- Buona sera, caro colonnello. Gran bella festa,
come sanno fare solo a corte.
- Caro Stephan, quanto
tempo che non ci si vede; vediamo…l'ultima volta è stata
l'estate dello scorso
anno, al ballo in casa Hofmann? Sì, è stata in quell'occasione,
quando lei era accompagnato da
una gran bella signora, un bocconcino come ebbe a dirmi. Come va?
Il barone Schuss guardò
negli occhi il suo interlocutore, un uomo di mezza età elegantemente addobbato
con l'uniforme da cerimonia degli Honved.
- Ha un bel coraggio a chiedermi come vado, dopo
avermi soffiato “il bocconcino” che Lei, e non io, ebbe a definire la signora
che quella sera era con me. Comunque, acqua passata; la signora ora folleggia
con un ricco banchiere e già si è dimenticata di noi, anche se in verità io
l'ho ogni tanto in mente, visto quello che mi è costata in doni ed altro la
piccola fuggevole relazione. E' stata un'esperienza, da cui ho ritratto un
insegnamento ben preciso: mai andare con chi non si intende amare.
- Oh, barone, non dica
così: la vita è anche frivolezza, anzi è solo questo; l'amore è un peso troppo
grande che rende insopportabile l'esistenza; una donna si può, si deve sposare
per ovvi motivi di convenienza, ma amarla…è un po' troppo. Ai comuni mortali,
quali noi siamo, l'amore non è consentito; quello che ci è permesso, ed è un
nostro preciso diritto, è il piacere, l'avventura senza impegni, una notte di
follie, un breve periodo di incoscienza, ma senza il gravame dell'amore. E a
proposito di questo sentimento corrono voci a corte di una sua relazione, caro
barone, con una fanciulla di Vienna di non nobili origini, figlia di un
mercante di granaglie e per di più ebreo, e, come se non bastasse, descritta
non proprio come una Venere, ma di normale aspetto. Rispondono a verità queste
chiacchiere?
- Sì, è così; l'ho
conosciuta tramite i rapporti di affari che mi legano a suo padre ed è stata
un'autentica rivelazione; di normale aspetto? A me sembra di gran
lunga più bella di tutte le dame che affollano questa sera il salone delle feste;
e lo sa perché?
A dire il vero non saprei spiegarlo, ma …ecco è
come se sotto l'esterno ci fosse molto di più, insomma c'è qualche cosa che le
tante nobili e piacenti signore non hanno: c'è un'anima, un cuore che pulsa,
che trasmette sensazioni che vanno ben oltre l'apparenza…
- Ah, amico mio, crede di percepire, o è proprio
così?
- Non saprei, so solo che con lei sto bene, mi
sento sereno, appagato e, francamente, sono felice.
- Bene, bene; un altro pezzo di questo mondo
statico che se ne va; l'Impero va progressivamente sgretolandosi,
giorno dopo giorno, e come il vecchio Francesco Giuseppe che soffre di artrosi
questa, che sembrava un'eterna istituzione, duole ovunque fuori da queste mura.
Eppure, anche se ce accorgiamo, facciamo finta di
niente, ignoriamo volutamente la realtà e continuiamo a vivere in questo sogno
da cui non vorremmo mai risvegliarci.
- E' vero che fra pochi mesi ci sarà la guerra?
- E' certo, e non sarà solo una guerra, ma sarà la
fine di ogni cosa, di queste belle feste, di una corte pettegola e vociante, di
passioni d'amore travolgenti ben presto sopite.
- Colonnello, mi meraviglio di questa sua analisi
e, soprattutto, non riesco a comprendere quell'ineluttabilità
allo sfacelo che trovo nel senso delle sue parole.
- Mi consenta una pausa per un ballo con la
splendida duchessa Maybach e poi ne parleremo più
diffusamente.
Si allontanò
per invitare la signora appena nominata e si apprestò con la stessa ad eseguire
il ballo di turno. Sulle note del “Bel Danubio blu” di Strauss
volteggiò a lungo nel salone, ora stringendo a sé la dama, ora allontanandola
di poco, ma
sembra tenendola fermamente per mano in un'imitazione tersicorea
dell'amplesso.
Accaldato, e solo dopo aver baciato la mano della
duchessa, se ne tornò nell'angolo ove l'attendeva il barone Schuss.
- Gran bella donna; sposata a quel beccamorto del
Ministro degli Esteri si concede svaghi frequenti con diversi giovani, e in
particolare con uno, insomma un amante fisso. Il
marito lo sa, tutti lo sanno, ma non c'è nulla di strano: alle cerimonie
ufficiali è presente con sempre accanto la moglie, una coppia
rispettabile, all'apparenza affiatata, anche se non è così. Quello che conta
non è quello che si è, ma quello che si vuol far credere che sia. E come loro
siamo tutti noi. Da quando è salito al trono Francesco Giuseppe il nostro mondo
si è fermato ed è come se ci fossimo chiusi in un bozzolo, vivendo una
splendida irrealtà. Là fuori so che tutto cambia, ma da noi resta sempre
eguale. La guerra, purtroppo, ci farà uscire da questo sogno, precipitandoci in
un incubo, dove la realtà per noi sarà incomprensibile al punto tale che non
potremo più rientrare nel sogno, e allora sarà la fine. Il nostro è un mondo
senza ideali, solo con concetti vacui, con l'illusione che il tempo non passi
mai, dove, in mancanza di vigore, assume valore solo ciò che appare. Le parlavo
dell'amore: è un sentimento che lei non ha saputo descrivermi, ma è un qualche cosa di concreto, suppongo, una forza interiore
che sprigiona e sovrasta chi lo prova, e a nulla valgono atteggiamenti per
camuffarlo. C'è, si dimostra per quello che è; vede, leggo
nei suoi occhi l'entusiasmo, la gioia di vivere; guardi gli occhi degli altri
presenti: spenti, stanchi, e se brillano è solo per la voluttà di concedersi ad
un amplesso frettoloso. Noi siamo come un'automobile senza benzina; fin
quando restiamo
nella rimessa va tutto bene, ma quando ne usciamo a forza, a spinta, veniamo
travolti da chi ha energia da consumare.
- Ma se il suo pensiero è frutto di una così
accurata disamina, perché allora non cambiare?
- Perché chi vive in questo mondo non è in grado di
affrontare la realtà. Per noi la vita è sogno a tal punto che appena ci
accorgiamo di quanto sta cambiando all'intorno e la cosa ci spaventa talmente
che preferiamo ignorare, chiudendoci sempre di più nella fiaba di cui siamo
artefici e protagonisti. Forse, se io riuscissi a provare per un'altra donna lo
stesso sentimento che lei prova per la sua piccola borghese, potrei cambiare,
ma dubito a questo punto, dopo anni di questa vita irreale, di poter perfino
ipotizzare una simile cosa. Sì, è vero, a noi manca l'amore, questa energia
inesauribile. Ed adesso mi consenta un altro ballo con la duchessa Maybach, un altro autentico bocconcino.
- Si è fatto tardi; dovrei andare.
- Allora ci salutiamo, sperando di rivederci
nuovamente in questo luogo alle prossime feste, ma ho tutti i motivi per
dubitarne; la guerra ci spazzerà via ed io certamente non mi opporrò. Vada,
corra caro amico dalla sua amata e viva per lei; dovrei invidiarla, ma non è
così: semplicemente mi compiaccio di aver trovato in questo ambiente un uomo
felice. Addio.
Il barone Schuss, mentre
usciva dal salone, si voltò a guardare i ballerini; fra essi
scorse il colonnello che volteggiava con la duchessa sulle note del bel Danubio
blu.
Con una mano gli fece un cenno di saluto e questi
gli rispose.
Non l'avrebbe più rivisto.