Le quattro stagioni di
un vecchio lunario
di Luisito
Bianchi
Sironi Editore
www.sironieditore.it
Narrativa
Collana Indicativo Presente
Pagg. 320
ISBN 978-88-518-0135-9
Prezzo in libreria: € 17,00
Prezzo per acquisti diretti
dall'editore: € 15,30
Gli irripetibili
istanti del cerchio della vita
“Come il puntino che
salda il cerchio della vita con le sue quattro stagioni, sempre più piccolo man
mano che il cerchio si perfeziona fino a diventarne un
tutt'uno con esso. Càpita quindi di indicare un
qualsiasi punto del cerchio e dire con sicurezza: è questo il punto che salda
tutto, e sono infiniti i punti dato che il cerchio è perfetto. Come il respiro,
il battito del cuore e delle ciglia in questo preciso momento in cui scrivo
salda tutti quelli che ci sono stati con quelli che verranno.
Per dirvi, cari, che,
nella perfezione del cerchio che è la vita di ogni uomo, ogni momento è
importante quanto il tutto, e che questo sentimento lo si prova nella sua
profonda verità quando i ricordi di stagioni lontane diventano memoria, proprio
come queste pagine di ricordi sono diventate in me memoria. E la memoria è il
puntino impercettibile che salda il cerchio della vita e mi fa dire, come succo
di queste storie di vecchio lunario: vivere, ne valeva la pena
28 novembre 1984 – 8 agosto 1985”
Così, con queste parole, frutto di una profonda riflessione che i
ricordi hanno maturato, si conclude l'ultimo libro di Luisito
Bianchi, un inno all'epoca più bella della vita di ogni essere umano, quella
della giovinezza, spensierata, gaia, in cui gli ideali non devono ancora far
conto con la realtà del mondo.
E un paese della pianura padana, immerso nelle nebbie
dell'autunno, quattro anime, tre case e una chiesa, torna a rivivere com'era
tanti anni fa, in un processo di elaborazione dei ricordi che si trasforma in
memoria.
Vescovato è ancor oggi un piccolo borgo, per certi versi
irriconoscibile rispetto a quello degli anni giovanili dell'autore, ma qui
torna a essere il centro di ogni interesse, l'immagine ingiallita di un'epoca
che si colora ancora delle emozioni trascorse, sopite e che prepotenti
riemergono. Così la penna, sapientemente guidata, ferma sulla carta figure e
paesaggi, a definire un microcosmo in cui si muovono personaggi ormai
scomparsi, che ora tornano a nuova vita.
Più che un racconto questa narrazione finisce con il diventare il
recupero della propria trascorsa esistenza, nell'avvicendarsi di stagioni
astronomiche che si
confondono con quelle della vita, una sinfonia di suoni, di voci, di visioni e
di aromi che piano piano avvolge il lettore, fino a
penetrargli dentro, a coinvolgerlo, sì che da semplice spettatore ambisce a
essere protagonista di una storia irripetibile.
E questo è il grande merito di questo libro, perché la memoria di Luisito diventa anche la nostra memoria, perché Vescovato
diviene il nostro paese in cui avremmo desiderato di essere nati, per vivere
con lui, con l'autore, le esperienze di una giovinezza ricca per l'animo e
ritrovare quelle radici che il tempo che passa, convulso e orfano della nostra
attenzione, sembra aver reciso.
Dal gioco della lippa alla festa di paese, dai giorni scanditi
dalle ricorrenze religiose alla neve nei campi, al profumo di pulito dei fiori
del granturco, si disegna così, armoniosamente, questo grande cerchio fatto di
momenti, tutti egualmente importanti.
Appaiono figure vicine, come quelle dei familiari, oppure altre,
solo in apparenza meno rilevanti, perché la vita di ognuno di questi è stata un
cerchio che si è intersecato con quello di Luisito,
personaggi che la storia non ricorderà, perché quella parla solo dei capi, ma questi protagonisti minori sono assai più
importanti, perché il loro modo di essere ha rappresentato un'esperienza
diretta insostituibile.
La mano dell'autore è lieve, mai incline alla facile commozione,
ma in questa commedia umana ci sono attori che di per sé portano a sensazioni
di grande emotività, come Giuliano con il suo asino, o meglio ancora Nèna e Céli, la cui bontà è tanto grande quanto la loro
miseria.
Ho scritto prima che Luisito ha dato
memoria a un microcosmo, ma ognuno dei componenti di questa piccola realtà ha
una sua grandezza, in molti casi immensa, perché
ognuno ha saputo restare nel ricordo, ora diventato memoria.
Se La messa dell'uomo disarmato è considerato il più bel libro
sulla Resistenza - e non solo su quella aggiungo io -, Le quattro stagioni di un
vecchio lunario è uno stupendo canto alla vita, una di quelle opere,
rare, che non gettano sassi nelle acque ferme degli stagni, ma che sussurrano
lievi agli uomini l'autentico significato da dare alla loro esistenza.
E mi sembra d'obbligo ringraziare Luisito
Bianchi per averci dato un altro capolavoro.
Luisito Bianchi è nato a Vescovato nel 1927 ed è
sacerdote dal 1950. È stato insegnante e traduttore ma anche operaio, benzinaio
e inserviente d'ospedale. Ora svolge funzione di cappellano presso il monastero
di Viboldone (Milano). Ha
pubblicato: Salariati (1968),
Gratuità tra cronaca e storia
(1982), Dittico vescovatino (2001), Simon mago (2002), Dialogo sulla gratuità (2004) e Monologo partigiano (2004). Con Sironi
ha pubblicato Come un atomo sulla bilancia (2005), I miei amici-Diari (2008) e La messa dell'uomo disarmato (2002), il suo grande
romanzo sulla Resistenza, elogiato da critica e pubblico.
Hanno detto di lui: «Un punto di riferimento per chi ama la letteratura, per i
critici e per i lettori che hanno trovato nei libri di questo autore un seme di
verità, una parola vera e necessaria» (Avvenire);
«Un autore di densissimo spessore umano e spirituale» (La Stampa); «Don Luisito Bianchi è sempre stato ed è un prete
"scomodo", di quelli pronti a mettersi in gioco» (L'Unità).
Renzo
Montagnoli