Il
tabacco da pipa
di
Renzo Montagnoli
- Un pacchetto del solito.
- Ma signor Giuseppe, ne ha già presi due questa mattina!
Il cavalier Giuseppe Rigobelli,
settantadue anni portati ancora bene, cercò nel vuoto un ipotetico appiglio,
senza riuscire ovviamente a trovarlo. Sentiva che la voce non ce la faceva a
uscire dalla bocca e allora si limitò a uno sconsolato allargamento delle
braccia.
- Non dico questo solo per parlare, ma il fatto è che lei fuma
troppo e, anche se va contro ai miei interessi, non le fa di certo bene.
Ripeto, già questa mattina è venuto due volte in tabaccheria e ha comprato due
pacchetti di tabacco da pipa. Non mi dica ora che li hai già fumati tutti,
spero?
- Certo che no, ma…- e si stupì del ritorno della voce.
- Ma?
- Ma, sa, è un prodotto di uso non corrente e non si trova con
facilità, e a me piace e non voglio correre il rischio di restare senza.
- E' veramente così?
Il cavalier Rigobelli
sperò che quell'appiglio che prima aveva cercato e non trovato si fosse nel
frattempo materializzato, ma, purtroppo per lui, c'era solo il vuoto. Certo che
la scusa della penuria del tabacco era un po' deboluccia, ma non riusciva a
trovare le parole giuste per concretizzare quel lento avvicinamento alla
tabaccaia che lo impegnava ormai da qualche tempo. Vedovo senza figli lui, lei
altrettanto, aveva pensato in una giornata di pioggia che accentuava la
desolazione di un appartamento senza vita che in fondo la signora Miriam
avrebbe potuto avere bisogno di compagnia, o meglio che lui e lei avrebbero
potuto farsi quella compagnia da troppo tempo assente.
A salvarlo da quella situazione imbarazzante fu l'ingresso di un
paio di clienti, il che gli diede il tempo necessario per riprendersi e per
abbozzare una nuova tattica.
- Non mi ha risposto, sa?
- Sì, ha ragione, la mia è stata una scusa di nessun conto e il
tabacco c'entra ben poco con le mie visite frequenti.
- Lo immaginavo.
Avvertì un tuffo al cuore, perché quelle poche parole aprivano lo
spiraglio a un discorso finalmente più concreto.
Signora Miriam, una giornata mi sono detto che è brutto
invecchiare da soli, senza una parola da scambiare, senza una presenza
femminile che ridona vita a una casa spenta. E' una vita sotto un cielo grigio,
cupo, senza che mai si squarci in un arcobaleno. Credo che anche lei sia nella stessa mia situazione.
- E allora?
- Allora, mi chiedevo…pensavo…so che è un azzardo e che sbagliare
in questo campo alla mia età equivale a una condanna definitiva.
- Sbagliare cosa?
- A mostrare il proprio interessamento per una persona.
Le parole gli vennero fuori di getto e quasi se ne stupì, ma ora
avvertiva una gola secca, come se avesse respirato il fumo acre di un incendio.
La donna lo guardò negli occhi, poi lentamente disse: - Chi è
questa persona?
- E no, signora Miriam, non faccia così,
non giochi come il gatto con il topo! Alla nostra età non è più possibile parlare
di amore come quando eravamo giovani, non è più una molla istintiva e illogica,
ma è frutto della testa, della mente.
La donna rimase zitta, il che incoraggiò il cavalier
Rigobelli a proseguire.
- C'è bisogno di affetto, di compagnia, di condividere insieme ore
altrimenti vuote. Ho fatto i conti: io ho una bella pensione e una casa mia.
Lei potrebbe vendere la licenza e il gruzzoletto tenerselo, per le sue spese,
per il suo piacere. Se la salute ci assiste avremmo l'opportunità di fare
viaggi insieme, di conoscere altri posti, di…
La gola tornava a seccarsi, anche perché aveva pronunciato in
fretta quelle parole, nel timore che subentrasse un diniego prima ancora di
aver detto tutto quello che si era da tempo proposto.
- Signor Giuseppe, cosa le fa credere che potrei accettare una
simile offerta?
Rigobelli si sentì sprofondare, poi biascicò: - Non so, non saprei…
- Sono una donna onorata, vedova di un uomo che mi ha dato tutte
le gioie possibili. Vivo nel suo ricordo, nella memoria dei giorni felici trascorsi
insieme. Dovrei quindi spezzare questo legame affettivo indelebile? Cosa
penserebbe il mio povero marito, cosa avrebbe da dire la sua povera moglie?
L'uomo la guardava dal profondo del baratro in cui era caduto;
scosse la testa e per quanti sforzi facesse non riuscì a trattenere le lacrime.
- Mi scusi signora, non volevo offenderla; non ne parliamo più,
anzi le dico che non ci vedremo più.
La donna non rispose.
Nel frattempo entrò un cliente che pose fine alla situazione
imbarazzante.
Rigobelli raccolse le sue illusioni infrante e
si avviò verso l'uscita, senza nemmeno trovare la voce per un saluto di
cortesia.
Davanti alla porta si fermò un attimo per fare uscire il cliente e
fu allora che inaspettato udì, più che vederlo, l'arcobaleno.
- Signor Giuseppe, venga a prendere il tabacco quando vuole,
magari di sera, e considerato che la tabaccheria dista più di mezzo chilometro
da dove abita e che il mio appartamento è solo a duecento metri da casa sua,
potrebbe accorciare il percorso. Ne tengo sempre un po' in dispensa e l'odore
del tabacco bruciato non mi dà assolutamente fastidio.