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  Racconti  »  Narrativa generica  »  Il ladro di sogni 17/05/2006
 

Per chi non lo sapesse ancora, non c'è un'unica terra, ma ce ne sono due, così come ognuno di noi non è unico, ma ne esiste, spesso sconosciuto, un altro, di cui ignoriamo o preferiamo ignorare l'esistenza. Questa è la storia di uno dei tanti, o meglio di due in uno dei tanti.

Il luogo e il tempo non contano, perché ciò che importa è il personaggio, nel nostro caso il ragionier Tal dei Tali. Statura media, età media, occhi grigio medi, capelli di media lunghezza, insomma un perfetto sconosciuto come ci capita di vederne ogni giorno, senza che ci lasci traccia.

Un volto normale, anonimo, un portamento elegante in linea con il lavoro svolto e con l'ambiente sociale a cui appartiene: potrei essere io, potreste essere voi.

Il ragioniere sta andando al lavoro come ogni giorno, sempre alla stessa ora, identico il percorso, il traffico caotico, il ritardo. Una vita normalissima, sposato, due figli, una bella casa, un buon posto, uno stipendio più che dignitoso, insomma un tipico rappresentante del ceto medio. L'autoradio gracchia sempre le stesse cose: la politica, ormai insulsa, la cronaca nera, lo sport ed il nostro ragioniere ormai ne percepisce solo il suono.

Ecco siamo arrivati al crocevia dei lavavetri, ignobili sozzoni che fingono di pulirti il parabrezza per avere in cambio qualche spicciolo; c'è da far battaglia perché non appoggino la spazzola sul vetro, magari rigandolo, di quell'auto nuova di cui val la pena di pavoneggiarsi.

Non c'è il solito lercione, un ragazzotto che, anziché pulire i parabrezza, dovrebbe darsi una bella spugnata, consumando almeno un bel pezzo di sapone. Strano, perché era immancabile con la sua petulanza e la sua insolenza.

C'è invece, al suo posto, una ragazzina smunta, con i capelli untuosi raccolti a trecce: evidentemente anche in quest'attività c'è il turn-over.

Neppure l'avesse scommesso, nel momento di impegnare l'incrocio il semaforo passa al rosso.

Piede sul freno, l'auto che slitta sull'asfalto bagnato, si gira e colpisce con violenza la lavavetri.

- Porca miseria, ci mancava anche questa. Cosa aspettano a toglierli di mezzo!

Accorre gente, i vigili, tutti si affannano in una gara di falsa pietà per soccorrere la vittima ed il nostro ragioniere? Niente; resta seduto al suo posto e pensa - Un altro ritardo in ufficio, l'appuntamento con il cliente X mancato, le scocciature dei verbali, ma che ritornino al loro paese questa feccia dell'umanità!

I vigili lo invitano a scendere e, quasi scocciato, acconsente, ed è allora che la vede veramente, scorge quegli occhi neri che fissano il vuoto, nota la bocca aprirsi e appena ode queste sbiascicate parole - Non è colpa sua; non avrei dovuto star sull'incrocio.

Il ragioniere non sente più nulla, la ragazzina è svenuta e viene caricata sull'autoambulanza, sale anche lui, lascia tutto in mezzo all'incrocio, perché è accaduto qualche cosa di incredibile, una metamorfosi. E mentre a sirene spiegate il mezzo si allontana può scorgere evanescente, accanto all'auto, confusa fra la folla, la figura del ragionier Tal dei Tali.

Possibile una cosa del genere? Si tocca le mani, si stropiccia gli occhi, guarda nel vetro opaco del finestrino riflesso il suo volto: tale e quale il ragionier Tal dei Tali, nessuna differenza.

Le resta accanto, sempre, anche quando si addormenta sotto l'effetto dei sedativi; le bagna la fronte, le accarezza il viso e quando scendono le ombre della notte non si stacca ancora dal letto ed ascolta la ragazzina che, nel dormiveglia, parla, racconta i suoi sogni.

Terre lontane, miseria inclemente, la mamma, il babbo, i fratellini lasciati laggiù, la speranza di portare loro un minimo di aiuto, le guerre fra poveri e altri poveri, il desiderio di un ritorno alla propria casa, ai propri usi, alla propria vita, il sogno disperato di un essere disperato.

Il ragioniere ascolta, gli occhi fissi ed umidi, un senso di disagio per il contrasto fra quel mondo e il suo. E' tanto assorto che non si accorge che la ragazzina, dieci,  forse dodici anni, si è risvegliata e lo osserva.

- Scusami.

Si scuote dal suo torpore - Come?

- Scusami.

La stringe a sé, l'abbraccia, la bacia, mentre le lacrime gli rigano le guance.

Ventiquattro ore dopo viene dimessa e il ragioniere ritorna a casa. E' cambiato, se ne sono accorti tutti in famiglia; non se la prende più con il governo, è diventato straordinariamente calmo ed è sempre assorto, come se la sua mente fosse altrove.

Ogni mattina la cerca all'incrocio, ma non la trova; anche la sera al ritorno si guarda intorno invano: niente.

Sono passati ormai diversi giorni dall'incidente  e di lei si sono perse le tracce.

La mente del ragioniere però è sempre là, in quel villaggio donde è venuta, in quel sogno del letto d'ospedale. E' cambiato molto in ufficio: è diventato più comprensivo, ha perso la sua consueta irritabilità.

Dicono di lui - Vive come in sogno. – oppure – E' cambiato, dopo l'incidente.

Hanno ragione gli uni e gli altri, perché lui ha riscoperto la parte migliore di se stesso, quella linfa vitale inaridita dalle convenzioni.

E' bastato un niente: un incidente ed il furto di un sogno per diventare umano.

 

 
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