Il vicolo blu
di Giuseppe Bonaviri
Sellerio Editore Palermo
www.sellerio.it
Narrativa romanzo
Pagg. 284
ISBN 9788-389-1841-4
Prezzo €
9,00
Magia sublime
“Nel
frattempo dalle colline vicine, che si estendevano in una linea che andava da
occidente ad oriente dove per prima il giorno imbruniva cominciavano a cantare
gli assioli.
Come si sa, sono uccelli
notturni, per natura tristi, il cui canto, a
differenza di quello dei grilli, pareva disassimilasse
lo spazio, ossia lo trasformasse in rotonde isole sonore intercalate da pause
di silenzio che si formava fra melograni, carrubi e mandorli; o si infossava
nelle grotte e nei botri profondi.”.
Con Il vicolo blu Giuseppe Bonaviri
ritorna al suo paese natale, Mineo, a distanza di
anni da Il sarto della strada lunga. E' trascorso molto tempo e quella
sua naturale vena poetica, accompagnata da un'analisi ontologica di ogni essere
reale, si è notevolmente affinata, così che questo lavoro di fissazione della
memoria riesce a giungere a risultati straordinari, di palpitante intensità e
commozione.
Il mondo rurale, povero, quasi derelitto, ma
ricco di una solidarietà oggi sconosciuta, con tutti i suoi contrasti, sorretto
da una fede panteistica, viene tratteggiato in modo esemplare.
E la vicenda di una modesta villeggiatura d'epoca, una fuga dal
buio dei vicoli di Mineo, assurge a una gigantesca
corale sinfonia in cui ogni elemento della natura, uomini, animali, vegetali,
perfino sassi, ha la sua voce, la sua tonalità, si imprime indelebilmente
nell'animo del lettore, consapevole che Bonaviri con
questo suo lavoro ha cantato un mondo che non esiste più.
Sono tanti i passi in cui la vena poetica dell'autore trascende
dalla visione apparente per entrare in un'atmosfera di elevata intima
spiritualità, pagine a cui lasciarsi andare, volando oltre la nostra realtà per
ritrovare il respiro dell'eterno che tanto ci manca.
E' la Sicilia antica quella così mirabilmente descritta, in una
visione teocritea che raggiunge vette sublimi e che
solo nelle Bucoliche di Virgilio ho potuto constatare.
Bonaviri, con quella sua aria pacata, per nulla
saccente, sembra volerci dire che se il destino dell'uomo è rincorrere
vanamente se stesso, c'è un altro mondo intorno a noi, in cui entrare con il
cuore e scoprire meraviglie che la nostra scienza, perfetta,
ma arida, ci ha con il tempo nascoste.
Un semplice temporale, con il mutare del colore del cielo,
l'afrore della terra zuppa d'acqua, le reazioni degli animali e degli uomini
sono il preludio a pagine ancor più intense, come quelle della raccolta delle
stelle cadenti, in cui la fantasia, nel superare la realtà, ci restituisce
questa in un'altra dimensione, con l'uomo che, da oggetto del disegno
imperscrutabile dell'universo, ne diviene soggetto, partecipe e non più
succube, fermo restando la sua limitatezza di essere infinitesimale, un atomo
di un progetto troppo grande per essere compreso.
La vita di ogni giorno, così misera, con i suoi lutti e le poche
gioie, finisce con il diventare l'occasione di continue scoperte, di meraviglie
che affascinano non solo i bimbi protagonisti, ma anche gli adulti; è questa
una civiltà arcaica, di forti contrasti, in cui un contadino è capace di
comporre una laude per violino sulla morte dei
capretti sgozzati, o dei papaveri tagliati durante l'aratura. In tal modo fra
la magia dei fanciulli e il naturalismo senza tempo degli adulti non c'è
contrasto, anzi si instaura un'armonia perfetta.
Tutto procede secondo natura, non c'è tempo e nemmeno l'occasione
per le attuali depressioni, perché il vivere a stretto contatto con il mondo
che ci circonda e che procede immutabile da secoli, a parte la ciclicità delle
stagioni, induce l'uomo a scoprirne l'essenza, a considerarsi parte integrale
dello stesso senza superbia, con la immensa modestia
degli umili, con quella capacità di trascendere la realtà che il progresso ci
ha tolto.
Bonaviri ha saputo trasmetterci non solo questo
suo messaggio di avvertimento, affinchè la nostra
civiltà rallenti la sua corsa inutile, ma ci ha portato con lui in questo altro
mondo, dove la dolcezza dell'asina Ririrì incanta e
intenerisce il cuore, dove la solidarietà della povera gente permette un
funerale quasi pagano a un bimbo morto a nemmeno due mesi di età, dove la
scomparsa per tetano di un compagno di giochi è vissuta in un lutto collettivo
non di circostanza, ma di profondo affetto.
Il vicolo blu è il testamento letterario di Giuseppe Bonaviri,
in cui generosamente ha lasciato a tutti la sua visione della vita, stupendoci
dalla prima all'ultima pagina, in una narrazione che riesce a giungere più
volte a vette sublimi, proprie di quello che può essere considerato un
autentico capolavoro.
Giuseppe Bonaviri, nato nel 1924 a Mineo,
in provincia di Catania, è scomparso nel 2009. Primo di cinque figli di un
sarto, Bonaviri ha vissuto per anni a Frosinone dove
ha esercitato la professione di medico. Fra le sue opere più note: Il sarto della strada
lunga, Il fiume di pietra,
La divina foresta, Notti sull'altura, L'enorme tempo, Silvinia, L'infinito lunare, Il dottor Bilob,
L'incredibile storia di un cranio, Il vicolo blu.
Renzo
Montagnoli