Stagioni sovrapposte e
confuse
di Franca Canapini
In copertina fotografia dell'autrice
Montedit Editrice
www.montedit.it
Poesia silloge
Collana Le schegge d'oro (i libri dei
premi)
Pagg. 48
ISBN 9788860378033
Prezzo € 6,50
L'immagine di copertina ritrae una bimba (l'autrice) a cavalcioni
di un pennuto in legno o bronzo, ma quel che colpisce
è lo sguardo, apparentemente solo imbronciato, ma che se osservato con
attenzione sembra essere quasi di sfida. Probabilmente cela l'inconscio
desiderio di essere realmente presente nella vita, un “adesso ci sono io” che vuole ipotecare il futuro. E' sempre così,
perché si è alla prima stagione e si guarda solo in avanti, ma poi, con gli
anni che passano, si arriva a un punto che ci si rivolge all'indietro, si
ricorre alla memoria per delineare un quadro esistenziale di luci e di ombre
che non ci soddisferà mai pienamente.
E così le stagioni di questo libro non sono propriamente quelle
astronomiche, che ben conosciamo, ma esprimono metaforicamente il ciclo della
vita ed è in questa ottica che deve essere letta la bella raccolta di Franca
Canapini.
Che poi il percorso inconscio del ricordo riaffiorante a tratti
faccia sì che nascano sovrapposizioni e confusioni è nell'ordine
dell'esistenza, perché mai saremo in grado di controllare gli stimoli
improvvisi della nostra memoria, sollecitata da fatti ed eventi che spesso non
sono strettamente correlati al presente.
Si alternano così a note gioiose anche riflessi
malinconici, in un quadro generale che è inutile scomporre perché è la
reale immagine di un presente e di un passato che si avvicendano, quasi a voler
testimoniare l'imprescindibilità per una vita corrente dall'esperienza
trascorsa.
Abbandono
(omaggio alla mia vecchia auto)
Come mi hai lasciata
spenta
desolata
nella piazza assolata.
…..
Non è che un oggetto, un agglomerato di lamiera che tuttavia ha
accompagnato la persona nel suo andare, creando quindi un legame quasi
affettivo che nel ricordo delinea altri fatti ad essa correlati; è un bene
inanimato che in un transfer psicologico assume una valenza vitale attraverso
l'identificazione con ciò che a suo tempo ha rappresentato.
La poesia
di Franca Canapini può essere definita di esperienza, quindi, di
sentimenti e di emozioni fotografate, come in Gioia ( Vola in alto/spirito mio/
risorto/straripante di gioia/così calmo/così grande/infine/…), senza
dimenticare una naturale inclinazione verso toni malinconici, che si esprimono
soffusamente, come in Lari (…Non ti chiedo che tu torni per me / ma ti prego, proteggi la casa)
o come in Cosa pensavi allora (a mio padre) (…E tu / cosa pensavi allora?
/ Come passasti la giornata? / Con chi parlasti? / Persi ancora una volta / un giorno
della tua vita).
Quest'ultima poesia collega il ricordo al rimpianto, a fatti
accaduti e ad azioni non concretizzate, l'aspetto negativo della memoria il cui
affiorare a volte infonde un senso di colpa tanto più acuto quanto maggiore è
il nostro bisogno nel presente di renderci disponibili a comunicare, per
liberarci dell'ansia che stritola dentro quando si comprende ciò che si poteva
fare e che non si è fatto, né più potrà mai essere realizzato. Sono occasioni
perdute, frequenti in tutti noi, e il rammentarle vena di tristezza un momento
della realtà nel quale abbiamo la necessità di confessarci le nostre presunte
colpe. E' uno sfogo, un tentativo in un bilancio generale per trovare spunti
che possano permetterci di sperare in un futuro che ogni giorno che passa
diventa sempre più opaco.
Ci sono anche due poesie, fra le più interessanti della raccolta,
che rappresentano un primo abbozzo di ricorrere all'epica. La prima è Risiera di San Sabba, con la confessione
di una mazza di acciaio e di legno utilizzata per uccidere dei poveri
deportati. Poesia non veemente, che sposta il discorso dal carnefice al suo
strumento di morte, conferendo ad esso una dignità che disonora ulteriormente
l'uomo che l'utilizzava. Anche in questo caso c'è quindi un transfer, finalizzato
alla possibilità di un dialogo con il poeta, destinatario di una supplica che
condanna irrimediabilmente i tanti Fritz ed Helmutt di quel lager.
L'altra è Cornacchie,
una metafora che si esprime nel contrasto fra le cornacchie sui tetti e la gente
rinchiusa nelle case, con l'evidente significato che la libertà per gli animali
sta nella loro indole e per gli umani nel calore della propria famiglia,
accrescendo però così la tendenza all'incomunicabilità. Gli uccelli nascono
liberi, come gli uomini, ma questi ultimi finiscono con il rinchiudere poi se
stessi e così la propria libertà.
Quale è la poesia migliore? E' difficile a dirsi e molto dipende
dal gusto di chi legge, dal suo stato d'animo in quel momento, dalla maggiore o
minor propensione a dialogare emotivamente con l'autore. Secondo me,
considerato l'argomento trattato, credo che Fuori
stagione sia altamente sintomatica di quell'avvicendarsi di stagioni che è
proprio della vita, e in cui l'autunno, secondo Franca Canapini, è
indubbiamente quella che ci pone di fronte a domande che prima non ci eravamo
mai poste. Troppo tardi per ricominciare, nasce la consapevolezza di una
sterile utilità a noi stessi e agli altri. Come in un palcoscenico in cui gli
attori interpretano ora solo se stessi (…Fantasmi
di un tempo giocondo / aspettano estenuate / la gelata della fine.) inizia
un conto alla rovescia a cui invano cercheremo di por rimedio per abbandonarci,
ormai vinti, alla gelida attesa nell'ultima stagione.
Il lavoro di più anni ha trovato così compendio in questa silloge
vincitrice, meritatamente, del Premio di Poesia Jacques Prévert
2009.
Quindi per varietà e per svolgimento c'è tutto quello che può
interessare l'appassionato di buona poesia ed è anche per questo che caldeggio
la lettura di Stagioni sovrapposte e
confuse.
Franca Canapini è nata a Chianciano Terme (SI) il 17 ottobre 1951. Sposata,
due figli e due nipotine, vive ad Arezzo e insegna Lettere in una scuola media
della città. Alcune sue poesie sono state pubblicate nel 2004 in un'antologia di
poesia contemporanea, ma solo da qualche anno ha trovato il tempo necessario
per dedicarsi seriamente alla scrittura.
Stagioni sovrapposte e
confuse è la sua
prima raccolta poetica edita.
Renzo
Montagnoli