Il nipote del Negus
di Andrea Camilleri
Sellerio Editore
Narrativa romanzo
Collana La memoria
Pagg. 277
ISBN 9788838924538
Prezzo € 13,00
“Montelusa – Albergo Trinacria
20/12/1929 0re 14
-
Oddiodiodiodiodiodiodiodiodiodiodiodiodio…
Montelusa – Albergo Trinacria 20/12/1929 Ore
17
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Cosìcosìcosìcosìcosìcosìcosìcosìcosìcosì...
Montelusa – Albergo Trinacria 20/12/1929 Ore
19
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Ancoraancoraancoraancoraancoraancora...”
Sono frasi che non necessitano di ulteriori spiegazioni, quasi
tipiche della miglior commedia all'italiana, ma Il nipote del Negus, di Andrea
Camilleri, se può avere la parvenza di una commedia fra l'umoristico e il
boccaccesco è invece una satira spietata attraverso la messa in scena di una commedia sugli italiani.
E quando s'apre il sipario sul palcoscenico si stenta a notare la
differenza fra attori e pubblico, i primi impegnati al massimo della loro
capacità a tratteggiare un regime dietro la cui parvenza di grandezza i piccoli
e i grandi protagonisti si muovono come marionette fra ipocrisie, timori e apparente
fierezza, mentre gli altri, il pubblico in sala, sorride, ride, anche
fragorosamente, non accorgendosi di trovarsi dinnanzi a uno specchio.
Il periodo fascista descritto da Camilleri è quello di un'Italia
dai roboanti proclami a cui si finge di credere affinché nulla possa turbare i
propri traffici privati, spesso illeciti, nella totale assenza di senso per lo
stato.
La storia è ambientata nel 1929, ma per come agiscono i
personaggi, per come insomma gira la carrozza del paese, si ha l'impressione di
un qualche cosa di già visto e che, purtroppo, è sotto
ai nostri occhi tutti i giorni, una lenta assuefazione tale da non accorgerci
di questa perenne recita a soggetti, tutto uno sbandierare di apparenze, di
deformazione della verità, una sorta di sogno infantile il cui risveglio
potrebbe tramutarsi in incubo.
Fra l'altro Camilleri per raccontare si è rifatto all'esperienza
de “La
concessione del telefono” e così è tutto un fiorire di carteggi fra
commissari di Pubblica Sicurezza, Questori, Federali, Podestà, ministeri degli
Interni e degli Esteri, intercalati da prime pagine di giornali che più di
tutti rivelano un totale asservimento a un regime in cui la notizia non è il
fatto come accaduto,
ma come, secondo la illogicità di un sistema, viene offerto, anzi imposto, agli
occhi di un lettore che ormai non può più discernere fra vero e falso.
Non mancano anche siparietti colloquiali, inseriti nel momento
giusto e tesi soprattutto a dimostrare che fra l'ufficialità dei comportamenti
e la relativa sicurezza del privato tutto era completamente diverso, come se
ciascuno potesse contare su una doppia, e distorta, personalità.
L'autore siciliano parte così da un evento vero, e cioè il fatto
che negli anni 1929 – 1932 si trovava a Caltanissetta il principe Brhané Sillassiè, nipote del
Negus Ailé Sellassié, come
studente della Regia Scuola Mineraria, da cui uscì diplomato.
Di lui si sa che era bello, focoso, gran spendaccione e questa è
la realtà, tanto che opportunamente il buon Camilleri ci precisa alla fine che
tutto il resto è solo frutto di fantasia.
Senza descrivere la trama, per non dispiacere al lettore, dico
solo che questo etiopico, dalla pelle nera, si rivelerà pagina dopo pagina non
lo sprovveduto e quasi selvaggio di cui Mussolini intende avvalersi, ma un
attore astuto e consumato tanto da prendersi gioco del regime.
Allora un nero in Italia era una rarità, ora non lo è più, ma in
un contesto socio-comportamentale assai analogo non oso pensare quello che un
altro nipote del Negus, o di un capo tribù del Ciad, o addirittura anche un ex
morto di fame del Biafra potrebbe combinare. Perché se c'è un posto in cui
tutto può accadere e anche accade è proprio l'Italia, ove grazie a personali ragion di stato, a furberie da asilo infantile e a
soporiferi intrattenimenti dei media, tutto procede in una irreale realtà in
cui anche “un alieno” di pelle scura potrebbe dimostrare che la logica vince
sempre, soprattutto quando opera in un terreno in cui è assente.
Ho riso, più volte, ma è un riso amaro che si allarga nello
specchio in cui mi rifletto.
Semplicemente un libro imperdibile.
Andrea
Camilleri nasce a
Porto Empedocle (Ag) nel 1925.
Scrittore particolarmente prolifico, ha
pubblicato, fra l'altro, oltre a tutta la serie con protagonista il commissario
Montalbano, Il corso delle cose (1978), Il birraio di Preston
(1995), La concessione del telefono (1998), La scomparsa di Patò
(2000), Il re di Girgenti (2001), Le inchieste del
commissario Collura (2002), La presa di Macallé (2003), La pensione Eva (2006), Il colore del sole
(2007), Le pecore e il pastore (2007), Pagine scelte di Luigi Pirandello
(2007), Maruzza Musumeci
(2007), Il casellante (2008), La vuccina (2008), La
tripla vita di Michele Sparacino (2009), La rizzagliata (2009).
Renzo Montagnoli