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  Racconti  »  Narrativa generica  »  Il tabacco da pipa 26/08/2010
 

Il tabacco da pipa

di

Renzo Montagnoli

 

 

- Un pacchetto del solito.

- Ma signor Giuseppe, ne ha già presi due questa mattina!

Il cavalier Giuseppe Rigobelli, settantadue anni portati ancora bene, cercò nel vuoto un ipotetico appiglio, senza riuscire ovviamente a trovarlo. Sentiva che la voce non ce la faceva a uscire dalla bocca e allora si limitò a uno sconsolato allargamento delle braccia.

- Non dico questo solo per parlare, ma il fatto è che lei fuma troppo e, anche se va contro ai miei interessi, non le fa di certo bene. Ripeto, già questa mattina è venuto due volte in tabaccheria e ha comprato due pacchetti di tabacco da pipa. Non mi dica ora che li hai già fumati tutti, spero?

- Certo che no, ma…- e si stupì del ritorno della voce.

- Ma?

- Ma, sa, è un prodotto di uso non corrente e non si trova con facilità, e a me piace e non voglio correre il rischio di restare senza.

- E' veramente così?

Il cavalier Rigobelli sperò che quell'appiglio che prima aveva cercato e non trovato si fosse nel frattempo materializzato, ma, purtroppo per lui, c'era solo il vuoto. Certo che la scusa della penuria del tabacco era un po' deboluccia, ma non riusciva a trovare le parole giuste per concretizzare quel lento avvicinamento alla tabaccaia che lo impegnava ormai da qualche tempo. Vedovo senza figli lui, lei altrettanto, aveva pensato in una giornata di pioggia che accentuava la desolazione di un appartamento senza vita che in fondo la signora Miriam avrebbe potuto avere bisogno di compagnia, o meglio che lui e lei avrebbero potuto farsi quella compagnia da troppo tempo assente.

A salvarlo da quella situazione imbarazzante fu l'ingresso di un paio di clienti, il che gli diede il tempo necessario per riprendersi e per abbozzare una nuova tattica.

- Non mi ha risposto, sa?

- Sì, ha ragione, la mia è stata una scusa di nessun conto e il tabacco c'entra ben poco con le mie visite frequenti.

- Lo immaginavo.

Avvertì un tuffo al cuore, perché quelle poche parole aprivano lo spiraglio a un discorso finalmente più concreto.

Signora Miriam, una giornata mi sono detto che è brutto invecchiare da soli, senza una parola da scambiare, senza una presenza femminile che ridona vita a una casa spenta. E' una vita sotto un cielo grigio, cupo, senza che mai si squarci in un arcobaleno. Credo che anche lei sia nella stessa mia situazione.

- E allora?

- Allora, mi chiedevo…pensavo…so che è un azzardo e che sbagliare in questo campo alla mia età equivale a una condanna definitiva.

- Sbagliare cosa?

- A mostrare il proprio interessamento per una persona.

Le parole gli vennero fuori di getto e quasi se ne stupì, ma ora avvertiva una gola secca, come se avesse respirato il fumo acre di un incendio.

La donna lo guardò negli occhi, poi lentamente disse: - Chi è questa persona?

- E no, signora Miriam, non faccia così, non giochi come il gatto con il topo! Alla nostra età non è più possibile parlare di amore come quando eravamo giovani, non è più una molla istintiva e illogica, ma è frutto della testa, della mente.

La donna rimase zitta, il che incoraggiò il cavalier Rigobelli a proseguire.

- C'è bisogno di affetto, di compagnia, di condividere insieme ore altrimenti vuote. Ho fatto i conti: io ho una bella pensione e una casa mia. Lei potrebbe vendere la licenza e il gruzzoletto tenerselo, per le sue spese, per il suo piacere. Se la salute ci assiste avremmo l'opportunità di fare viaggi insieme, di conoscere altri posti, di…

La gola tornava a seccarsi, anche perché aveva pronunciato in fretta quelle parole, nel timore che subentrasse un diniego prima ancora di aver detto tutto quello che si era da tempo proposto.

- Signor Giuseppe, cosa le fa credere che potrei accettare una simile offerta?

Rigobelli si sentì sprofondare, poi biascicò: -  Non so, non saprei…

- Sono una donna onorata, vedova di un uomo che mi ha dato tutte le gioie possibili. Vivo nel suo ricordo, nella memoria dei giorni felici trascorsi insieme. Dovrei quindi spezzare questo legame affettivo indelebile? Cosa penserebbe il mio povero marito, cosa avrebbe da dire la sua povera moglie?

L'uomo la guardava dal profondo del baratro in cui era caduto; scosse la testa e per quanti sforzi facesse non riuscì a trattenere le lacrime.

- Mi scusi signora, non volevo offenderla; non ne parliamo più, anzi le dico che non ci vedremo più.

La donna non rispose.

Nel frattempo entrò un cliente che pose fine alla situazione imbarazzante.

Rigobelli raccolse le sue illusioni infrante e si avviò verso l'uscita, senza nemmeno trovare la voce per un saluto di cortesia.

Davanti alla porta si fermò un attimo per fare uscire il cliente e fu allora che inaspettato udì, più che vederlo, l'arcobaleno.

- Signor Giuseppe, venga a prendere il tabacco quando vuole, magari di sera, e considerato che la tabaccheria dista più di mezzo chilometro da dove abita e che il mio appartamento è solo a duecento metri da casa sua, potrebbe accorciare il percorso. Ne tengo sempre un po' in dispensa e l'odore del tabacco bruciato non mi dà assolutamente fastidio.

 

   

 

 

 
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