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  Editoriali  »  Come risolvere definitivamente il problema dell'immigrazione clandestina, di Renzo Montagnoli 09/10/2013
 

Come risolvere definitivamente il problema  dell'immigrazione clandestina

di Renzo Montagnoli

 

 

L'ennesima tragedia di Lampedusa impone una totale revisione delle politiche da adottare per contrastare l'immigrazione clandestina, perché è evidente che nessuno stato è in grado di ospitare e di assistere adeguatamente tutti quei migranti che approdano ogni giorno sulle nostre spiagge. E' un numero spropositato e poi è solo quello che ci è dato di conoscere, perché si tratta di individui soccorsi o fermati dalle nostre Forze dell'ordine. Una stima recente parla di circa 1.000 immigrati al giorno che in un anno quindi diventano 365.000, un esercito di affamati che non si da dove ospitare e per i quali spesso non è possibile offrire un lavoro regolare. Posto che la soluzione deve essere vista a livello europeo e non italiano, considerando che noi abbiamo solo la sfortuna di essere non lontani dalle basi di partenza di questi disperati, penso che il problema debba essere affrontato in una ben altra ottica, al fine così di poter pervenire a un risultato definitivo, dignitoso anche per i clandestini.

Infatti, non lo risolviamo accogliendo questa massa di persone, ma eliminando le cause all'origine, facendo in modo che non siano più costretti a migrare. È una soluzione talmente logica che pare impossibile che i governanti dei paesi ricchi non l'abbiano almeno ipotizzata e di questo disinteresse i motivi sono tanti: non distogliere risorse economiche, non impegnarsi direttamente, pur nell'abito di un programma mondiale gestito da un ONU che non sia il carrozzone di retorica qual è fin dalle sue origini, non intaccare gli interessi di potenti gruppi economici che sono spesso all'origine di sanguinosi conflitti nei paesi sottosviluppati, non incidere sui profitti delle varie influenti mafie che gestiscono il traffico di questi disperati che in pratica diventano loro schiavi.

Sotto l'egida dell'ONU si sono fatte tante guerre inutili, chiamate, con un ossimoro, missioni di pace; non si vede allora perché non si possa intervenire laddove alla gente viene reso impossibile vivere. Per quanto ovvio, non è eliminando feroci dittatori che si risolve il problema, ma è il presupposto; poi, è necessario ricostruire l'ossatura del paese, in modo che almeno in tempi abbastanza brevi si pervenga a un'economia di sussistenza, adottando anche misure impopolari, quali quella di limitare le nascite, e in questo la Chiesa potrebbe dare un notevole contributo, non favorendo di certo l'aborto, ma l'uso di contraccettivi. Il costo non sarebbe indifferente, ma ripartito fra i paesi ricchi sarebbe più che accettabile e probabilmente inferiore all'attuale per accogliere e/o respingere i migranti, senza dimenticare i costi indiretti alle varie società occidentali derivanti dalla clandestinità, che spesso è caratterizzata da un'accentuarsi della delinquenza che rende insicuri e fragili i cittadini.

Fino a ora ho parlato di costi, ma la soluzione prospettata presenta anche dei ricavi.  

Infatti, se il passaggio all'economia di sussistenza non produce dei flussi significativi di import/export, il fatto stesso di poter vivere senza morir di fame cambierebbe la mentalità di quelle genti, che verrebbero poco a poco attratte inevitabilmente dal consumismo, implicando la nascita di uno spirito imprenditoriale  in cui i paesi occidentali potrebbero giocare un ruolo primario, con indubbi vantaggi economici.

Certo, sono obiettivi non raggiungibili in tempi brevi, ma mi pare che investire oggi 10 per poi magari incassare 50 fra una ventina d'anni non sia poi così male.

La soluzione, però, presenta un problema di fondo: questi paesi ristrutturati rischierebbero un'omologazione al pensiero occidentale, con il rischio di perdere un'identità, fatto non trascurabile, ma di fronte a chi muore per guerre o per fame il distacco dalle proprie radici appare proprio il male minore.

 

 

 

 

 
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