Il giardino dei Finzi
Contini
di Giorgio Bassani
Arnoldo
Mondatori Editore
Narrativa romanzo
Pagg. 241
ISBN: 88 04 49599 5
Prezzo: € 7,40
L'opera fa parte di un grande
impianto romanzesco a cui Giorgio Bassani
lavorò per circa quarant'anni e che comprende anche
“Dentro le mura”, “Dietro la porta”, “L'airone”, “Gli occhiali d'oro” e
“L'odore del fieno”, testi non strettamente connessi, ma che presentano una
comune simbologia poetica e un'ambientazione che costituisce anche una metodologia
di osservazione degli eventi storici, con una Ferrara quasi mitizzata, dalle
ampie e silenziose strade, con una vena di esile malinconia che riflette
tuttavia il piacere di un vivere in un mondo quasi a sé, fra nebbie perlacee
che tutto celano e che lasciano scoprire all'improvviso case, mura, alberi,
affinché lo stupore della visione si accompagni alla quiete silente di una
provincia quasi fuori dal tempo.
Questa atmosfera è descritta
benissimo ne Il giardino dei Finzi
Contini, un romanzo che sorge e cresce sul filo del ricordo. Raramente mi è
accaduto di immergermi inconsapevolmente in un ambiente, di sentirmi parte
della narrazione, come se dietro l'io narrante ci fossero tutti i nostri
sentimenti, i nostri sogni di una vita quieta, lontana da ogni clamore, come se
gli eventi del mondo fossero lontani anni luce.
E se nel prologo ci sono le immagini
di una necropoli etrusca, che portano a una riflessione sulla morte, non atroce, ma malinconica, come un evento ineluttabile che
chiude la vita, pure il romanzo inizia con la descrizione del cimitero ebraico
di Ferrara, quasi a prendere atto che tutto ha un termine, fugando così il
naturale timore della dipartita.
Anche nella tragedia della famiglia
dei Finzi Contini, distrutta nei campi di sterminio,
non c'è traccia di orrore, non c'è ansia atroce, ma solo il mesto ricordo di un
amore giovanile perduto per sempre.
In questo senso è assai emblematico
il personaggio di Micol Finzi Contini, la fanciulla
di cui l'io narrante è perdutamente innamorato senza che tuttavia lo dimostri
apertamente, perché le decisioni, nel mondo ovattato e sospeso del giardino dei
Finzi Contini, non devono esserci. Sarebbe, infatti,
un ritornare sulla terra, affrontando una realtà che spesso non è piacevole.
Quanti giardini ci sono nel nostro
animo, quanti rifugi irreali in cui nei momenti di difficoltà ci piace
adagiarci per fuggire il quotidiano!
Ecco, l'invito a leggere questo
romanzo, di una delicatezza e di un pudore incredibili, è d'obbligo, perché
alla fine, quando il protagonista rinuncia a Micol, sarà per tutti chiaro che
il sogno non è un comodo rifugio e che la realtà, tutto sommato, è l'unica
prova della nostra esistenza, pur con il suo carico di dolori, ma anche di
brevi gioie.
L'autore
Giorgio Bassani
nacque a Bologna il 4 marzo 1916 e morì a Roma il 13 aprile 2000. Di famiglia ebraica, patì le persecuzioni
razziali e durante gli anni di guerra partecipò attivamente alla resistenza. E'
solo dopo il 1945 che si dedica all'attività letteraria in via continuativa,
sia come scrittore che operatore letterario (suo è il merito di aver
caldeggiato all'editore Feltrinelli la pubblicazione
de Il gattopardo).
Poeta raffinato, Bassani
ottenne il successo di pubblico proprio con Il giardino dei Finzi
Contini, di cui fu curata anche una trasposizione cinematografica da parte di
De Sica.