La
fortuna di andare a scuola
di Ferdinando Camon
"Avvenire" 1 ottobre 2013
Mi siedo al computer e vedo arrivare un lancio dell'Adn/Kronos che dice: “E' di
almeno 50 studenti uccisi il bilancio dell'attacco da
parte di un commando di sospetti miliziani del gruppo islamista Boko Haram contro un istituto
agrario nel distretto di Gujba dello stato di Yobe, nella Nigeria nord orientale. Lo riferisce la Bbc che
cita fonti delle autorità locali. Gli studenti sono stati colpiti nel sonno
mentre si trovavano nel dormitorio della scuola. Il nord est della Nigeria si
trova da tempo in stato di emergenza a seguito dei
ripetuti attacchi degli islamisti di Boko Haram, che negli ultimi mesi hanno lanciato una serie di
attacchi contro le scuole”. Sono appena rientrato da un cinema, ho visto “Io
vado a scuola”, bellissimo documentario sulle fatiche che affrontano i ragazzi
in età di scuola elementare e media inferiore per andare a lezione, in Kenia
Patagonia Marocco India. In Kenia un ragazzino di dieci anni, Jackson,
attraversa ogni mattina quindici chilometri di savana, badando ad evitare gli animali feroci. Si ferma sui cocuzzoli delle
colline per vedere i branchi di animali, e poi, scendendo, ci gira alla larga.
In Marocco la piccola Zahira di undici anni va con le
amiche e deve scavalcare un pezzo dell'Atlante, salendo per sentieri ripidi,
con la borsa a tracolla. In India Samuel deve percorrere soltanto quattro
chilometri, ma ci mette un'ora e mezza, perché non ha l'uso delle gambe, è su
una carrozzella, la spingono a mano due fratelli. Sta seduto voltato
all'indietro, ma avverte i fratelli prima di ogni buca, perché conosce la
strada a memoria, e ricorda bene dove la carrozzella
s'è rovesciata. In Patagonia Carlito di undici anni è
forse il più fortunato, anche se ha venticinque chilometri da percorrere,
perché si sposta a cavallo insieme con la sorellina, e per lunghi tratti va al galoppo. Ha soltanto un noioso problema, la sorella che
gli siede dietro e s'aggrappa con le mani ai suoi
fianchi ma vorrebbe passar davanti e guidare lei l'animale. La cosa è vietata
dalla mamma, nelle raccomandazioni che fa ai figli prima che partano. Ma alla
fine la bambina la spunta e impugna le briglie, molto
divertita. Tutti arrivano a scuola. Particolare notevole: in tutte le scuole,
prima delle lezioni, gli studenti assistono in cortile all'alzabandiera,
cantando l'inno nazionale. Ne abbiamo noi di cose da imparare! Dunque, ho
appena visto il documentario, subito dopo leggo del massacro in una scuola
della Nigeria, e l'impressione è che hanno voluto ammazzare i miei studenti,
quelli che ho appena visto fare chilometri e
chilometri per andare a lezione. Quando una bomba cade in una scuola e fa una
strage, il nostro pensiero è: “Danno collaterale”. Pensiamo, inconsciamente,
che nessuno voglia uccidere i ragazzini. E invece no: i miliziani islamisti
della Nigeria vogliono proprio ammazzare bambini e ragazzi che vanno a scuola.
E perché? Perché se vanno a scuola avranno un
futuro da istruiti. E questo i miliziani terroristi non lo vogliono. Vogliono
per loro un futuro da analfabeti. Nell'analfabetismo la loro ideologia
prolifera, nell'istruzione muore. Dunque, chi istruisce bambini e ragazzini aiuta il paese e gli dà un futuro. Ogni volta che penso al
binomio “India-scuola”, mi viene in mente (scusate,
so di averne già accennato qui tre anni fa, ma è un ricordo dolcissimo) un
missionario salesiano mio amico (cioè: mi onorava della sua amicizia), che
insegnava alle elementari in India. Le famiglie accorrevano a iscrivere i loro
figli, alla prima elementare, anche prima che avessero sei anni. Quando ne
avevano 5 o 4. Allora i missionari allineavano i
bambini e li passavano in rassegna: i bambini dovevano, dritti in piedi,
alzare la mano destra, scavalcare la testa e toccarsi l'orecchio sinistro. Chi
ci arrivava aveva sei anni, chi non ci arrivava ne
aveva meno, e veniva rimandato indietro, tra la costernazione della madre.
Tutta la vita il mio salesiano ha insegnato in India.
Questo significa amare l'umanità. Anche i terroristi islamici mettono in fila i
ragazzini che vogliono studiare, ma per falciarli a raffiche. Questo significa
odiare l'umanità.
www.ferdinandocamon.it