Siddharta
di Hermann Hesse
Nota introduttiva e traduzione di
Massimo Mila
Edizioni Adelphi
Collana Piccola Biblioteca 32
Narrativa romanzo
Pagg. 197
ISBN 9788845901843
Prezzo € 8,00
Hermann Hesse è un autore che con ogni sua opera lascia un segno
indelebile, perché racconta del viaggio dell'uomo alla ricerca del senso della
vita. Già con Il Lupo della steppa aveva trattato il tema del dolore di
vivere, fornendo una soluzione logica, per quanto semplice: per superarlo, mai
prendere troppo sul serio se stessi e i propri sentimenti, e ciò grazie a una
salvifica autoironia.
Con Siddharta, il cui successo
venne solo dopo il conferimento del Nobel, il tema dell'esistenza è più
generale e finisce con il diventare in questo “romanzo indiano” una lezione di
vita e proprio per questo al suo apparire entusiasmò la generazione dell'epoca.
A distanza di tempo, comunque, il testo presenta ancora quell'interesse e nelle
conclusioni resta di immutata validità.
Ambientato in India nel VI secolo a.C.
narra di Siddharta, un ragazzo che cerca la sua
strada, ambisce sapere quale è il suo ruolo e per far questo intraprende un
viaggio che lo porterà alla sua verità attraverso una serie di esperienze,
tipiche peraltro della realtà umana. In effetti si
tratta di un lungo cammino all'interno di se stesso, in cui prova un po' tutto
quello che può essere colto nel percorso di una vita. Dall'esperienza mistica
al piacere carnale, ma anche cerebrale dell'amore, il giovane invecchia, adottando sensi e scopi che
poi magari rivelano un'insoddisfazione o comunque un mancato totale
appagamento.
Ogni incontro, ogni esperienza sono un banco di prova, un
confronto con il proprio “io” da cui trarre degli insegnamenti, e, se nell'apparenza
sono solo gli eventi positivi atti a questa funzione, si comprenderà come anche
quelli negativi entrino a far parte di quel grande patrimonio individuale che è
l'esperienza.
Hesse nel raccontare questa metafora in fondo ci vuole dire che è
necessario conoscere il mondo che ci circonda e, specialmente, quello interiore
tramite un percorso materiale e spirituale che porta alla scoperta di noi
stessi. Nel nostro intimo non c'è nulla di tutto buono o di tutto cattivo,
esiste, è latente il peccato, frutto di un errore da cui trarre insegnamento,
ma in fondo, purché si abbia voglia di vivere veramente, ci sono tante
possibilità per ogni uomo di trovare una pace interiore che non sia solo di
aspetto, ma che radichi in profondità. Tutto questo può e deve avvenire solo
per mezzo della conoscenza, del dubbio, che deve essere una costante, e
dell'esperienza, tutti elementi che arricchiscono dando la certezza di avere
vissuto.
Il libro è quindi indubbiamente di assoluto interesse e in questa
ricerca filosofica ha il suo effettivo pregio. L'unica nota negativa, se così
può essere chiamata, è la costante pesantezza della narrazione, tipica del
resto di molti autori di lingua tedesca del XIX e del XX secolo.
Comunque, proprio perché si tratta di un discorso filosofico, è
inevitabile soffermarsi spesso sulle righe e quindi la complicazione
nell'esposizione risulta meno fastidiosa.
Siddharta resta, a distanza di anni dalla sua
pubblicazione, un libro di assoluto valore, una tappa fondamentale nella storia
della letteratura ed è proprio questa inalterata qualità che lo fa rientrare
fra i capolavori di ogni tempo.
Hermann Hesse (Calw, 2 luglio 1877 – Montagnola,
9 agosto 1962) è stato uno scrittore, poeta e pittore tedesco.
Ha scritto i
romanzi Peter Camenzind, Demian, Siddharta, Il
lupo della steppa, Narciso e Boccadoro,
Il mago della pioggia, Il gioco delle perle di vetro.
Nel 1946 gli
fu conferito Il Premio Nobel per la Letteratura.
Renzo
Montagnoli