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  Racconti  »  Narrativa generica  »  Dei monti e delle valli 06/03/2006
 

Già s'approssimava la sera; il sole, che per tutto il giorno aveva esaltato la bellezza del panorama, cominciava a ritrarsi stanco dietro i crinali e le ombre avanzavano rapidamente incupendo il verde

lussureggiante delle pinete. Il cielo scoloriva dall'azzurro immane nel blu sempre più profondo e l'aria mite andava facendosi più frizzante.

Aldo guidava lentamente e con attenzione lungo la ripida discesa, gettando ogni tanto un'occhiata a Ornella, che, rannicchiata sul sedile a fianco, dormiva beatamente.

“Come è bella, come è desiderabile, ma non sarà mai mia” diceva fra sé e comincio a ripensare a quella lunga giornata trascorsa insieme.

Erano partiti per quella gita in montagna, da lui tanto vagheggiata e magnificata, tanto che Ornella, la figlia del medico condotto del suo paese e che conosceva fin dalle elementari, non aveva potuto non acconsentire all'invito ad accompagnarlo.

“Ornella, dai, siamo o non siamo vecchi amici? Che male c'è se facciamo un giro insieme, partiamo la mattina e torniamo la sera.

“Va bene, Aldo, sono curiosa di vedere quei posti di cui parli tanto da almeno un mese.

E partirono che era l'alba, fra le raccomandazione delle rispettive madri. “Fate i bravi, state attenti.” Aldo sorrideva” Io 25 anni e lei 23 anni; ci trattano ancora come se fossimo bambini.

La gita in effetti era un pretesto, perché Aldo voleva dichiarare il suo amore a Ornella; erano anni che sognava di vivere con lei; fin da piccola lo aveva interessato per quella sua aria sbarazzina, poi crescendo aveva trovato in lei ulteriori motivi per consolidare il suo intendimento.

Poco a poco era diventata una fanciulla graziosa e poi aveva assunto la fisionomia della donna piacente e desiderabile.

Erano rimasti buoni amici fin dall'infanzia e si vedevano abbastanza spesso; Aldo aveva cercato di capire se lei provava un analogo sentimento nei suoi confronti, ma non aveva sondato il terreno con la necessaria esperienza ed il timore di un diniego gli aveva impedito sempre di esternare le sue emozioni; aveva cercato di interpretare i segni del suo sguardo, ma invano, anzi sembrava che Ornella nutrisse qualche interesse  per altri ragazzi, magari appena conosciuti.

A questi riservava occhiate generose davanti a lui che, senza darne a vedere, soffriva in silenzio; una cosa, però, era certa: la ragazza non aveva ancora un fidanzato, ma il tempo stringeva e con tutti i mosconi che le ronzavano intorno prima o poi sarebbe arrivato quello che gliela avrebbe portata via. Ecco il perché della gita: loro due e nessun altro e lui si sarebbe fatto avanti.

“La nostra meta è San Martino di Castrozza, ai piedi del gruppo dolomitico delle Pale di San Martino.

“Lo so bene, Aldo, me l'hai già detto non so quante volte.

“Scusami, Ornella, ma….sono emozionato; io e te in gita insieme…”

“Beh, non c'è nulla di strano; siamo amici da una vita.

E Aldo si morse il labbro perché avrebbe tanto desiderato una risposta del genere “Che bello stare insieme”, o giù di lì.

Passato l'abitato di Predazzo presero la strada che portava al Passo Rolle, costeggiando verdi prati qua e là chiazzati dal bruno scuro delle mucche al pascolo.

“Ecco, vedi, quello alla nostra destra è il lago di Bellamonte; fra poco arriveremo al centro visite del Parco Regionale di Paneveggio.

“E' dove ci sono i caprioli?”

“Sì, è lì.”

Il silenzio che seguì lo intristì ulteriormente; quanto avrebbe voluto che dicesse “Andiamo a vedere i caprioli? Magari li fotografiamo…”.

Arrivarono al centro che già i caprioli si affollavano lungo la staccionata attratti dalle offerte di cibo dei visitatori.

“Adesso voglio farti una fotografia, mentre porgi la mano con il fieno.

“Se vuoi,….”.

E come se voleva, quanto sperava in un suo sorriso rivolto verso l'obiettivo; gli si sarebbe aperto il cuore, si sarebbe sentito incoraggiato a tentare l'approccio.

Ma Ornella non girò il viso verso di lui, anzi guardava fisso il capriolo, quasi volesse sottrarsi alla sua presenza, a quegli occhi che la osservavano pieni di speranza attraverso il mirino dell'apparecchio fotografico.

Aldo scattò un paio di istantanee senza nessun impegno, tanto sarebbero rimaste fra quelle che, una volta catalogate, non si avrebbe avuta più l'occasione o il desiderio di rivedere.

Lo scoramento aumentava, era come un vuoto che si propagava sempre più velocemente dagli intestini fin verso il cuore; il volto gli si era rabbuiato; cercò di non far trapelare nulla della tempesta che lo agitava, ma gli sembrava impossibile che lei non potesse accorgersene.

Che fare, allora? Il tentativo, così a lungo desiderato e preparato, era andato a monte e questo era certo.

Aldo si disse” E' evidente che non posso che essere un suo amico, e nulla di più. Beh, accantoniamo tutti i propositi e vediamo di trascorrere la giornata in amicizia.

E così fu; nell'atteggiamento non cambiò nulla ed immutata rimase la cordialità, ma ogni tanto in lui si accentuava la burrasca che lo stava devastando e allora non trovava di meglio che zittirsi e guardare innanzi a sé senza vedere.

Nel pomeriggio, dopo il pranzo, non trovò di meglio che parlare a lungo, come una guida turistica, dei posti che visitavano; era un'ottima soluzione, gli riusciva facile e soprattutto gli impediva di pensare.

“Vedi, quello è il gruppo della Pale di San Martino e la cima più alta è il Cimon della Pala, che assomiglia in modo straordinario al Cervino; è uno spettacolo maestoso, imponente, che ti fa sentire vicino a Dio” e le descrizioni proseguivano, mentre Ornella, muta, ogni tanto assentiva.

E venne l'ora del ritorno, quanto mai agognato da Aldo, alla luce dei risultati del suo sforzo.

Non appena partiti, Ornella si addormentò; il viaggio all'indietro fu pìù veloce, senza le tensioni dell'andata. In vista della pianura, Aldo, al fine di non essere colto dal sonno pure lui, decise di dire, sia pure a voce bassa, quello che gli passava per la mente.

“Ornella, se solo immaginassi quanto ti voglio bene; per me sei un sogno e così  purtroppo rimarrai; non so dirti perché ti amo, anzi perché ti ho sempre amata. A volte mi chiedo se hai capito qualche cosa del mio turbamento.” E la vallata s'apriva, lasciando alle spalle le montagne ormai confuse nell'oscurità del cielo.

“L'unica cosa che so è che non riesco a vivere senza di te e che dopo di oggi rimarrò solo con il mio sogno. E guardò Ornella sempre più addormentata.

“Forse sarò ridicolo, ma non m'importa: o te, o nessuna. Ma ci sarò sempre, solo per te, perché la speranza è l'ultima a morire.

Arrivarono a casa che già le stelle punteggiavano il cielo; Aldo desiderava solo una cosa: rifugiarsi nella sua camera e piangere.

Con delicatezza svegliò Ornella “Siamo arrivati.

“Ah sì; che dormita che ho fatto e che sogni…”

Scesero dall'auto.

“Ciao Ornella, buona notte e grazie della compagnia”

La ragazza sorrise e disse “Aldo, non rimarrai solo con il tuo sogno.”; poi gli stampò un bacio sulla bocca e corse via.

Aldo non riuscì a trattenere le lacrime e volse lo sguardo al cielo: le stelle disegnavano uno straordinario arabesco fatto di monti e di valli.

 

    

      

 

 
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