Come risolvere
definitivamente il problema dell'immigrazione clandestina
di Renzo
Montagnoli
L'ennesima tragedia di Lampedusa impone
una totale revisione delle politiche da adottare per
contrastare l'immigrazione clandestina, perché è evidente che nessuno stato è in
grado di ospitare e di assistere adeguatamente tutti quei migranti che
approdano ogni giorno sulle nostre spiagge. E' un numero spropositato e poi è
solo quello che ci è dato di conoscere, perché si
tratta di individui soccorsi o fermati dalle nostre Forze dell'ordine. Una
stima recente parla di circa 1.000 immigrati al giorno
che in un anno quindi diventano 365.000, un esercito di affamati che non si da
dove ospitare e per i quali spesso non è possibile offrire un lavoro regolare. Posto
che la soluzione deve essere vista a livello europeo e non italiano, considerando
che noi abbiamo solo la sfortuna di essere non lontani dalle basi di partenza
di questi disperati, penso che il problema debba essere affrontato in una ben
altra ottica, al fine così di poter pervenire a un risultato definitivo,
dignitoso anche per i clandestini.
Infatti, non lo risolviamo accogliendo
questa massa di persone, ma eliminando le cause all'origine, facendo in modo
che non siano più costretti a migrare. È una soluzione talmente logica che pare
impossibile che i governanti dei paesi ricchi non l'abbiano almeno ipotizzata e
di questo disinteresse i motivi sono tanti: non distogliere risorse economiche,
non impegnarsi direttamente, pur nell'abito di un programma mondiale gestito da
un ONU che non sia il carrozzone di retorica qual è
fin dalle sue origini, non intaccare gli interessi di potenti gruppi economici
che sono spesso all'origine di sanguinosi conflitti nei paesi sottosviluppati, non
incidere sui profitti delle varie influenti mafie che gestiscono il traffico di
questi disperati che in pratica diventano loro schiavi.
Sotto l'egida dell'ONU si sono fatte
tante guerre inutili, chiamate, con un ossimoro, missioni di pace; non si vede
allora perché non si possa intervenire laddove alla gente
viene reso impossibile vivere. Per quanto ovvio, non è eliminando feroci
dittatori che si risolve il problema, ma è il presupposto; poi, è necessario
ricostruire l'ossatura del paese, in modo che almeno in tempi abbastanza brevi
si pervenga a un'economia di sussistenza, adottando anche misure impopolari, quali quella di limitare le nascite, e in questo la Chiesa
potrebbe dare un notevole contributo, non favorendo di certo l'aborto, ma l'uso
di contraccettivi. Il costo non sarebbe indifferente, ma
ripartito fra i paesi ricchi sarebbe più che accettabile e probabilmente
inferiore all'attuale per accogliere e/o respingere i migranti, senza
dimenticare i costi indiretti alle varie società occidentali derivanti dalla
clandestinità, che spesso è caratterizzata da un'accentuarsi della delinquenza
che rende insicuri e fragili i cittadini.
Fino a ora ho parlato di costi, ma la
soluzione prospettata presenta anche dei ricavi.
Infatti, se il passaggio all'economia
di sussistenza non produce dei flussi significativi di
import/export, il fatto stesso di poter vivere senza morir di fame cambierebbe
la mentalità di quelle genti, che verrebbero poco a poco attratte
inevitabilmente dal consumismo, implicando la nascita di uno spirito
imprenditoriale in cui i paesi
occidentali potrebbero giocare un ruolo primario, con indubbi vantaggi
economici.
Certo, sono obiettivi non raggiungibili
in tempi brevi, ma mi pare che investire oggi 10 per
poi magari incassare 50 fra una ventina d'anni non sia poi così male.
La soluzione, però, presenta un
problema di fondo: questi paesi ristrutturati
rischierebbero un'omologazione al pensiero occidentale, con il rischio di
perdere un'identità, fatto non trascurabile, ma di fronte a chi muore per
guerre o per fame il distacco dalle proprie radici appare proprio il male
minore.