un ultimo saluto al suo autore.
Certo è che Rocchi è stato un profondo conoscitore della realtà
rurale fra le due guerre e negli anni immediatamente successivi all'ultima,
descrivendola in modo tale da costituire una visione storica di vita, usi,
costumi e condizioni di quel periodo. Quindi, in aggiunta agli interessanti e
importanti temi trattati, i suoi lavori finiscono con l'essere schemi
archeologici di un'epoca e di una società che non esiste più.
Ha ragione Ferdinando Camon quando dice
e scrive che la civiltà contadina è finita e perciò va dato merito all'autore
padovano e a quello pesarese per averla riportata alla luce, per averla fatta
conoscere a generazioni che ignoravano e che ignorano tuttora di come fosse il
mondo delle campagne tanti anni fa.
Valentino Rocchi guarda a quella società, composta per lo più da
miseri, con uno straordinario affetto, proprio di chi è giustamente convinto
che il tempo delle stagioni, che regola la vita dei campi, sia l'unico per gli
uomini, con quelle ore di lavoro che vanno dal sorgere del sole al suo
tramonto, una metafora della vita che ogni giorno si rinnova.
Se ha un occhio pietoso per i casanti,
cioè coloro che offrivano
le loro braccia per brevi periodi o anche per alcune ore, ha un particolare
riguardo per i mezzadri, illusi di avere le mani sulla terra che lavorano e
sempre indebitati nei confronti dei padroni, che così li soggiogavano e li
rendevano simili ai servi della gleba.
Da figlio di quella terra Rocchi non può evidentemente dimenticare
l'indigenza di questi coltivatori, mai tale da farli morir di fame, ma al
limite della sussistenza, con la certezza pressoché totale che nulla sarebbe
potuto cambiare. Del resto i padroni erano per lo più esosi, prepotenti, alcuni
pregni di stravizi, come nel caso di Pietro, giocatore incallito e galletto
della zona, in cui è forte il senso della potenza al punto di violare le donne
che non intendono cedere.
Quindi, anche l'aspetto femminile rientra in un quadro generale di
soggezione, di cui è parte anche la padrona, Bianca, moglie di Pietro, una
donna che nonostante l'epoca (siamo agli inizi del XX secolo) riuscirà a
riemergere da quel fango di prepotenze, riservato al suo rango di “non
maschio”.
Se il titolo del libro è Giolina e non è
il soprannome di una femmina come invece si potrebbe pensare, la vera
protagonista, attorniata da numerosi comprimari, alcuni dei
quali quasi con la sua stessa evidenza, è proprio lei, Bianca, capace di
reagire alla sua condizione imposta di essere
inferiore e di dimostrare, con l'intelligenza e con quell'intuito che è
proprio del gentil sesso, che il mondo può cambiare, che questo non deve essere
solo dei maschi, ma che su questa nostra terra siamo tutti uguali al punto che
identiche devono essere le opportunità.
Ne nasce un affresco corale di grande bellezza, dove i
protagonisti, il paesaggio, gli animali, le storie hanno un nesso logico; non
ci sono comparse nel senso stretto del termine, perché anche i volti anonimi di
coloro che ascoltano la messa sono nell'insieme l'emblema di un ceto e qui si
innesta un altro discorso caro all'autore, vale a dire quel senso innato di
solidarietà, di riscatto sociale senza violenza, di rivendicazione della
propria dignità che pagina dopo pagina emerge dalle righe divenendo palpabile e
che dona all'opera un ampio anelito di libertà e di uguaglianza.
In questo contesto non si può non evidenziare come in Valentino
Rocchi non alberghi mai l'odio, anche nei confronti dei personaggi più
esecrabili, bensì sia diffuso e tangibile un autentico senso di pietà. Quindi
siamo ben lontani da rivendicazioni di giustizia violente e foriere di scontri
insanabili, perché tutto viene stemperato in un generale quadro di misericordia
che porta, a piccoli passi, a una visione di speranza di un mondo in cui tutti
abbiano la consapevolezza di essere egualmente indispensabili.
In Giolina ci sono pagine che portano
alla commozione, mai pretesa, mai reclamata, nel pieno rispetto della
personalità del lettore e s'accompagnano spesso allo sfondo di una natura
ancora in sintonia con l'uomo, una natura amica perché di essa l'uomo ha
rispetto.
Mentre leggevo, scorrevano nella mia mente tutti i personaggi,
immaginati a modo mio, come appunto voleva Rocchi, non imponendo, ma
proponendo.
Giolina è l'ultimo canto a una civiltà
scomparsa, sostituita dalla freddezza delle macchine, da un'attività divenuta
quasi industriale, spersonalizzante, non più secondo gli atavici ritmi della
natura.
Bianca, il burbero ma buon Simone, la sfortunata Sabina vi
resteranno nella memoria, perché vi accorgerete di averli accanto a voi.
Quanto a Giolina, questo personaggio è
quasi una metafora, il passaggio da un mondo all'altro, senza che sia cosciente
di quel che è, da dove viene e dove va.
Nei primi rilievi dietro a Pesaro, alla Badia, ove è ambientato il
romanzo, voglio sperare che fra quei personaggi inventati, magari su delle
piccole basi concrete, ombre ideate dalla fantasia, aleggi lo spirito di
Valentino, riunito per sempre alle sue creature.
La lettura è senz'altro più che raccomandata.
VALENTINO
ROCCHI (Savignano sul
Rubicone, 1929 – Pesaro, 2010)
Ha pubblicato: “Una Storia a Castelvecchio” (Società editrice Il
Ponte Vecchio – Cesena); “L'Eredità di Venanzio” (Guaraldi - Rimini)
Vincitore del Premio letterario “Il Pungitopo” 2001.“Notte all'Hotel La Guercia”
(Argalìa Editore);“Gli uomini di Bluma” (Giraldi Editore) II
Classificato al Premio “Palazzo al Bosco”, 2002;“La saggezza di Toni” (Giraldi Editore);Esce
nell'anno del V centenario della morte di Pandolfo Collenuccio, uomo di corte
e di legge, dalla vita straordinariamente avventurosa: “Notte all'Hostaria La
Guercia”, Pandolfo Collenuccio, uomo di corte
del XV secolo, (Giraldi Editore)
ambientato nel XV secolo, di cui è l'autore è profondo studioso e conoscitore;
nel 2008 “La Magia del fuoco” (Agemina) e “1504 – Notte all'Hostaria La
Guercia” (Agemina); nel 2009 “Il pianoforte a coda” (Giraldi Editore), “La padrona di Santa Maria” (Giraldi Editore),
“Confrontarsi con Karolina” (Agemina), nel 2010 “Giolina” (Agemina)
Renzo
Montagnoli