Il pane di ieri
di Enzo Bianchi
Premessa dell'autore
Edizioni Einaudi
Saggistica
Collana Super ET
Pagg. VII-120
ISBN 9788806202767
Prezzo € 9,50
Il mestiere di vivere
Oggi in cui tutto è a
breve durata, tutto è <<in prova>>, tutto senza memoria; oggi in
cui ogni scelta è rimandata e, non appena presa, è revocabile alla prima
difficoltà; oggi in cui non si ha nemmeno la percezione che esista un <<
dover essere e fare>> per ciascuno.
La vita di ognuno di noi è un dono, venire al mondo è un omaggio,
il più grande che ci viene fatto, ma siamo sicuri che proprio per questo la
nostra esistenza abbia
un senso? Siamo veramente consapevoli che, perché regalata, la vita non si
debba imparare? Per quanto possa
sembrare strano il fatto che noi procediamo in questo mondo è un dovere, un
mestiere non certo agevole e quasi sempre faticoso, il mestiere di vivere, come con grande acutezza definì l'esistenza
Cesare Pavese.
Se dopo aver letto Ogni cosa alla sua stagione non mi
stupisco più per le straordinarie qualità di Enzo Bianchi, con Il
pane di ieri mi ritrovo in ogni pagina, in ogni riga, frutto com'è di
una continua pacata riflessione.
E' certo il libro di chi arrivato a una certa età, diciamo
metaforicamente alla stagione autunnale della vita, si volge all'indietro, e
non tanto per fare un bilancio, bensì per riannodare il presente al passato,
nella prospettiva di un futuro che sarà gratificante quando si sarà verificato
che la propria esistenza costituisce un unicum,
un succedersi di fatti ed eventi di cui, per lo più, siamo stati artefici.
Emergono così i ricordi, l'unico patrimonio che ci può dare la
certezza che abbiamo svolto e che stiamo praticando il nostro mestiere di
vivere; fare uscire dalla nebbia del tempo la nostra infanzia e la nostra
giovinezza implica però il rischio di un rimpianto, come se, nella nostra
primavera, tutto sia stato idilliaco, perfetto, irripetibile. Enzo Bianchi non
cade in questo errore, sfumando, ancora prima di scrivere, immagini e memorie
che, se da un lato possono anche indurre a un garbato entusiasmo, dall'altro
trovano onnipresenti le difficoltà inevitabili che si incontrano
nell'esistenza, tanto più marcate in un periodo post bellico di grande miseria,
in un ambiente, quale quello contadino del Monferrato, chiuso, a volte gretto,
altre invece fecondo di umana solidarietà quale solo è possibile trovare tra la
povera gente. Ed è così che ai comandamenti delle tavole consegnati a Mosè se
ne aggiungono altri quattro, frutto di una coscienza sociale, tramandata di
padre in figlio, ma che nella loro apparente semplicità sono i cardini
dell'insegnamento del mestiere di vivere: “Fa il tuo dovere, crepa, ma va
avanti!”, elogio quindi del dovere, obbligo a cui mai venir meno, temperato
tuttavia da un
“Non esageriamo!”, che richiama all'indispensabile senso della misura; “Si
tratta di non prendersela” , un invito, a fronte delle disavventure, a non
lasciarsi abbattere, e infine “Non mescoliamo le cose!”, una versione più
pratica e adatta a molti usi del celebre detto di Gesù “Date a Cesare quello
che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”.
Principi saldi, quindi, frutto di generazioni che si sono
succedute in quelle colline di viticultori, sperimentati, applicati e appunto
insegnati ai successori perché basilari per esercitare il mestiere di vivere.
Nel leggere questo libro, che potrei definire un saggio sul come
vivere la vita, fatto di tanti capitoletti per lo più abbastanza brevi, si
scoprono virtù antiche, presenti per tanti secoli e poi di colpo scomparse, con
la fine di quella civiltà contadina di cui un altro scrittore che amo tanto,
Ferdinando Camon, ha scritto così bene.
Tuttavia, Enzo Bianchi, in questo suo ripercorrere la propria
esistenza, in questo estrarre ciò che conta e metterlo per iscritto con
disarmante semplicità, ma con altrettanto notevole efficacia, ci trasmette una
lezione di vita, senza imporcela, anzi suggerendocela, che non potrà non
lasciare indifferente il lettore, sia che si tratti di un credente che di un
ateo. Il suo è un immaginario dialogo con chi leggerà, una serie di riflessioni
coinvolgenti, a cui lasciarsi andare, certi che alla fine ci sentiremo pervasi
da quella grande serenità che è propria dell'autore.
Spesso è una parola abusata,ma credetemi
se vi dico che Il pane di ieri è un autentico capolavoro.
Enzo Bianchi (1943),
fondatore e priore della Comunità monastica di Bose, è autore di numerosi testi
sulla spiritualità cristiana e sulla tradizione di dialogo della Chiesa con il
mondo contemporaneo. Scrive su «La Stampa», «la Repubblica» e «Avvenire». Per
Einaudi ha curato Il libro delle preghiere (1997), Poesie di Dio
(1999), Regole monastiche d'occidente (2001), e ha pubblicato La differenza cristiana (2006), Il pane di
ieri (2008), Per un'etica condivisa (2009) e L'altro siamo noi
(2010). Nel 2010 esce sempre per Einaudi Ogni cosa alla sua stagione e Insieme,
che raccoglie La differenza cristiana , Per un'etica condivisa e L'altro
siamo noi.
Renzo Montagnoli