Mio Diletto Holmes
di Rohase Piercy
Traduzione di Chiara Rolandelli
Tre Editori
www.treditori.com
Narrativa romanzo
Pagg. 180
ISBN 9788886755603
Prezzo € 16,50
La strana coppia
Come è notorio Arthur Conan Doyle
(Edimburgo, 22 maggio 1859 – Crowborough, 7 luglio 1930) è stato il creatore
del personaggio di Sherlock Holmes e con lui del genere del giallo deduttivo.
Di professione medico, si incarnò
nell'assistente investigativo John Watson, medico pure lui, dando vita a una
coppia di protagonisti tanto diversi quanto interdipendenti e tali da conferire
alla narrazione motivi di ulteriore interesse per i loro contrasti
caratteriali. E peraltro, se al freddo e razionale Holmes fa da contrasto il
più umano e meno perspicace Watson, a quest'ultimo è affidato il compito di
raccontare le varie vicende, insomma un vero e proprio
io narrante.
Doyle di Holmes scrisse in tutto
quattro romanzi e una cinquantina di racconti, forse troppo pochi per esaurire
il ciclo di un personaggio che incontrò subito un grande successo.
La tentazione, quindi, di far rivivere
il genio investigativo inglese è i più che legittima e in tal senso ha
provveduto la scrittrice inglese Rohase Piercy inventando il ritrovamento di
alcuni taccuini confidenziali di John Watson e facendo rivivere la coppia di
detectives in due nuovi casi, ovviamente risolti brillantemente.
Non è però l'aspetto giallo che
interessa tanto all'autrice, quanto invece lo strano rapporto intercorrente fra
Holmes e Watson, ipotizzando una passione segreta del medico per
l'investigatore, che, pur non contraccambiando, sembra tuttavia interessato al
compagno di avventure ben oltre l'aspetto tecnico della loro relazione. Siamo
in epoca vittoriana, di costumi castigatissimi, di leggi che vietano
l'omosessualita, stranamente però solo fra maschi, e non fra le femmine, tanto
che la trama è intessuta e infiorata da relazioni saffiche, nemmeno tanto
velate.
Peraltro in Holmes, freddo e
impenetrabile, ci sono atteggiamenti tali da indurre in Watson la convinzione
che non sia insensibile alle attenzioni dell'amico, senza che però ciò si
traduca in un trasporto affettivo certo e inequivocabile. Il libro della Piercy
gioca molto su questo aspetto e il lavoro dell'innamorato finisce con il
diventare un giallo nel giallo, mantenendo vivo l'interesse del lettore che
agogna di sapere se tutte le arti e le azioni messe in campo dal medico inglese
andranno poi a buon fine.
Non dico altro, al riguardo, per
lasciare il piacere della scoperta a chi leggerà queste pagine, scoprendo di
volta in volta un gioco vecchio quanto il mondo.
Piuttosto mi preme evidenziare la
riuscitissima ambientazione, l'atmosfera di un'epoca puritana, ma comunque solo
di facciata, visto che lo scandalo è l'ombra di benpensanti, austeri e rigidi
nell'apparenza, deboli e infelici nella sostanza.
Si ricrea così assai bene il periodo
vittoriano anche con il modo di parlare dei personaggi, con quel dire e non
dire, con una certa tendenza a un accentuato formalismo, a tratti perfino
stucchevole, e qui devo dire che se larga parte del merito va all'abilità
narrativa della Piercy la traduzione di Chiara Rolandelli è puntuale e corretta
perché non ne spegne e non ne smussa lo spirito.
Mio Diletto Holmes finisce così con il diventare un
pamphlet contro una società intimamente corrotta che vive una realtà apparente
non in linea con la sua essenza, un mondo dove tutto deve essere “puro” (almeno
nel concetto dell'epoca) e che poi, in questa discrasia fra l'essere e l'apparire,
ingenera infelicità e crea mostri quali Jack lo squartatore.
Il libro è per questi motivi
indubbiamente interessante e, aspetto non di certo trascurabile, risulta di
gradevole lettura.
Rohase
Piercy è nata a Londra nel 1958 e vive ora a Brighton, sulla
costa meridionale dell'Inghilterra, con il marito Leslie, le due figlie e
alcuni animali.
È autrice di due altri romanzi, The
coward does it with a kiss, un diario romanzato della moglie di Oscar Wilde,
Constance; e What brave bulls do, una storia sullo sfondo controverso delle
corride.
Renzo Montagnoli