La Toga Sbiadita
Memorie di un giudice
di Alessandro Mariotti
Prefazione di Renzo
Montagnoli
Edizioni Agemina
www.edizioniagemina.it
Collana I libri della
memoria
Pagg. 144
ISBN 9788895555362
Prezzo € 13,00
Lacune e rimedi
In
questo quadro si inserisce poi il desiderio di liberarsi di un potere autonomo quale quello giudiziario, per eroderne le basi,
sottometterlo e infine asservirlo alle proprie volontà, svilendone funzioni e
sistemi; ed ecco allora sorgere i progetti di legge per il processo breve, per
la riforma dell'ordinamento giudiziario con la separazione delle carriere,
affinché in un futuro abbastanza prossimo campeggi nell'aula dei tribunali la
classica scritta, così modificata: “La giustizia è uguale solo per tutti i
sudditi”.
Uno
stato in cui si applica la giustizia con imparzialità, equità e in tempi
abbastanza brevi è uno stato civile, ma purtroppo da noi non c'è più civiltà e,
a breve, forse non ci sarà più nemmeno uno stato.
Questo
libro, per la chiarezza con cui viene illustrata l'attività del magistrato, per
la lucidità e imparzialità con le quali vengono affrontati i problemi
strutturali della giustizia, suggerendo anche le possibili e concretamente realizzabili soluzioni non solo merita di essere letto, ma
sarà sicuramente condivisibile da chi ha ancora occhi per vedere e cervello per
capire.
(Dalla prefazione)
Ci si potrà chiedere come mai io torni
in argomento dopo aver scritto la prefazione di questo libro ed è la domanda
che mi sono posto e la cui risposta mi ha indotto a stilare la presente.
I motivi sono essenzialmente due:
1) l'intervista successivamente da me
fatta all'autore e dalla quale sono emersi ulteriori elementi di giudizio;
2) la possibilità di meglio
puntualizzare alcune opinioni che nella prefazione, anche per ragioni di
spazio, possono apparire forse incomplete.
Che la giustizia italiana sia malata e
non funzioni come dovrebbe in uno stato moderno e democratico mi sembra del
tutto inconfutabile. Ricorrere alle decisioni di un giudice è quasi sempre un
percorso lungo, tortuoso, incerto nei risultati come nei costi, sempre elevati.
E parlo di giudizio civile, di una normale lite, e non certo di un processo
penale, pure esso caratterizzato da insostenibili lungaggini e da pene che
sovente non danno soddisfazione alla parte lesa.
Chi ha più danno da queste storture è
sempre il cittadino meno abbiente, non di rado vittima prima per la sua
condizione economica, e non poche volte ancor di più dopo, stroncato nelle sue ragioni
dagli avvocati di controparte, spesso veri principi del foro, che lui, povero
diavolo, non può permettersi.
In ogni caso proprio la lunghezza dei
procedimenti finisce per il favorire chi ha recato offesa, e non è infrequente
che liti si trascinino per così tanto tempo da vedere l'intervento degli eredi,
in caso di premorienza dell'attore o del convenuto, o addirittura di entrambi.
Ad di fuori del sistema giudiziario i
cittadini brancolano nella nebbia, hanno un'idea indotta del procedimento e dei
magistrati, o per sentito dire, oppure per intrusioni politiche non di certo
disinteressate.
Com'è quindi che funziona, cos'è che
non va, come è possibile rimediare: di questo si parla in questo libro, dove,
partendo dagli inizi di carriera di un giudice si arriva alla sua fine,
attraverso una serie di episodi chiave di cui, per ovvi motivi, sono riportati
nomi fittizi delle parti in causa e delle località delle stesse. Non sono fatti
inventati, sono fatti veri e proprio per questo riescono a dare un'idea dei
concreti problemi di questa importantissima struttura che ogni giorno che passa
sembra vacillare sempre di più.
E per dare un'idea esatta di come
appaia in tutta la sua crudezza il malanno è necessario precisare che
Alessandro Mariotti non è stato né un magistrato
eroe, né un magistrato lavativo, è stato semplicemente “il magistrato”, quella
figura che in silenzio assolve al proprio dovere
perché si sente servitore dello stato, e quindi di tutti i cittadini.
Certamente non si è comportato da burocrate ottuso, pur nel rispetto delle
regole, né ha mai avuto manie di protagonismo, insomma quello che un
imprenditore, se la giustizia fosse l'attività di un'azienda privata, potrebbe
definire un elemento valido su cui fare affidamento.
Come lui, per fortuna, ce ne sono tanti
altri, anche se non mancano quelli che vivacchiano aspettando lo stipendio o
altri, pochi per fortuna, che cercano di trarre un profitto personale dalla
loro attività.
La magistratura, come sancito dalla
Costituzione, è autonoma, e questo a vantaggio di tutti; ciò non toglie che in
un paese come il nostro, in cui il corporativismo sembra innato, si delinei una
casta dei magistrati, pur tuttavia lontana da situazioni, da arroganze e anche
da aspirazioni di potere da altre ben più agguerrite, come quella dei politici.
Dopo aver fornito esempi reali dei
problemi della giustizia e dopo averli individuati, l'autore procede a stilare
un ventaglio di possibili provvedimenti per risolverli, soluzioni in verità
condivise e propugnate da molti suoi colleghi, con la differenza che le proposizioni non solo vengono avanzate in termini
accessibili ai più, ma appaiono convincenti, realizzabili anche in tempi brevi,
senza essere punitive per i cittadini, che anzi ne trarrebbero benefici, e per
le casse dello stato.
Nell'insieme quest'opera costituisce
quindi più di un motivo d'interesse, perché fa luce, e in modo chiaro, su
problemi che tutti avvertiamo, ma la cui portata e la cui soluzione sono
sovente mistificati da politici che più che avere a cuore la soluzione per il
bene comune perseguono invece solo vantaggi particolari.
Non mi resta, quindi, che raccomandare
la lettura de La toga sbiadita.
Nato a Empoli ( FI ) il
01/07/1940, Alessandro Mariotti consegue la laurea a pieni voti in
Giurisprudenza nel 1966, presso l'Università di Firenze,con una tesi di diritto
costituzionale sulle Regioni. Si congeda dal servizio
militare di leva con il grado di sottotenente di complemento e con l'abilitazione
all'insegnamento di Diritto, Scienza delle finanze e Statistica, ottenuta
mentre fa il militare. Svolge, come supplente, attività di insegnamento negli
Istituti Tecnici e contemporaneamente espleta funzioni di vice-pretore
onorario. Nel dicembre 1969 partecipa a un concorso nazionale per tre posti di
ricercatore aggiunto del C.N.R. ed, ottenuta la nomina, presta servizio presso
l'I.D.G. di Firenze del C.N.R., sezione di
documentazione giuridica automatica, che utilizza i primi computers
dell'I.B.M. Nel 1970 frequenta a Pisa, presso il C.N.U.C.E.
(Centro Nazionale Universitario di Calcolo mElettronico) un corso di formazione professionale per
l'apprendimento del PL1, un linguaggio di programmazione per l'elaborazione
informatica di dati alfanumerici, finalizzata all'analisi di testi giuridici condotta
nel menzionato Istituto di ricerca. Vinto il concorso per la magistratura, nel
1972 si dimette dal C.N.R. e prende servizio, come uditore giudiziario senza
funzioni, per il tirocinio che durerà un anno. Avute le funzioni
giurisdizionali, il Mariotti sceglie una Pretura del
Nord, ove viene addetto alle cause civili di locazione, per tre anni. Si
trasferisce poi in Toscana, dove lavora come giudice del
lavoro e delle cause previdenziali ed assistenziali, oltre che di
locazione, per un intero decennio. Nel 1986, a sua richiesta assume, nella stessa
sede, le funzioni di magistrato di sorveglianza, svolte per sedici anni. Dopo
aver percorso tutte le tappe della carriera e,con la
qualifica di consigliere di Cassazione idoneo all'esercizio delle funzioni
direttive superiori, rassegna le dimissioni volontarie con decorrenza dal gennaio
2002. Pochi mesi dopo il Mariotti si iscrive all'albo
degli avvocati per l'esercizio dell'attività forense, quasi esclusivamente nel
settore dell'esecuzione penale sino all'agosto 2009.
Renzo
Montagnoli