Non é un lavoro a mano la critica
di Iannozzi
Giuseppe
[…] è triste, ed è purtroppo la verità. Una verità che è poi
di dominio pubblico ma di cui per assurdo non se parla, mai in termini chiari
comunque. Di giornalisti griffati e
diplomatici, come ho indicato in questi appunti, ce ne sono a iosa: sono
colpevoli, e di che? Di recensioni diplomatiche ne leggo a
centinaia, e per recensione diplomatica intendo una “critica” adattabile a
qualsiasi libro, in quanto non dice assolutamente
niente di quel particolare titolo e autore. La diplomazia non è un crimine, nemmeno per la deontologia.
E' questo mi fa inalberare ancor di più. Faccio un esempio pratico: in una
puntata di Forum, condotto da
Rita Dalla Chiesa, un agente letterario in rappresentanza di un famoso
scrittore e un ghostwriter; il ghostwriter
ha scritto per conto dello scrittore il libro, pagato 5.000
€. Il libro ha venduto 120.000 copie circa, se ne ricaverà anche un film.
Allora il ghostwriter visto il
successo ha chiesto che gli venisse riconosciuto un compenso superiore. Gli è
stato detto di no perché si era pattuito per 5.000 €, ma questo punto non
m'interessa. Il punto è un altro: uno scrittore che ha venduto 120.000 copie, tantissime in un
paese come il nostro, roba da fascetta sul libro tanto per capirci, per
ottenere questo successo non suo si è dovuto affidare a un ghostwriter
che sapesse scrivergli la storia.
Quanti altri casi ci saranno così e che
non finiscono in tribunale? E un editor quanto
influisce sul libro?
E' un semplice editor uno che corregge delle
sbavature, o è piuttosto uno che riscrive, come nel caso di Raymond Carver? Già, perché Carver
senza Lish che gli riscriveva tutto era un incapace.
Sarebbe ora che i libri uscissero a nome Carver/Lish
e non a nome Carver, giacché sono stati ampiamente
riscritti dal suo agente. Un problema dunque che non coinvolge il solo
giornalismo, ma anche l'editoria, da decenni e decenni.
Una vecchia storia, a cui ancora oggi non si vuole
dare una soluzione.
Di scrittorucoli ce ne sono tanti in
giro, di fenomeni da bestiario ancor di più.
Per fortuna, il più delle volte, questi
durano giusto il tempo d'una moda.
Personalmente non mi fido che di poche
persone per la critica.
E poi, gli scrittori che recensiscono
altri scrittori: pompini il più delle volte, perché
adesso gli scrittori i libri se li criticano in
famiglia, nel clan, secondo il loro vizio e ci provano un gusto immane, difatti
Tizio e Caio e Sempronio ci vanno giù di brutto coi pompini, si menano pacche
sulle spalle e sul deretano e si dicono bravissimi. Personalmente Tizio che
recensisce Caio non lo cago manco di striscio: se a Tizio e Caio piacciono i blowjob,
a me no. Sono paranoico? Non credo.
Esistono ancora giornali che si possano
dire di Destra, di Sinistra?
Non credo. Io leggo molti giornali. L'informazione che viene
fatta passare è poi sempre la stessa. Tutti i giornali pubblicano notizie
speculari. Solo qualche giornale locale tenta, di tanto in tanto, di fornire
notizie diverse dalle solite che quotidianamente ci vengono inflitte. Una
notizia calda è buona per ogni quotidiano, non lo è più quando sono passati due
o tre giorni: faccio un esempio pratico: i monaci buddisti in Birmania hanno cominciato
a manifestare pacificamente per la libertà, sono stati pestati a sangue dalla
tirannia del Governo birmano, la stampa mondiale si è indignata per due, per
tre giorni, poi basta. Oggi la questione della Birmania non trova spazio
nemmeno in cinque righe: ma la repressione contro cittadini, monaci anziani
giovani bambini, continua senza guardare in faccia nessuno, e i giornali
tacciono. Perché? Perché forse la Birmania non è più notizia che fa gola agli
appetiti malati delle masse? O perché i giornali sono stati “cortesemente”
invitati a non parlare più della Birmania?
E: non è solo della Birmania che non si parla, sono tante
le ingiustizie e le crudeltà di cui è “vietato parlare”, che vengono
censurate da chi fa informazione.
Oggi più di ieri l'informazione è
viziata, veicolata, manipolata. I giornali per vendere
devono vendere “gli allegati”, altrimenti muoiono: non
c'è un quotidiano che non abbia mezza edicola in allegato.
La gente l'ha capito che i giornali sono portatori malati di notizie
manipolate, e in molti hanno deciso di non spenderlo più quell'Euro in più o in
meno che hanno nelle tasche per il giornale.
Sinceramente gli anni Settanta sono
stati di gran confusione: tutti avevano, o credevano d'avere, la verità nelle tasche
bucate, e peggio credevano che fosse spendibile. La Destra ancora incensava repubblichini e tesseva alte lodi al
sanguinario statista Mussolini, la Sinistra più estremista invece girava per
strada cercando fascisti e imprenditori e capitalisti e altri personaggi così
da gambizzare, e alla fine più di qualcuno finiva col diventare un brigatista
ben peggiore di un fascio, o un banale colletto bianco. La Chiesa
faceva il gioco di sempre, vecchio di secoli: guardava ai suoi interessi, solo
a quelli, e che tutto il resto andasse pure all'inferno, perché l'importante
era il Vaticano con i suoi anatemi e le sue regole di vita a dir poco
medioevali. I comunisti più furbi, o stronzi, capirono che il Capitale era
veramente importante e che l'unico comunista buono era quello
coi soldi; così alcuni decisero di darsi alla finanza e di lanciare sul mercato
la grande figura del comunista coi danè e magari
anche un titolo nobiliare acquistato al mercatino delle pulci. Gli USA ci
conquistavano con Happy Days, con Fonzie e
Sottiletta, con una perfetta immagine di famiglia americana, una famiglia
amorevole che non dice parolacce e che sotto Natale aiuta homeless
e ragazzi troppo cresciuti ma tutti rigorosamente senza famiglia. Nelle case di molti entravano così gli anni
Cinquanta di Happy Days, che mettono
a tacere gli anni Settanta. La Fiat si preparava
all'ennesima crisi, quella che negli anni Ottanta procurerà tanti e tanti
cassaintegrati e licenziati; poi, dopo, a crisi ultimata, la moda, anzi la
soluzione alla crisi automobilistica, verrà da milioni di precari in lista di
attesa per un lavoretto che gli dia almeno le Lire per comprarsi una Seicento o
una Bravo.
L'ultimo Pier Paolo Pasolini, quello
degli ultimi anni, era un po' confusionario. Non era il Pasolini al meglio di sé.
Cominciava a puzzare un po' tanto di cattolicesimo. Ciò non toglie che con Pasolini e poi con Moravia e in ultimo con Pier Vittorio Tondelli la
Letteratura italiana ha perso, non è stata più capace di essere grande
Letteratura con la “L” maiuscola. Per fortuna che abbiamo ancora scrittori tout court come Umberto Eco, Aldo Busi e Sebastiano Vassalli, altrimenti
potremmo a ragione dire che anche la speranza di una nuova Letteratura per il
futuro è bell'e morta. La speranza quella ancora c'è, ma la dobbiamo a
pochissimi nomi che scrivono con penna omerica, e non di certo alla generazione
post-tondelliana: non ce ne facciamo proprio nulla di
un Ammaniti, né di una Simona Vinci, men che meno di inutili romanzetti sul precariato prodotti
a iosa da un po' troppe penne con l'arroganza di saper descrivere il momento
storico attuale. Né possiamo credere
che la Letteratura sia quella che si legge sui blog:
di Pulsatilla e di Babsi Jones la Rete ne è strapiena, e il
pubblico io credo cominci ad averne le palle un po' tanto piene di finte
scrittrici create dal mercato editoriale in collaborazione con il fanatismo che
vige in certi “luoghi” in Rete. Neppure il fenomeno Alessandro Piperno e il suo emulo Leonardo Colombati,
or come ora, servono alle Patrie Lettere: hanno avuto
i loro 15 minuti di gloria, ma niente di più, niente che si possa dire di sostanza.
I Piperno e compagnia bella sono quello
che le masse richiedono, in ragione anche del fatto che l'editoria gli propone
Piperno, Colombati, e poi Melissa P. e Pulsatilla, e
via dicendo fino a Babsi Jones spacciandola per
scrittrice di guerra!
Il fascismo di cui parlava Pier Paolo
Pasolini, oggi mi
sembra abbastanza inadatto a descrivere l'attualità storica: temo infatti che il fascismo abbia trovato dal 1975 a oggi, 2007, altre
subdole forme e realtà in cui insinuarsi. Solo il capitalismo è suscettibile a
radicare in sé embrioni di fascismo? Oggi io sono dell'avviso che il fascismo
non dipenda più dall'ideologia politica, sia essa di Destra o di Sinistra;
credo invece che il fascismo sia una prepotenza capace di evolversi tanto a
Destra quanto a Sinistra. Il fascismo di oggi è subdolo in
quanto scevro, il più delle volte, di una ideologia, per quanto
aberrante: è più che altro una prepotenza bestiale che si insinua negli animi
della gente, degli intellettuali e degli ignoranti allo stesso modo, producendo
violenza.
Il Pasolini degli anni Cinquanta è decisamente più pieno, oserei dire più maturo rispetto al Pasolini degli anni
Settanta – che pubblicando con Garzanti ebbe
a dire che lui usava le armi dei capitalisti per darsi visibilità e quindi
combattere il capitalismo, una giustificazione la sua che non ho mai condiviso.
Pier Paolo Pasolini ha scritto per il teatro, per il cinema,
persino canzoni sanremesi: “A me resta
tutto, cioè me stesso, essere vivo, essere al mondo, vedere, lavorare, capire. Ci sono cento modi di raccontare le storie, di
ascoltare le lingue, di riprodurre i dialetti, di fare il teatro dei burattini.
Agli altri resta molto di più. Possono tenermi testa, colti come me o ignoranti
come me. Il mondo diventa grande, tutto diventa nostro
e non dobbiamo usare né la Borsa, né il consiglio di amministrazione, né la
spranga, per depredarci. Vedi, nel mondo che molti di noi sognavano (ripeto:
leggere l'orario ferroviario dell'anno prima, ma in questo caso diciamo pure di
tanti anni prima) c'era il padrone turpe con il
cilindro e i dollari che gli colavano dalle tasche e la vedova emaciata che
chiedeva giustizia con i suoi pargoli. Il bel mondo di
Brecht”. In realtà a
Pasolini, se la sua idea si fosse concretizzata,
non sarebbe rimasto in mano neanche un pugno di mosche. Ma simili dichiarazioni
da intellettualoide uno le tira fuori per darle in
pasto al suo pubblico con l'intima consapevolezza che tanto non avranno mai un
riscontro nella realtà.
In definitiva, sono molte le percezioni
in avanti di Pasolini, ma non sono inferiori le contraddizioni del Pasolini
intellettuale di Sinistra!
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