La vendetta
E' trascorso ormai tanto tempo, ma non potrò mai
dimenticare; certi avvenimenti segnano la vita di un uomo, modificano il suo
carattere, gli rendono l'esistenza un tormento.
Ero un uomo felice, innamorato, già prossimo al matrimonio quando avvenne il fatto.
Occorre precisare che prima di me la mia fidanzata aveva avuto una relazione, peraltro di breve durata, con un
altro uomo, finita per volontà di lei e per motivi che mai avevo voluto
conoscere.
Mancavano pochi giorni alle nozze, quando la mia
lei fu trovata uccisa nei pressi della sua abitazione. La notizia mi sconvolse,
fu come se mi fosse crollato il cielo addosso. I ricordi di quei momenti,
benché forti, si appannano per effetto di quell'atmosfera
di stordimento che mi colse, quasi una difesa della mia mente di fronte ad un
avvenimento che poteva sconvolgerla; del giorno del delitto rammento sempre e
chiaramente la brutalità con il quale fu commesso: 47
coltellate, 47 fendenti che straziano un corpo, che scavano nella carne, che
spezzano una vita. Ho avuto la fortuna di non vedere il corpo,
ma quel numero 47 mi
si è impresso nella mente in modo indelebile, come se fossi io la vittima, e in
effetti lo sono anch'io; prima gli accertamenti dell'autorità giudiziaria che
mi coinvolsero come possibile sospetto e la fortuna, nella disgrazia, volle che
io avessi un alibi inoppugnabile, poi, una volta scoperto il colpevole, l'ex
fidanzato, le maldicenze dei giornali sul conto della mia donna, ferite che si
aggiungevano alle ferite. Penoso fu pure il periodo del processo, con il
colpevole che professava continuamente la sua innocenza, ma non aveva alibi ed
aveva invece il movente della gelosia; fu condannato a vent'anni di reclusione
e fu una liberazione per me.
Da allora, nel tempo libero, attuo un vero e
proprio pellegrinaggio alla tomba della mia adorata, porto
fiori, pulisco la lapide, parlo con il suo spirito.
I tempi della giustizia sono lunghi,
ma brevi sono le risultanze della pena; oggi, dopo soli dieci anni, quel
criminale esce per buona condotta, mentre per lei non c'è buona condotta che
tenga, irrimediabilmente legata al suo sonno eterno.
Mi è stato detto, inoltre, che l'avvocato di quel disgraziato
chiederà la revisione del processo; non sarà difficile che finirà con l'uscirne
riabilitato, magari otterrà un bel risarcimento: se questa è giustizia, non
posso accettarla, è troppo aberrante e ecco infatti che mi trovo davanti al
carcere in attesa dell'uscita; ho previsto tutto: in tasca ho una calibro 45, l'auto
a due passi, quello che mi manca è l'alibi.
Ma non m'importa, non mi farò vedere e poi, anche
se mi scoprono, avrò tutte le attenuanti e me la caverò con una manciata di
anni, che sono un nulla di fronte al tormento che mi corrode.
Ecco, si apre il portone del carcere; mi guardo
intorno: non c'è anima viva.
Poso lo
sguardo davanti a me e vedo il mio obiettivo: non mi ha riconosciuto, si ferma
un attimo, guarda il cielo, poi china il capo.
Mio
Dio, com'è invecchiato! Il volto è segnato da lunghi solchi che rivelano una
sua tremenda sofferenza.
Si
incammina, barcollando, quasi mi urta; mi faccio da parte e lui mi chiede:
- Dov'è
la fermata dell'autobus?
Ha gli
occhi spenti, le parole sono biascicate.
- In
fondo alla strada, se desidera l'accompagno.
Lui
annuisce.
Camminiamo
insieme, quasi lo sorreggo e mi parla:
- Sa, è il mio primo giorno di libertà dopo tanti anni;
sono stato condannato per un omicidio, ma non ho espiato la mia colpa con il
carcere, l'unica condanna vera, concreta, la porto dentro di me ed è il rimorso
per quello che ho fatto, per la pazzia che ho commesso; non c'è giorno, non c'è
momento in cui la mia sofferenza mi abbandoni e poi c'è la consapevolezza,
atroce, che non potrò mai rimediare.
Si
ferma un attimo, quasi per riposare e il suo respiro è affannato.
- E'
meglio morire che vivere così, però è giusto che io continui su questa terra,
che paghi in questo modo per il delitto che ho commesso per un insensato,
assurdo senso di gelosia.
Arrivati alla fermata dell'autobus, lo guardo negli
occhi, gli do una pacca sulle spalle e torno a casa.