Bauman, Stiglitz e la ricchezza dei pochi
di Carlo
Bordoni
Parlare di accumulo di ricchezze in tempi di crisi può sembrare un controsenso. Eppure è proprio
adesso che la forbice tra i ricchi e
i poveri si allarga a dismisura. I ricchi diventano sempre più
ricchi e i poveri sempre più poveri. Infatti solo
coloro che hanno grandi disponibilità di denaro possono permettersi di comprare
a buon prezzo da chi si trova in difficoltà e mettere a reddito, moltiplicando
i guadagni a una velocità sempre maggiore.
La lunga crisi economica
scoppiata nel 2008 e che imperversa a livello globale, ma di cui non si vede la
fine, ha così prodotto una situazione che ha dell'incredibile: si calcola che l'1% della popolazione possiede il 90%
delle ricchezze. Un problema non da poco, che ha risvolti
preoccupanti dal punto di vista etico, politico e sociale.
Quasi in contemporanea sono usciti due libri che ne trattano da opposti punti
di vista. Joseph E.
Stiglitz, premio Nobel per
l'economia, lo osserva da liberista nel suo bestseller Il prezzo della disuguaglianza (Einaudi);
Zygmunt Bauman,
da sociologo, in una fulminante analisi dal titolo provocatorio, “La ricchezza di pochi avvantaggia
tutti” Falso! (Laterza). Se Stiglitz appare
disorientato dall'inattesa concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi,
tanto da tornare sull'argomento anche nel suo intervento sull'ultimo numero di Micromega,
Bauman mantiene il tono di saggio osservatore dei
fatti che confermano il crescente disagio di una modernità liquida, sempre meno
a misura d'uomo.
È sorprendente come entrambi giungano alle stesse conclusioni, pur partendo da
posizioni diverse. Il sociologo vi legge l'esasperazione delle differenze sociali, l'ingiustizia
di un sistema, l'assenza di solidarietà, il fallimento del welfare.
L'economista liberista si preoccupa della sproporzione eccessiva che squilibra l'assetto economico della
concorrenza nel mercato globale. L'eccessiva concentrazione rischia di far
saltare il sistema, perché non più in grado di offrire a tutti le medesime
opportunità.
Bisogna correre ai ripari: non tanto per ragioni morali e sociali, come afferma
Bauman, quanto per motivi economici. È necessario
ridistribuire la ricchezza. Da secoli si parla di togliere ai ricchi per dare ai poveri. Ma su come farlo,
da San Francesco a Marx, la discussione è ancora aperta.
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