Area riservata

Ricerca  
 
Siti amici  
 
Cookies Policy  
 
Diritti d'autore  
 
Biografia  
 
Canti celtici  
 
Il cerchio infinito  
 
News  
 
Bell'Italia  
 
Poesie  
 
Racconti  
 
Scritti di altri autori  
 
Editoriali  
 
Recensioni  
 
Letteratura  
 
Freschi di stampa  
 
Intervista all'autore  
 
Libri e interviste  
 
Il mondo dell'editoria  
 
Fotografie  
 
 
 

  Editoriali  »  Un popolo di analfabeti, di Renzo Montagnoli 02/10/2013
 

Un popolo di analfabeti

di Renzo Montagnoli

 

 

 

Già si sapeva da un po' di anni, a seguito di indagini statistiche, ma questa tendenza si va ancor più accentuando, fornendo un quadro disarmante.

Infatti, secondo un'ultima ricerca c'è un 5% di italiani praticamente analfabeta, dato di per sé eclatante, ma tutto sommato considerato fisiologico. Il problema più grave, però, è costituito dall'analfabetismo di ritorno, tipico di chi, pur avendo imparato a leggere e a scrivere, se ne è dimenticato per mancanza di esercizio. Questi italiani, circa il 70% del campione, non sono in grado di comprendere un semplice libretto di istruzioni, le posologie dei medicinali, gli articoli di un contratto di lavoro, l'esatto significato di parole che diventano sempre più ridotte nel loro vocabolario individuale.

Sembra una notizia qualsiasi, ma è la conferma di una catastrofe nazionale, che allontana sempre di più l'Italia dalla cerchia dei paesi sviluppati culturalmente, condizione quest'ultima imprescindibile per un progresso continuo ed equilibrato.

Fra tutti i paesi membri dell'Unione Europea il nostro, insieme alla Romania, è quello che ha la percentuale più bassa di laureati (nel 2012 il 13,8%, contro il 23% della Grecia, il 35% della Gran Bretagna e il 28% della Francia).

È inutile girare intorno al problema o cercare di sminuirlo: siamo un popolo di ignoranti, con un 55%, che è una cifra astronomica, che non legge mai un libro.

C'è quindi una massa di individui facilmente manipolabile, che presta orecchio maggiormente alla comunicazione televisiva, incapace di esprimere un'opinione, sedotta dai messaggi semplici, roboanti e ripetuti.

La responsabilità di questo stato increscioso è in parte anche della scuola, la cui ultima riforma, anziché dare impulsi a una ricerca di conoscenza, ha allontanato ulteriormente gli allievi dalla realtà, con testi che, anziché facilitare la formazione di una coscienza critica, l'hanno tarpata sul nascere.

Mi si potrà dire che la scuola non è mai stata al primo posto nei pensieri dei nostri politici, e concordo, ma quel che è indubitabile che dall'inizio del corrente secolo è stato scientemente perpetrato un piano di sottoacculturazione, condizione valida ed efficace per poter governare nel totale disinteresse dei cittadini.

Stiamo scivolando lungo una china pericolosa, ci stiamo allontanando dal futuro e dal presente, per ritornare agli albori di questa nazione, quando tutto era ancora da porre in essere per farne un vero e proprio stato.

Il proliferare dei tanti festival del libro sembrerebbe essere in contrasto con questa situazione, ma, fatta eccezione ovviamente per coloro che amano accrescersi culturalmente, la gran parte dei frequentatori è richiamata puramente e semplicemente dall'evento. E per questi, ammesso che siano degli appassionati di lettura, occorrerebbe sapere che libri leggono, cosa ne capiscono, quali sensazioni ritraggono dopo, quando assimilato il contenuto, si può verificare se esso sia stato o meno culturalmente utile.

Peraltro nell'elenco dei libri più venduti figurano in gran quantità opere di scarso valore, romanzetti d'evasione, insomma quasi carta da macero.

I libri di storia, poi, sono negletti ed è così spiegabile come vengano facilmente confuse le quattro giornate di Napoli con le cinque giornate di Milano, come a Garibaldi si allunghi la vita facendolo partecipare al primo conflitto mondiale, come la Resistenza, da cui è nato lo stato repubblicano, sia per lo più ignorata o relegata a un fenomeno di scarso significato.

Nella vita si raccoglie ciò che si semina, e seminare e curare la cultura è il solo modo per garantire un avvenire libero ed effettivamente democratico.

 

 

 
©2006 ArteInsieme, « 014125374 »