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  Racconti  »  Horror  »  Divorata viva 27/01/2006
 

E' bello stare a prendere il sole, comoda, sotto questo cielo al quale mi sembra di essere appesa. Certo, ci si scalda e la mia pelle, giorno dopo giorno, si è arrossata; sì, la mia pelle, così spessa fino a poco tempo fa, bianca, quasi diafana, tanto che ero diventata verde dalla rabbia. E io sempre lì ad attendere l'arrivo dell'estate, con il suo caldo a volte soffocante, ma che mi dà tono, mi fa sentire più matura. Ora la mia pelle è liscia, vellutata,

tanto che mi fa sembrare più desiderabile.

Tutto il giorno resto a immobile per assorbire anche l'ultimo raggio e passo il tempo a guardarmi intorno; ci sono altre come me, ma non sono così belle, non hanno un colorito così ben uniforme, e soprattutto non hanno una linea invidiabile come la mia, tutta curve sinuose che, non per vantarmi, rasentano la perfezione.

Penso proprio che più d'uno potrebbe dire che sono un bel bocconcino e direbbe semplicemente la verità; al riguardo sono ancora vergine, ma comincio a sperare che un giorno o l'altro di questa lunga estate possa venire per me l'occasione propizia, quella che sognano anche le altre che mi stanno intorno.

Intanto, continuo a godermi questo dolce far niente, a guardare il panorama semplicemente meraviglioso, con una vista mozzafiato sulle montagne coperte di pini che cambiano colore più volte nel corso della giornata: azzurrine all'alba,  nelle ore centrali verde chiaro, che diventa scuro all'imbrunire. Per me è diverso, perché il mio rosso è sempre uguale, sia di giorno che di notte.

Questa mattina mi sono risvegliata un po' frastornata, probabilmente per l'incubo che ho avuto; ho sognato che venivo ghermita da un vecchio peloso e bavoso, un essere viscido e strisciante. Cercavo di sfuggirgli, ma era tutto inutile, tremavo come una foglia e poi…poi per fortuna la luce dell'alba mi ha risvegliata.

Ora mi sono calmata, anche se il cuore, ogni tanto, batte più forte; beh, bando alle chiacchiere e vediamo di cominciare la quotidiana seduta solare.

Oh, oh…che vedo mai?

Oggi abbiamo ospiti e che ospiti!

Stanno arrivando due bei giovanotti e mi pare stiano venendo proprio verso di me.

Beh, ad essere sincera, uno non è male, ma l'altro è semplicemente un sogno: alto, snello, biondo, occhi azzurri, lineamenti perfetti.

Parlottano; voglio sentire quel che dicono.

- Ne ho una voglia pazza.

- Io no.

Penso sia meglio così, perché è quello meno bello che non ne ha voglia.

Ecco, si avvicina il mio Adone, mormora qualche parola; mamma mia, ho capito bene o sto sognando? Ha detto: bella, veramente bella.

Appoggia la mano su di me, la passa delicatamente sulla pelle; il suo contatto mi procura un brivido di piacere e spero se ne sia accorto.

Mi guarda fisso, con quegli occhi stupendi che scioglierebbero anche un sasso; si avvicina ulteriormente, appoggia le labbra su di me, fa scivolare la lingua sulla mia pelle, mi provoca un delirio dei sensi.

Bella! Mi dice ancora, poi mi stacca da qua.

Sento il calore della sua mano, più forte di quello del sole, più lieve di quello di una piuma; è incredibilmente bello, ho paura di svenire; avvicina la sua bocca, evidentemente per baciarmi, si passa la lingua sulle labbra, i suoi occhi esprimono una voluttà ormai senza limiti.

Sì, sono sua e lo sarò per sempre; sono la più bella, la più adorabile, meglio di me non c'è nessuna, l'ho stregato e ormai è mio, solo mio!

Ma che fa?

Apre la bocca, mette in mostra i denti, bianchi, scintillanti; vedo la sua lingua rossa che serpeggia, sento il suo alito su di me; oh, come ho desiderato tanto questo momento, come ho sempre sognato di lasciarmi andare, di essere di preda di qualcuno.

Dai, prendimi, non aspetto altro; sono tua, solo tua!

Accosta la bocca e attendo il sublime piacere.

Ahiiii! Mi ha dato un morso, mi ha strappato un pezzo e lo mastica avidamente; non sono una masochista e questo invece è un sadico.

Eccolo di nuovo, con quella bocca enorme che si avvicina sempre di più, con quei denti tesi a ghermire il mio corpo.

Ahiii! Un altro morso: è un dolore insopportabile; vedo la mia carne sparire fra le fauci,  i movimenti della masticazione, poi, come una serpe, questo mostro deglutisce, con il pomo di Adamo che si contrae, sussulta, mentre una parte di me raggiunge il suo stomaco.

Mi volto all'intorno, ma non c'è nessuno che mi aiuta e le altre, impassibili, si crogiolano al sole.

Possibile che non gliene importi niente di me, possibile che l'invidia per la mia bellezza sia così forte dal rimuovere un minimo di pietà umana?  

Sì, è possibile, perché ognuno pensa solo a se stesso.

Do un ultimo sguardo al sole, al paesaggio intorno, mentre i pensieri si accavallano, si scompongono nel tormento della vita che se ne va. Sono passata dall'estasi al supplizio senza che potessi essere certa di quello che mi stava accadendo e nel giro di pochi minuti la felicità è stata cancellata dall'orrore.

Di nuovo la bocca che si avvicina, che si apre per inghiottirmi; non ho nemmeno più la forza di urlare, mentre odo il rumore dei denti che affondano su di me e vedo la luce del sole annebbiarsi, incupirsi, sfuggire inutilmente al buio che avanza.

 

- Buona, era buona?

- Squisita, non ho mai mangiato una mela così.

 

Racconto classificatosi al 7° posto nel Concorso Secret Unveiled – Settima Edizione

 
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