Tenebre su tenebre
Quando Dio si vergogna
degli uomini e gli
uomini si vergognano di Dio
di Ferdinando Camon
Garzanti Libri
www.garzantilibri.it
Saggistica
Pagg. 368
ISBN 881159797-8
Prezzo
€ 18,00
Un'analisi impietosa
Nel 2006 Ferdinando Camon ha riunito in un
volume (Tenebre su tenebre)
una serie di pensieri, ragionamenti, meditazioni, ricordi, scritti nel corso di
circa tre lustri in concomitanza con i fatti più eclatanti della storia e della
cronaca, come guerre, encicliche, omicidi, suicidi, fenomeni sociali di vario
genere, tutti eventi che, senza che magari che ne accorgiamo, incidono in modo
determinante sulla nostra vita.
Ormai dovrei essere abituato
all'originalità delle opere di questo autore, mai ripetitivo, e in grado di
affrontare qualsiasi tema a 360°; eppure questo Tenebre su tenebre mi ha stupito, con questa lunga serie di
riflessioni su aspetti diversi, ma in un'unica ottica: quella di rappresentare
i controsensi di una società apparentemente felice, ma che va di giorno in
giorno degradando. E il quadro che ne esce è per certi
aspetti disarmante, perché non lascia scampo, perché non resta un
barlume di speranza a che questa decadenza possa arrestarsi, o comunque
rallentare.
Tengo a precisare che Camon non è
l'inguaribile pessimista che da un aspetto, magari anche marginale, trae, per
estensione, conclusioni apocalittiche; no, nel leggere questi pensieri, che a
volte possono anche indisporre perché ci toccano direttamente, nascono altre
riflessioni che finiscono con il pervenire, al termine del libro, a un unico
giudizio sul futuro di questa povera umanità, tesa a percorrere una discesa
senza freni e comunque nel più totale disinteresse per la propria sorte.
Ora parlare diffusamente di tutte
queste ponderazioni è pressochè impossibile, perché il libro consta di 368
pagine, dove sono numerosissimi i fatti su cui l'autore ha ragionato e pertanto
mi limiterò ad accennare solo ad alcuni, a quelli che, a mio parere, possono
meglio dare un'idea dei contenuti di questo volume.
Comunque non è sfuggito nulla dei
piccoli e grandi temi, o problemi, che caratterizzano la nostra società. A
volte le riflessioni hanno imposto un discorso piuttosto lungo, altre, più
spesso, si formalizzano in poche righe, una vera e propria fucilata che ci
richiama alla realtà di situazioni e di fatti che abbiamo affrontato in modo
superficiale, e frequentemente sulla base di preconcetti, che diamo come verità
assolute, e invece sono delle falsità di comodo su cui costruire castelli che,
per l'infondatezza delle loro stesse basi, prima o poi finiranno per crollare
su di noi.
In un'epoca come la nostra,
caratterizzata da grandi spostamenti di esseri umani dalle aree misere della
terra alle nostre, in cui il benessere è ancora palpabile nonostante la crisi,
non poteva così mancare un'attenzione per il fenomeno delle migrazioni ed ecco
allora alcune meditazioni, fra le quali Verme
mi sembra che più di ogni altra valga a spiegare la nostra diffidenza verso
questi stranieri (I paesi che hanno avuto
una forte emigrazione sono i più crudeli nel bloccare l'immigrazione. Perché
l'ex-emigrante vede nel nuovo povero il povero che lui è stato. La visione
accanto a sé dello straniero-povero è come la scoperta di un verme nella mela che
sta mangiando: sputa perché lo disgusta. Perciò gli immigranti, dopo aver
lavorato qua per decenni, prima di morire tornano nei loro paesi: finalmente
liberi, pari tra pari.).
Altre riflessioni sono brevi, quasi uno
strale che colpisce all'improvviso e che dà l'impressione di un epitaffio
disincantato, proprio per la logica ferrea che è alla loro base, come nel caso
di Vincitori
(Nelle polemiche letterarie, come nelle
guerre, vince chi ha più potere, non chi ha più ragione. La tv sul giornale, il
giornale sulla rivista, il premiato sul finalista, le centomila copie sulle
diecimila copie.).
Di questi pensieri lapidari ce ne sono
parecchi e, a differenza di quelli che sono più lunghi da leggere, sono
brevissimi, ma richiedono, magari in più tempi, ulteriori
nostre riflessioni che finiscono poi per approdare ad altre
problematiche, proprie dell'esercizio della mente quando viene opportunamente
stimolata, come in Bene (Il bene è
silenzioso. Se diventa rumoroso, è pubblicità.).
E' vero e senz'altro incontestabile, ma in una società in cui conta
l'apparenza, finirà nella maggior parte dei casi con l'essere pubblicità. E se
poi pensiamo al concetto che abbiamo di bene, sorge immediata una richiesta di
verifica, su cosa sia effettivamente il bene, su come cercarlo in noi, su come
farlo senza la cognizione di farlo, come gesto spontaneo, contro ogni
forzatura.
Si potrebbe andare avanti per un bel
po', e infatti la lettura del libro è stata piuttosto
lunga, nel senso che mi ha impegnato in un arco di tempo di circa un anno, che
può sembrare un'enormità, ma non lo è, poiche gli stimoli che mi ha indotto
continuano a perpetuarsi, provocano indirette e anche non cercate riflessioni
che tendono a far sì che il mio apprezzamento, a distanza di tempo da quando
l'ho terminato, si accresca, al punto da farmi esclamare:” Se non l'avessi letto, mai e poi mai avrei fatto queste considerazioni;
mai e poi mai avrei pensato che ciò che ritenevo assodato era solo un
preconcetto; mai e poi mai avrei cercato di comprendere, attraverso me stesso,
i problemi di questa società.”.
Quelli che erano atti di fede sono così
risultate semplici convizioni, assimilate come veri e propri
dogma, e quindi a prova di ogni logica, in quanto questa
aprioristicamente respinta.
Al riguardo Camon scrive una
riflessione esemplare sulla Fede (Su quel che promette la fede l'umanità si divide in due parti: metà
crede che ci sia tutto ma teme che non ci sia niente, l'altra metà crede che
non ci sia niente ma teme che ci sia tutto.)
Quasi senza accorgerci, una pagina dopo
l'altra, emerge una diagnosi cruda, impietosa, della nostra società, una
conclusione che turba e che porta a una visione di un mondo insensato, in un
libro di grandissimo interesse, e di altrettanto consistente valore.
Leggetelo, per sapere come siamo, per
conoscere dove andiamo.
Ferdinando Camon è nato in provincia di Padova. In una
dozzina di romanzi (tutti pubblicati con Garzanti) ha raccontato la morte della
civiltà contadina (Il quinto stato, La vita eterna, Un altare
per la madre – Premio Strega 1978), il terrorismo (Occidente, Storia
di Sirio), la psicoanalisi (La malattia chiamata uomo, La donna
dei fili), e lo scontro di civiltà, con l'arrivo degli extracomunitari (La
Terra è di tutti). È tradotto in 22 paesi. Il suo ultimo romanzo è La
mia stirpe (2011).
Il suo sito è www.ferdinandocamon.it
Renzo Montagnoli